Montipò si tiene stretto il Benevento:
«Voglio restare anche in serie A»

Montipò si tiene stretto il Benevento: «Voglio restare anche in serie A»
di Luigi Trusio
Domenica 12 Aprile 2020, 14:00
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«Il Torino? Non ho mai dato la disponibilità ad andare via. La mia idea è di restare a Benevento anche il prossimo anno. Dopo l'Under 21, alla convocazione in nazionale maggiore credo sempre, è un sogno che coltivo e non mi darò mai per vinto». Lorenzo Montipò, la saracinesca del Benevento, ignora le sirene granata, giura fedeltà al club e racconta come sia diventato portiere «per caso» in un'intervista in diretta Instagram per #casabenevento su Ottochannel.

«Da piccolo un mio compagno che giocava tra i pali ebbe un'influenza e allora io che facevo un ruolo di movimento, mi proposi per sostituirlo. Col tempo ho cominciato a prenderci gusto e quando ho inteso che era un ruolo fondamentale ho capito che quella era la mia strada». L'estremo difensore si racconta a tutto campo, rispondendo alle domande dei tifosi e di Ivan Calabrese, parlando anche delle prospettive: «Il mio futuro lo vedo in maglia giallorossa. Voglio andare in A col Benevento, manca pochissimo e poi potremo goderci il prossimo campionato, ma restando sempre con i piedi per terra perché al primo anno non potremo che concorrere per la salvezza. Da quello successivo nulla ci sarà precluso». Gli obiettivi di Montipò sono in linea con quelli della società. «Il presidente ha più volte sottolineato come un traguardo a lungo termine possa essere l'Europa League. Credo che abbia ragione: questo club ha le possibilità e l'organizzazione giusta per arrivarci». È dura stare lontano dal campo e Lorenzo rivela anche come stia vivendo questo periodo di sosta forzata. «Spero che tutto si risolva al più presto, anche se di recente sono state prorogate le misure interdittive anche per il calcio fino al 4 maggio. La salute deve essere sempre messa al primo posto, ma mi auguro che dopo quella data si possa tornare a giocare. In casa mi alleno, cerco di fare un'alimentazione equilibrata anche se a volte mi concedo qualche piccolo sgarro con qualche dolciume. Gioco a Fortnite, il mio videogame preferito, e guardo la tv. Mi manca la mia ragazza, che è dovuta rientrare a Novara per risolvere questioni universitarie e poi non ha potuto più raggiungermi». Con i compagni c'è una chat condivisa dove scambiarsi opinioni. «Tra noi ci diciamo di tener duro, che dobbiamo restare tranquilli e aspettare per superare questo momento. Siamo un gruppo fantastico, ho legato con tutti ma quelli con cui mi frequento più spesso sono Antei, Caldirola e Gori. Quest'ultimo in particolare, grazie alla sua esperienza, mi dà consigli utili ed è come un fratello più grande». I trascorsi con l'Under 21, abbastanza recenti anche se non è più in età, riaffiorano sempre, ma con la promozione e un posto da titolare in A sognare la nazionale maggiore non è proibito. «A piccoli passi si può far tutto. Deve essere una scalata graduale. È un'aspirazione che devo legittimare sul campo. Per ora mi accontento di essere protagonista a Benevento. Devo ringraziare la società e Pasquale Foggia che mi ha fatto subito capire quanto ci tenesse a portarmi qui. Sono stato contento di venire e nessuno di noi si è pentito di questo matrimonio».

A Benevento ha saputo riscattarsi dopo l'amaro epilogo della stagione scorsa ed è una sorta di idolo. Segno tangibile di una forza interiore fuori dal comune e di un'innata capacità di reazione alle sventure. «Sono molto felice del rapporto con i tifosi. In questa città si vive tranquilli e si mangia benissimo. La parata più bella? Il doppio intervento col Pordenone su Mazzocco e Bocalon. Quella che ha mi ha reso più orgoglioso è invece il rigore col Pisa alla prima giornata. Da lì è iniziato il nostro campionato dopo il ko in Coppa col Monza». Poi la chiosa: «La partita più importante? Quella col Crotone: da + 4 potevamo andare a -1 e abbiamo allungato a +7. Il mio idolo? Prima Buffon, ora Alisson. Inzaghi ci ha trasmesso la sua mentalità vincente, la nostra forza è stata la difesa, d'altronde si dice sia anche il miglior attacco. La A sarebbe il degno coronamento di una fantastica cavalcata».
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