Avellino, spalti vuoti per il ritorno in campo della squadra di Rastelli

Verso Taranto in infermeria Dall'Oglio, Aya, Pane e Benedetti

Avellino, spalti vuoti per il ritorno in campo della squadra di Rastelli
di Marco Festa
Mercoledì 22 Marzo 2023, 09:06
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Rialzarsi dopo essere caduto. L'Avellino è di nuovo al punto di partenza del suo infinito loop stagionale. Neppure il tempo di sperare che i successi contro Foggia e Giugliano potessero essere il preludio alla tanto agognata svolta, che il Picerno ha sbancato il "Partenio-Lombardi" confermando il tabù dei lupi al capitolo vittorie consecutive, mai più di due di fila in stagione, ed evidenziato gli atavici limiti di un organico che veleggia sempre più verso l'orizzonte di un'annata anonima.

Seduta di allenamento a porte aperte, ieri, a partire dalle 15, ma che sul campo ha preso il via poco prima delle 16. Prima, l'Avellino è stato impegnato in una lunga sessione di video.
Solo alla fine della sgradevole proiezione ha calpestato l'erba sintetica per iniziare la preparazione in vista della trasferta a Taranto (sabato, ore 17:30).

Fari puntati sugli errori commessi contro l'undici allenato da Longo, fatali nell'economia del risultato finale.
D'Angelo, con Mazzocco, è stato tra i più in palla nel corso della partitella a campo ridotto a cui non hanno preso parte Dall'Oglio, alle prese terapie, oltre ad Aya e Pane, tenuti a riposo al pari di Benedetti.
Il difensore, travolto in uscita da Marcone domenica scorsa e costretto a essere sostituito per problemi al ginocchio sinistro, non si è potuto allenare per sottoporsi a ulteriori esami per valutare l'entità dell'infortunio rimediato: esito negativo in attesa di stabilire i tempi di recupero. Per sostituirlo è pronto Moretti,
al rientro da un turno di squalifica. Il centrale si è fermato a lungo a parlare con Rastelli alla fine della sessione di lavoro. Nessun tifoso sugli spalti, a testimonianza del disincanto collettivo mentre, soprattutto sui social, in tanti puntano il dito sulla tenuta atletica.

Un aspetto sul quale ha un'idea precisa Natalino Orrù, ex preparatore dei biancoverdi: «Mi sembra evidente che l'Avellino cali nel secondo tempo. Proprio nel momento in cui gli altri iniziano ad andare a duemila. Più che una questione di gambe, da osservatore esterno credo, però, che sia un problema di testa. L'Avellino ha la fortuna di avere nello staff due grandi professionisti come Fabio Esposito e Pietro La Porta. L'ultima cosa che mi viene da pensare è che atleticamente i calciatori non stiano bene. Metterei la mano sul fuoco rispetto al fatto che sia tutto ok. Piuttosto, ha certamente pesato la marea di infortuni, l'infermeria costantemente affollata perché la condizione ideale è direttamente proporzionale ai minuti che si mettono insieme nel corso delle partite.
Il resto, come dicevo, lo fa la testa che rende pesanti le gambe quando le cose non girano per il meglio.

Se non hai la mente leggera è più facile farti male e se i risultati non arrivano c'è il rischio di accelerare il rientro degli indisponibili, che poi tornano a doversi fermare.

Ad Avellino bisogna saper gestire la pressione altrimenti le prestazioni ne risentono. Banalmente, per esempio, vengono prima i crampi o non si dorme la notte perdendo brillantezza».
Un effetto domino che affonda le sue radici in estate: «Allenatore e preparatori devono avere la possibilità di dirigere allenamenti con una rosa numericamente non sovradimensionata. Sette, otto tesserati fuori rosa non aiutano a compattare lo spogliatoio. Chi è ai margini non lavora come dovrebbe, lo fa sotto ritmo e incide sulle attività quotidiane». Con Vullo, Orrù ha conquistato la promozione in Serie B nel 2003: «Il mister, da ex giocatore, mi ricordava sempre che il calciatore è un atleta ibrido, che deve essere allo stesso tempo uno scattista e un fondista. Ho il mio credo, che è incentrato nel lavoro a secco di stampo zemaniano, ma La Porta ed Esposito sono bravissimi con il GPS, la tecnologia. Psicologia e forma fisica viaggiano di pari passo e questo Avellino, purtroppo, assomiglia molto a quello visto nel secondo anno con Braglia».
 

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