Barcellona-Napoli al Camp Nou,
l'ira di De Laurentiis: «È una follia»

Barcellona-Napoli al Camp Nou, l'ira di De Laurentiis: «È una follia»
di Bruno Majorano
Venerdì 31 Luglio 2020, 08:00
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Una partita nella partita. Anzi, un piccolo grande braccio di ferro. Si tratta di quello che sta precedendo la gara di ritorno degli ottavi di Champions League tra Barcellona e Napoli. Il programma della Uefa, infatti, prevede che la partita venga disputata sabato 8 agosto alle 21 a Barcellona, presso il Camp Nou. Ovviamente si giocherà a porte chiuse per evitare ulteriori contagi all'interno dell'epidemia che ha sconvolto l'Europa e il mondo intero. Tutto secondo i piani, anzi no. Perché da qualche settimana la curva dei contagi in Spagna ha ripreso a salire pericolosamente. Basti pensare che nella giornata di ieri sono stati registrati altri 1.153 nuovi casi, il numero più alto dal 2 maggio a questa parte. I nuovi casi sono concentrati in tre regioni: l'Aragona con 424 nuovi casi, la Catalogna con 211 (10564 i positivi negli ultimi 14 giorni) e quella di Madrid con 199. Ecco perché il Napoli, che già da una settimana sta monitorando la situazione, ha iniziato a farsi sentire. «Se hanno deciso che la fase finale della Champions si fa in Portogallo e quella dell'Europa League in Germania, possiamo anche noi per gli ottavi mancanti andare in quei Paesi: non riesco a capire come mai dobbiamo rimanere in una città che mi sembra presenti delle grosse criticità», ha tuonato il presidente del Napoli poco prima dell'inizio dell'assemblea di Lega a Milano. «È sempre una grande partita contro il Barcellona, la quarta in questa stagione dopo le due amichevoli della scorsa estate - ha osservato De Laurentiis - ma l'atteggiamento della Uefa è imbarazzante. Li chiamo, ci parlo, ma nulla. E intanto dalla Spagna arrivano grandi perplessità e paura. Ma dalla Uefa fanno gli gnorri. Cosa ci vorrebbe a dire: basta, non si va a Barcellona ma in Portogallo, in Germania, a Ginevra... È come se stessimo a scuola, alla Uefa non c'è nessuno che sa fare impresa, coi soldi nostri poi. È un'altra assurdità».

Secca la nota della Uefa. «Siamo in contatto con le autorità locali competenti. La partita è programmata per essere disputata a Barcellona come previsto». Anche perché dal fronte spagnolo hanno rassicurato sul fatto che tutto sia sotto controllo. «In queste ore non c'è stata alcuna comunicazione di impedimento per la partita a Barcellona l'8 agosto», ha spiegato Gerard Figueras, segretario generale dello Sport in Catalogna. «Il Camp Nou è sicuro, così come sicura è anche la città. In nessuno dei protocolli adottati c'è un impedimento per la partita in tutta sicurezza. Per questo, se la Uefa sceglierà di cambiare la sede saranno loro a comunicarlo. Da Barcellona l'unica cosa che possiamo dire è la stessa che diciamo da 15 giorni: non c'è nessuna ragione per non giocarla a Barcellona». Insomma: in Spagna sono sicuri della situazione. A partire dal Barcellona, dove un pizzico di paura c'è stato solo due giorni fa quando la squadra è rientrata da un piccolo periodo di vacanza e tutto il gruppo si è sottoposto ai tamponi. Se fosse emerso anche solo un positivo sarebbe stato un bel problema per i catalani, ma al momento tutti gli esiti dei test sono negativi. Ecco perché al momento non c'è una sola persona in Catalogna a pensare che la sfida in programma sabato prossimo si possa giocare in uno stadio diverso dal Camp Nou. Ecco perché al momento il programma di viaggio del Napoli resta inalterato. Partenza confermata venerdì 7 in mattinata e una notte in hotel a Barcellona. La ripartenza poi è prevista per il sabato notte dopo la partita: direzione Napoli in caso di eliminazione, direzione Lisbona in caso di passaggio ai quarti di finale (si giocherebbe il 14 agosto contro la vincente di Bayern-Chelsea).
 

Non solo Champions, però, perché il presidente De Laurentiis ha ribadito che il prossimo campionato non può cominciare il 12 settembre. «Innanzitutto dobbiamo sapere se si riaprono gli stadi. Abbiamo questi geni del comitato (il Comitato tecnico scientifico del governo, ndr), non so dove li abbiano pescati. Basterebbe che le venti società facessero causa per un miliardo a questi signori e accadrebbe lo scandalo. Sono capoccioni perché sono grandi cervelli o perché sono solo cervellotici che non sanno prendersi le responsabilità? O il Paese riprende o fallisce. Ora non siamo solo sotto schiaffo ma sotto terra». Poi ancora sulle parole di Gravina. «A me ha sempre detto che è una follia partire il 12 settembre perché ci sono le partenze a fine agosto per le nazionali, poi sarebbero danneggiate le società più importanti, senza le quali il campionato di Serie A non avrebbe appeal, impegnate non si sa fino a quando in Europa. E dobbiamo dare almeno 10 giorni di riposo ai calciatori. Quando facciamo il ritiro? Il problema è che gli impiegati devono fare gli impiegati e gli imprenditori devono fare gli imprenditori». 
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