Cinico e solido, l'Avellino
ora fa paura a tutti

Cinico e solido, l'Avellino ora fa paura a tutti
di Marco Ingino
Martedì 16 Novembre 2021, 07:48 - Ultimo agg. 20:57
4 Minuti di Lettura

Al settimo risultato utile consecutivo di un Avellino sempre più intenzionato a dare la caccia al Bari, chi si aspettava di vedere a Messina una squadra dalle sette bellezze ha storto un po' il naso nel costatare che, in fondo, il successo dei biancoverdi è arrivato solo grazie al guizzo di un Kanoute da libro Cuore. Particolare sottolineato in rosso dagli esteti del calcio ma esaltato all'ennesima potenza da chi invece conosce a menadito le insidie di un campionato duro e difficile come quello meridionale di Lega Pro. Ecco perché a fine partita sul volto di Piero Braglia, ma anche dei tifosi e dei dirigenti irpini al seguito, si è notata una grande soddisfazione per aver raccolto tre punti d'oro oltre lo Stretto dove non si vinceva addirittura da 49 anni. Un sentimento di gioia espresso in campo al triplice fischio con un urlo liberatorio e percepito, in modo ancor più palese, sulla strada del ritorno con la ritrovata intesa tra pubblico e calciatori che hanno condiviso almeno venti minuti di serenità sul traghetto tra Messina e San Giovanni. Quanto bella sia stata la prima vittoria in trasferta di quest'anno, del resto, lo ha spiegato, a modo suo, lo stesso Braglia sottolineando come per assistere ad una bella partita di calcio, in fondo, non sempre bastano soltanto i buoni propositi della squadra maggiormente dotata dal punto di vista tecnico. Se di fronte, come accaduto in Sicilia, hai un avversario che si difende in dieci, con il coltello tra i denti e per giunta complicità di un terreno a dir poco sconnesso, devi infatti inevitabilmente adeguarti provando a capitalizzare al massimo le poche occasioni che ti vengono concesse.

Cosa che all'Avellino visto a Messina è riuscita alla perfezione esattamente come faceva la scorsa stagione avvalendosi di un attacco cinico, una difesa granitica e una grande capacità realizzativa su palle da fermo, corner in particolare. Tre caratteristiche sempre più marcate anche nell'Avellino che il tecnico ha ultimamente ridisegnato ripartendo da un sempre più convincente 4-2-3-1. Il modulo, apparente spregiudicato e ultra offensivo, in realtà ha portato in dote addirittura un maggiore equilibrio che si è concretizzato in un pareggio per uno a uno a Palermo e due vittorie contro il Taranto (2-1) e il Messina (0-1) che hanno fatto salire a quindici i punti raccolti nelle ultime sette sfide.

Un cammino finalmente da primatista che trova giustificazione nei numeri di una squadra sconfitta soltanto una volta in quattordici partite. Primo dato da rimarcare perché tra le oltre 100 squadre professionistiche (dalla A alla Lega Pro) possono ancora vantare l'imbattibilità soltanto Napoli, Milan, Sudtirol e Reggiana, mentre sono alla pari con i biancoverdi (una sola sconfitta) Inter, Lecce, Frosinone e Cesena. A riprova che le grandi squadre sono quelle che vantano una difesa granitica, inoltre, va poi registrato il dato che a raccogliere meno palloni alle spalle di Forte (9) sono finora stati solo i portieri di Sudtirol (3), Napoli (4), Cesena (5)e Reggiana (6), mentre quello del Catanzaro ieri sera ha pareggiato i conti con l'Avellino incassando il pallonetto di Giannone. Imbattibilità e impenetrabilità che sono figli di un sincronismo nel gioco senza palla, sempre più oleato, il cui merito va ascritto principalmente alla crescita dei singoli e del collettivo in cui Dossena, Silvestri, Bove e Sbraga appaino sempre più padroni della parte perché stanno ricevendo una maggiore protezione dai due mediani schierati davanti al pacchetto arretrato.

Sistema di gioco che, allo Scoglio di Messina, ha visto un sorprendente Matera esaltarsi nel fango insieme a D'Angelo, altro elemento che pur snaturandosi sta tornando a rendersi utilissimo alla causa soprattutto in fase difensiva. Non a caso da quando Braglia ha adottato il nuovo modulo, l'Avellino ha incassato gol sia a Palermo che contro il Taranto soltanto su disattenzioni dei singoli da corner: al Barbera fu fatale il ritardo di Silvestri su Lancini; al Partenio Lombardi l'incertezza di Forte su Civilleri. Di contro sempre grazie ai difensori Dossena, Silvestri, Sbraga e Bove, che sono bravissimi sugli inserimenti dalle retrovie su palle inattive, come accaduto a Messina (decisivo il movimento di Dossena su cross di Tito prima della rete di Kanoute) l'Avellino sta trovando proprio nei difensori il miglior supporto per rianimare un attacco ancora sterile.

© RIPRODUZIONE RISERVATA