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Avellino, la cura Rastelli non funziona
dopo un mese squadra ferma

Alla quinta gara di campionato la classifica fotografa una realtà fallimentare

Trotta in azione nella partita con il Picerno
Trotta in azione nella partita con il Picerno
di Marco Ingino
Articolo riservato agli abbonati
Martedì 22 Novembre 2022, 09:26
4 Minuti di Lettura

Con l'improduttivo passo del gambero, dopo appena un mese, l'Avellino di Massimo Rastelli è tornato là dove lo aveva lasciato Roberto Taurino. Alla quinta gara di campionato del nuovo corso, la classifica fotografa una realtà a dir poco fallimentare. Con la stessa media di un punto a partita, ma grosso modo anche gli stessi problemi ereditati un mese fa, l'allenatore di Pompei si ritrova adesso a gestire una fase delicatissima del campionato in cui, almeno per le prossime sei gare racchiuse nell'arco di un mese, dovrà provare a ricavare il massimo da una squadra senza spina dorsale. Il riferimento non è solo all'aspetto caratteriale, indispensabile per chi lotta per la salvezza (sic!), ma soprattutto a quello strutturale di una formazione che, tra squalifiche, infortuni e scarso rendimento, si ritrova da tempo a scendere in campo con un asse portante sempre rattoppato e mai definito. Portiere, difensore centrale, regista e attaccante centrale, per intenderci, sono ruoli chiave intorno a cui ruota il gioco di qualsiasi squadra.

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L'Avellino, con Taurino così come con Rastelli, per la verità non li ha finora nemmeno definiti attribuendoli ad occasionali titolari: in porta, dopo le incertezze di Marcone e il tentativo di ripescare Forte, ci sta andando l'esperto Pane; a dirigere la difesa, in luogo dell'insufficiente e infortunato Aya, nelle ultime giornate si sta facendo affidamento su Moretti, under interessante ma che invece di guidare il pacchetto arretrato aveva ancora bisogno di essere svezzato; in mediana, dove si intendeva affidare le chiavi alla sapienza dell'ex Turris, Daniele Franco, si è finiti per rivalutare addirittura Matera, terza scelta dello scorso campionato; in attacco, nella stagione che doveva segnare il riscatto del samurai Murano da centravanti, con Trotta e Gambale a corredo, nel secondo tempo di Picerno si è finiti per giocare con il falso nove affibbiato a Kanoute o Russo. Basta questa elementare riflessione per comprendere il perché della classifica disastrosa di una squadra che a Picerno, nei resti di chi attualmente è impegnato a difendere la bandiera, ha pagato oltremodo anche lo sforzo fisico e mentale prodotto a Catanzaro in Coppa Italia.

Se al Curcio, infatti, i biancoverdi sono stati per 95 minuti in balia di un avversario che annoverava nella propria spina dorsale due quasi quarantenni come Dettori e Reginaldo, probabilmente, è anche perché l'Avellino è sceso in campo con la spina della corrente fisica e mentale staccata. Particolare che ha trovato riscontro negli autentici harakiri di Tito e Murano sui gol subiti che hanno servito su un piatto d'argento la rimonta ai lucani. Ma tant'è. Ormai la frittata è stata fatta e la ripresa legata all'effetto Rastelli è svanita in un amen. Guai tuttavia ad attardarsi nella ricerca di colpevoli. Per quello ci sarà tempo nella pausa natalizia. Alle porte ci sono Taranto e Juve Stabia al Partenio Lombardi con la Turris in trasferta tra il 27 novembre e il 4 dicembre. Un tempo davvero ristretto in cui bisognerà assolutamente recuperare le forze e, possibilmente, qualche infortunato provando a costruire una posizione migliore sulle ceneri di un progetto tattico che si è dissolto già prima dell'addio a Taurino.

Nel progetto estivo di Enzo De Vito e della società, su indicazione del trainer salentino, c'era infatti un Avellino che doveva muoversi sulle coordinate di un 3-4-3 quasi mai attuato sul campo. Anzi, a studiare le prime 14 giornate e in particolare le otto di Taurino, quella che doveva essere la formazione titolare dell'ex tecnico del Francavilla non si è praticamente mai vista in campo e chi ha giocato ha reso quasi sempre al di sotto delle aspettative. Discorso valido in maniera esponenziale non solo per la spina dorsale: s|e Marcone tra i pali è sempre apparso incerto, la difesa incentrata su Illanes a destra, Aya centrale e Zanandrea a sinistra si è ritrovata unita solo in infermeria e in panchina; il centrocampo con Ricciardi a destra e Micovschi a sinistra a dare supporto a Dall'Oglio e Franco con Casarini in alternativa da recuperare la condizione è rimasto nei progetti del Mercogliano stadium mentre il tridente titolare Kanoute, Murano e Di Gaudio non ha mai visto la luce. Chi, invece, come Trotta che era stato preso nell'extra mercato per rinforzare il reparto delle bocche di fuoco con Gambale, Russo, Guadagni e Ceccarelli di certo non ha fatto meglio pur scendendo in campo.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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