Avellino, troppe incertezze: i big
pronti ad andare via a gennaio

Avellino, troppe incertezze: i big pronti ad andare via a gennaio
di Titti Festa
Mercoledì 13 Novembre 2019, 08:46 - Ultimo agg. 11:51
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Il difficile è saper miscelare i rimproveri alla comprensione, rinforzare la fragilità, correggere gli errori, non perdere la pazienza di fronte a situazioni, vedi i due gol subiti, in cui anche un santo andrebbe in difficoltà. La notte dopo Avellino Potenza è stata agitata per Eziolino Capuano, come tante in realtà nella sua lunga carriera di allenatore (oltre 600 panchine tra i professionisti), eppure ora qualcosa è cambiato, perché sa che quello stadio, quella maglia, da lui tanto inseguite hanno un valore particolare, che per lui rappresentano una grande occasione, chissà se l'ultima, che la situazione è difficile, ma proprio per questo esaltante, almeno per il suo metodo di valutazione. Per questo sta facendo tesoro degli errori del passato e cercando di non mettersi i calciatori contro, come gli è spesso capitato. Il momento infatti è talmente delicato che non si può sbagliare nessuna mossa: soprattutto nella gestione del lavoro settimanale e dunque la linea scelta sembra quella della carota più che del bastone, della pazienza più che della rabbia.

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Ieri l'appuntamento è stato anticipato alle 14,30. Prima una lunga seduta video, poi lavoro sul campo, tanto, con l'umore sotto i tacchi e la paura sempre più presente nell'aria. Al chiuso della sala stampa il tecnico ha analizzato la gara con il Potenza, dal punto di vista tecnicotattico, evidenziando errori, cali di concentrazione, disattenzioni e limiti, il tutto cercando di capire le motivazioni dei calciatori e con rimproveri moderati. Pesano le tre sconfitte consecutive, cinque quelle complessive al Partenio Lombardi, pesa come un macigno la situazione societaria. Perché il vero nodo sta tutto lì: nello spogliatoio le notizie arrivano eccome, i giornali e i siti si leggono, e le paure aumentano insieme alla mancanza delle motivazioni giuste che, a volte, solo uno stipendio sicuro dà. Ma di certo in questa fase c'è solo la classifica che condanna ai lupi i playout, ed una società che a stento garantisce l'ordinario. In questo gioco che potrebbe diventare al massacro per l'Avellino, hanno un ruolo non da meno anche i procuratori che starebbero convincendo alcuni elementi, i più ricercati sono Charpentier, Parisi e Di Paolantonio, a valutare il futuro senza aspettare gennaio. Senza dimenticare anche che l'assenza di un vero leader si sente eccome, se si considera che la prestazione negativa di Morero, disorienta sicuramente i più giovani diventando lo specchio del caos generale.

A discolpa del capitano ci sono sicuramente le sue condizioni fisiche: lunedì in campo ci è sceso per forza visto che si era fermato Laezza, ma i problemi che lo hanno tenuto fuori per un mese di certo lo hanno limitato e forse innervosito a tal punto da fargli commettere errori davvero grossolani. Laezza, che ieri ha fatto lavoro di scarico, ha avvertito infatti un indurimento muscolare e lo staff medico ha preferito non rischiarlo. Contro la Casertana non ci sarà poi Parisi, uno dei pochi a non mollare e a non fermarsi mai, che è stato fermato per un turno dal Giudice Sportivo dopo la stupida ammonizione beccata contro il Potenza.

Anche il diesse Salvatore di Somma opta per metodi che non siano di impatto. «Io non credo spiega Di Somma che questa squadra sia diventata improvvisamente scarsa. Ha dei limiti chiari, questo non lo abbiamo mai nascosto e non lo faremo ora. Però mi sembra che stiano emergendo delle paure e delle incertezze che prima non c'erano, forse anche per cause esterne. La verità è che il gruppo è molto giovane, molti sono all'esordio in Lega Pro e sostenere il peso di questa situazione non è facilissimo, però ci sono ancora tutti i presupposti per migliorare la situazione». A partire dal derby di Caserta. «È una occasione importante, una partita nella quale le motivazioni dovrebbero arrivare da sole ed anche l'orgoglio scattare in modo automatico, sperando che l'autostima cresca, ma in questo dobbiamo essere bravi sia io che l'allenatore».

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