«Dopo la batosta di Foggia ci sono rimasto male, non posso nasconderlo. Però c'è un barlume di speranza e fino alla fine ci dobbiamo credere».
Giovanni D'Agostino, nel corso della conferenza stampa di bilancio del settore giovanile dell'Avellino, indica la strada. «Siamo delusi ed amareggiati per i risultati. È stato tutto un fallimento: quando le ambizioni sono alte, lo sconforto poi è triplo. Forse le premesse iniziali erano troppo grandi ed alla fine abbiamo chiuso peggio dello scorso anno, al quarto posto. Ma non solo: guardando intorno a noi abbiamo visto che tanti tifosi si sono disinnamorati dell'Avellino e nonostante le diverse iniziative che abbiamo fatti, nulla è cambiato. Forse perché la squadra non ha sudato la maglia, non ha dimostrato vero senso di appartenenza e si è visto».
Martedì scorso intanto c'è stato un duro faccia a faccia tra il presidente e la squadra. «Mio padre ha parlato - continua D'Agostino - con tutti i calciatori e non è detto che non faccia a breve una conferenza. Lo ha fatto in modo diretto, senza peli sulla lingua. Non prendiamo in giro nessuno, forse siamo stati ingenui o sognatori. Abbiamo riconfermato la guida tecnica e dirigenziale, fatto degli errori, operato poi il cambio di Braglia e Di Somma ed oggi siamo a questo punto. Siamo irpini, lupi ed ora è arrivato il momento di dimostrarlo». Ma tocca ai calciatori. «Mercoledì sera con me a Lauro c'erano Aloi e Matera. All'inaugurazione del nuovo club hanno accolto lo sfogo dei tifosi e lo abbiamo apprezzato. Speriamo che possano spiegare ai compagni che clima c'è all'esterno. La fiammella della speranza deve essere alimentata e quando giocheremo diventare un vero incendio di amore e appartenenza. I calciatori hanno fatto mea culpa, confessando di non aver capito ancora dove sono, qualcun altro ha ammesso di essere stato presuntuoso e di aver dimenticato le proprie origini. Per la prima volta, però ripeto, il presidente è stato durissimo e se non arriveranno i risultati saranno prese decisioni drastiche. Stiamo investendo tanto per la prima squadra ma anche per il settore giovanile: 300mila euro non è poco ma noi non ci tiriamo indietro pur non avendo nulla in termini di strutture. A me dispiace vedere mio padre così abbattuto, deluso, se perde ambizione e voglia di sognare è un campanello di allarme preoccupante».
Giovanni D'Agostino sottolinea con la matita rossa le parole chiave dei playoff. «Dobbiamo essere irpini, umili, affamati e dimostrare di valere quanto vengono pagati: queste sono le parole d'ordine dei playoff. I prezzi della prima gara? Decide la Lega ma noi abbiamo proposto prezzi popolari».
Il ds Enzo De Vito invece insiste sulla parola reazione. «È nostro dovere e loro che reagiscano in modo rabbioso. Fin quando sarò io il direttore sportivo mi assumerò tutte le responsabilità. L'Avellino non è quello visto a Foggia, la città, la società e i tifosi non lo meritano. Il presidente D'Agostino in modo equilibrato ed educato ci ha detto che il tempo delle favole è finito. C'è un quadro nero di fronte ma devo vedere per forza qualche punto bianco». Come si affrontano gli spareggi? «Doveroso essere concentrati e stare attenti ad ogni singola partita. Non dobbiamo guardare contro chi giochiamo, ma pensare a noi. Sono tornato da Foggia e sono stato malissimo, trasmettendo anche ai miei cari uno stato d'animo difficile da spiegare, sperando che i giocatori abbiano capito che l'Avellino è molto più di una squadra di calcio».
Giuliano Capobianco poi ricorda i successi del settore giovanile: under 15,16 e 17 arrivano ai play off. Un traguardo storico che va festeggiato in modo adeguato. «Dopo due anni di difficoltà enorme, abbiamo comunque fatto tanto e ottenuto risultati importanti. Nel mio piccolo non avrei mai immaginato di costruire - spiega il responsabile della Youth - tutto questo, intorno al settore giovanile girano oltre trecento persone, e di arrivare ai play off. Siamo gli unici, insieme a Cesena e Pro Vercelli ad avere tre squadre agli spareggi. Domenica l'under 16 giocherà alle undici con il Sudtirol, l'under 15 a Vercelli e l'otto maggio under 17 a Viterbo. Ringrazio tutte le scuole calcio della provincia che ci hanno aiutato e sostenuto e le strutture sportive di Venticano, Montefalcione e Manocalzati che ci hanno ospitato». L'ultima battuta è di Nando De Napoli. «Sono tornato in Irpinia dopo essere stato in Emilia Romagna - afferma Rambo - per trenta anni e ringrazio il presidente che mi ha riportato a casa mia. Sono passati 40 anni dal mio esordio con la maglia dei lupi a 18 anni. Ricordo quei momenti con tanta emozione e poi sono arrivato in Nazionale. È un grande onore che non scorderò mai ma spero che in futuro ci siano giovani che possano ripercorrere le mie orme».