Avellino, D'Agostino non convince:
troppo comodo lo scaricabarile

Avellino, D'Agostino non convince: troppo comodo lo scaricabarile
di Marco Festa
Mercoledì 28 Settembre 2022, 08:48
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Si vince e si perde tutti insieme. Non ad Avellino dove la conferenza stampa del presidente Angelo Antonio D'Agostino ha lasciato la sgradevole sensazione di uno scaricabarile, bissando quello dello scorso 4 maggio dopo l'eliminazione ai playoff per mano del Foggia. È sempre colpa di qualcun altro se le cose non vanno come dovrebbero: degli allenatori, dei giocatori, dei direttori. Ma basta davvero mettere mano alla tasca per arrivare a sbottare nei confronti dei tifosi chiedendo: Di cosa dovrei giustificarmi?. Sia chiaro, D'Agostino ha l'innegabile merito di aver evitato all'Avellino l'ennesimo fallimento; di aver affrontato il periodo del Covid investendo a fronte dell'assenza di introiti, dai botteghini e di buona parte degli sponsor; di aver permesso ai supporter di tornare a parlare esclusivamente di calcio giocato a distanza di anni in cui ci si era abituati più a fare il tour delle aule dei tribunali della giustizia sportiva (e amministrativa), che a commentare le partite. Un merito che non lo dispensa dalla necessità di un'autocritica sotto il profilo della gestione sportiva che, ad oggi, non è ancora arrivata. Nel calcio non basta aprire i cordoni della borsa per ritenere fatta la propria parte. Le sbavature nell'organizzazione interna, la mancanza di un direttore generale, di un dialogo costante e di una comunicazione fluida e ragionata verso l'esterno, a cui vengono preferiti chiusure e silenzi, sono palesi. La conduzione si sta rivelando solida dal punto di vista economico ma fin troppo famigliare.

Naturale conseguenza i paradossi che ne derivano. Come nel caso delle dichiarazioni rese per valutare l'operato di De Vito. Il direttore sportivo ha dato un'impronta finalmente orientata a una progettualità a lungo termine, posto le basi per valorizzare la rosa inserendo giovani di prospettiva che potranno essere la chiave per future plusvalenze. Eppure è già finito nel tritacarne. Spero di non aver commesso lo stesso errore fatto con Di Somma ha sbottato D'Agostino. Non il massimo del riconoscimento della stima nei confronti di chi, in estate, si è fatto in quattro per rimediare alla situazione critica, non creata ma ereditata. Senza dimenticare che De Vito ha fatto pure da parafulmine a margine di un mercato in cui si è giustamente guardato ai bilanci, nonostante lo si neghi a oltranza. E sì perché, per scomodare Antonio Lubrano, la domanda sorge spontanea: se davvero De Vito avesse avuto un budget illimitato perché si sarebbe ridotto all'ultimo istante per acquistare Trotta? Che difficoltà avrebbe avuto a chiudere le trattative per Zamparo, Gliozzi, Udoh, Montalto e Vuthaj?

Sono proprio le incongruenze emerse in sala stampa a lasciare perplessità.

Contraddizioni su contraddizioni, favorite da un nervosismo comprensibile, ma da pure da uno scotto del noviziato che non sembra ancora essere stato del tutto pagato. Un conto è desiderare la promozione in Serie B e puntare a raggiungerla con un criterio nella costruzione della squadra, un altro è pretenderla pubblicamente mettendo sulle spalle di un gruppo giovane una pressione non indifferente: se fosse effettivamente già in grado di vincere non avrebbe bisogno di correttivi a gennaio. Quando in fin dei conti, archiviate sole 5 giornate, lo stesso D'Agostino ha chiosato: Se non dovessimo riuscirci direttamente ci proveremo attraverso i playoff. Non c'è stata, in estrema sintesi, stata la forza di ammettere di aver speso tanto, sì, ma male; di aver sbagliato, sì, ma in buona fede e di avere la necessità di rendere l'Avellino competitivo in maniera sostenibile, abbassando i costi e razionalizzando le scelte per dare valore all'organico. Un negare l'evidenza che rischia di essere un boomerang se i risultati non dovessero arrivare: quelle stesse parole verranno tirate fuori per essere rinfacciate. Non basta? Improvvisamente Maniero è diventato un giocatore ceduto perché: Non rientrava nei programmi di Taurino. Eppure è stato lo stesso attaccante, direttamente da Torre del Greco, a confermare ciò che non è un segreto: quello di essere stato messo alla porta dalla proprietà senza troppi complimenti ancor prima dell'arrivo di Taurino, che sembra piuttosto aver preso atto della volontà del club di liberarsene. Dulcis in fundo, la spiegazione della partenza flop: Il problema è tecnico, ma all'allenatore non è stata concessa nessuna fiducia a tempo perché al momento credo in lui. Non resta che lasciar parlare il campo in cui si spera che l'Avellino dimostri di avere le idee più chiare.

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