Benevento tra ritiro e infortuni
in attesa del big match con il Monza

Benevento tra ritiro e infortuni in attesa del big match con il Monza
di Luigi Trusio
Mercoledì 27 Aprile 2022, 08:21
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Il giorno dopo, il sapore amaro della sconfitta è ancora forte. Ma è il modo in cui ci si è arresi a turbare di più. Il Benevento, che ha fallito l'ennesima occasione di portarsi al secondo posto (è solo l'aritmetica ad offrirne qualche altra, ma la squadra scesa in campo contro la Ternana non è in grado di reggere l'urto di partite dalla posta in palio elevata), ora può sperare solo in un miracolo ma deve soprattutto ritrovare se stesso.

Nel frattempo la società riflette sul da farsi e spedisce la squadra in ritiro: oggi partenza per Novarello per preparare meglio la partita col Monza, nel tentativo di agganciare un buon piazzamento in vista degli spareggi. Ma piove sul bagnato: Barba ha rimediato un giallo e salterà per squalifica il match dello «U-Power Stadium», stesso discorso per Glik e - stando alle parole del tecnico che ha sostenuto come sia ancora infortunato - pure per Lapadula. Brutte notizie, infine, per Francesco Forte: distrazione muscolare di primo grado al bicipite femorale che comporterà circa un mese di stop. Per lui campionato finito e pure i playoff, potrebbe tornare eventualmente disponibile solo nel caso in cui il Benevento disputasse la finale. Per il Monza Caserta sarà costretto ad aggrapparsi a Pastina e Moncini. Nel frattempo, alle 18.30 di ieri, i tifosi giallorossi hanno acquistato 305 ticket per la trasferta in Brianza.

Intanto, in chiave playoff, alberga una legittima preoccupazione: un gruppo che non è in grado di reggere una tale pressione e che ha steccato tutti gli appuntamenti decisivi della stagione, con quale spirito può affrontare partite da dentro o fuori? I flop di Monza e Cremonese avevano messo i giallorossi nell'invidiabile condizione di poter tornare padroni del proprio destino e di portarsi, se solo avessero battuto la Ternana, a 180' e due vittorie dalla serie A. Come spesso accade in questi casi, le responsabilità vanno equamente suddivise, ma il Benevento che ha sfidato i rossoverdi è sembrato cotto sia sul piano caratteriale che su quello atletico, per non parlare di quello tecnico tattico. Un disastro in progressione, con le aggravanti di aver incrociato una squadra senza più nulla da chiedere al campionato e di non aver neppure sfruttato un vantaggio che, per quanto aveva espresso il campo nel primo tempo, era tutt'altro che meritato.

Il Benevento ha trascorso la frazione d'apertura a correre dietro agli avversari, senza mai dare l'impressione di poterli arginare, incapace di imporre il proprio gioco, orchestrare la circolazione, creare palle gol in modo organizzato. Nella ripresa le cose sono andate anche peggio: una squadra che chiude avanti i primi 45', e a quel punto l'unico pensiero dovrebbe essere non prendere gol, ne becca uno 3' dopo l'inizio del secondo tempo, significa che non ha personalità sufficiente a gestire i momenti topici del match. Sin dalle prime battute si era intuita l'antifona: la Ternana, che avrebbe dovuto essere priva di motivazioni, a giocarsela col sangue agli occhi e la bava alla bocca, e il Benevento con le gambe tremule, pervaso dalla paura. Oltre alla mancanza di carattere, nell'economia del match ha pesato una combinazione micidiale di fattori: la condizione fisica approssimativa (per via di calciatori spremuti come limoni), l'assenza di una leadership consolidata e riconosciuta nello spogliatoio (neanche a farlo apposta Letizia e Improta, che dovrebbero rappresentare i cosiddetti «senatori» per anzianità di militanza, sono stati i peggiori) e infine le scelte di un allenatore, che i tifosi, stando ai commenti social, hanno individuato come il principale colpevole.

Certo, Caserta tra Cosenza e Ternana ci ha messo del suo. Per esempio tenendo in campo 60' un Improta in quelle condizioni, che, oltre a correre a vuoto, a perdere tutti i contrasti e a produrre il nulla sul piano offensivo, aveva pure innescato il gol del pari con un folle retropassaggio di 40 metri al portiere. Per non parlare della prova di Letizia, una miscellanea di errori di misura, passaggi sbagliati, traversoni telefonati e richiami ai compagni dopo errori ascrivibili unicamente a lui. Dalla sua parte sono arrivati tutti i pericoli nel primo tempo e pure il gol del pari nella ripresa. Infine la decisione di togliere, in un sol colpo Acampora e Farias, gli unici in grado di generare qualche lampo o inventare qualcosa in una gara ormai compressa, è sembrata un po' come darsi la zappa sui piedi in maniera definitiva. Ora non resta che rimboccarsi le maniche e provare a salvare il salvabile, azzerando tutto e rimuovendo le scorie di un'altra tremenda mazzata sulle certezze di una squadra dagli equilibri fragilissimi.
 

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