Avellino, l'attesa infinita: Perinetti affiancato da D'Agostino junior

Dopo il dietrofront di Salvini si aspetta la finale dei play out

Giorgio Perinetti
Giorgio Perinetti
di Marco Festa
Mercoledì 24 Maggio 2023, 08:46
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Nemmeno il più grande degli ottimisti riuscirebbe a trovare l'angolazione giusta per riuscire a guardare il bicchiere Avellino reputandolo mezzo pieno. L'unico modo per dare un valore alla decina di giorni trascorsi da Ernesto Salvini in Irpinia, prima di fare un'inversione a U con la sua Alfa Romeo Stelvio rosso porpora e fare ritorno nel Lazio, lo troverebbe, forse, nel rapporto che lo stesso Salvini ha fatto all'amico Giorgio Perinetti per fargli capire a cosa andrà incontro se, come appare sempre più probabile, una volta conclusi i playout col Brescia contro il Cosenza (andata domani e ritorno il prossimo primo giugno), il non meno esperto dirigente accetterà di lavorare in tandem con Giovanni D'Agostino. E sì perché quel nuovo percorso che, nelle intenzioni sussurrate non più tardi dello scorso 3 maggio, avrebbe dovuto vedere i D'Agostino e il figliol prodigo stesso più defilati da un impegno quotidiano in prima persona, di nuovo ha davvero poco.

Le uniche certezze a oggi, sono il "no" del papà e presidente Angelo Antonio D'Agostino al ritorno del direttore sportivo Salvatore Di Somma e le ridotte chance di Bruno Iovino di rientrare nel progetto triennale con Perinetti come uomo incaricato a intessere rapporti istituzionali con la Federazione. Venerdì, dopo il match di Cosenza, Perinetti potrebbe fare un primo blitz in Irpinia. Sarà direttore generale più che sportivo formato "chioccia" e Giovanni D'Agostino sotto la sua ala: è questo il topolino che, a distanza di un mese dalla fine del campionato, la montagna dovrebbe partorire.

Chi volesse spiegazioni dovrà mettersi l'anima in pace e aspettare. «Siamo in silenzio stampa e la società non intende romperlo» ha chiarito lo scorso lunedì l'addetto stampa Alfonso D'Acierno, sollecitato a intercedere con i D'Agostino per ottenere un'intervista.
La risposta ai tifosi che chiedono di ascoltare la voce dei D'Agostino è che hanno scelto di prolungare il "no comment" oltre il 3 maggio.

Non solo per i tesserati. Tant'è. Ci sarà tempo per capire di cosa si sia parlato nei due summit a Roma avuti con Salvini dato che, poi, gli è bastato passare dal 9 al 16 maggio ad Avellino per dire «Arrivederci e grazie».

Proprio il 16 maggio Salvini ha comunicato ai calciatori che avrebbe fatto a meno dell'allenamento congiunto a Crotone ma andavano onorati gli impegni presi, che non aveva firmato e non era certo di farlo. Tutti hanno pensato che le sue parole fossero di rito, un modo per entrare in punta di piedi in un ambiente nuovo non avendo ancora formalizzato il suo accordo biennale con opzione di rinnovo in caso di promozione in Serie B, ma era assolutamente serio. E fa riflettere che neppure quel vincolo così vantaggioso economicamente e solido in termini di durata è stato sufficiente per fargli cambiare idea.

I presunti intoppi burocratici che gli avrebbero impedito di liberarsi dal Siena con una certa celerità sono diventati il dito dietro cui nascondere ciò che Salvini ha raccontato quella sera del 16 maggio a un caro amico: meglio accettare ruoli o cimentarsi in altre realtà anziché un progetto col freno a mano tirato tra ingerenze inattese e la difficoltà a interfacciarsi con operatori di mercato con cui aveva rotto ai tempi del Frosinone e che rappresentano la maggior parte dei calciatori dell'Avellino.
Giocatori con le valigie in mano, a caccia di incentivi all'esodo; meglio lasciar perdere senza il via libera per collaboratori e professionisti con cui riorganizzare dal settore giovanile alla prima squadra, una volta preso atto della necessità di andare avanti con Rastelli, inviso alla maggioranza della piazza. Tant'è. Trenta giorni di nulla e a capo.
 

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