Bari in serie B, Luigi De Laurentiis:
«Così il nostro Sud è più forte»

Bari in serie B, Luigi De Laurentiis: «Così il nostro Sud è più forte»
di Pino Taormina
Martedì 5 Aprile 2022, 07:00 - Ultimo agg. 6 Aprile, 07:29
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Il trionfo del Bari e della famiglia di De Laurentiis. Il ritorno in serie B di una delle grandi città del Sud, con il club che ha alla guida Luigi, 43 anni, primogenito del patron del Napoli e a lungo al fianco del padre nella società azzurra.

Presidente, Bari torna in B. Che emoziona prova?
«Non nascondo che ho pianto, perché vincere è bello. Ho pianto anche a Catanzaro, quando abbiamo vinto lo scontro diretto e lì ho capito che eravamo vicinissimi a raggiungere il traguardo della promozione».

Che differenza c'è tra la gestione di un club e la produzione di un film?
«La scelta delle risorse umane è sempre alla base di un successo. Ma la differenza è che un produttore è l'allenatore, il direttore sportivo e spesso anche i calciatori. Riunisce tutto in una sola persona. Se una scena non gli piace, va al montaggio col montatore e con il regista e alla fine si sistema o si migliora quella scena. In una partita di calcio che cosa puoi fare se vedi un tuo calciatore fare un errore, sbagliare un passaggio o fare una cosa che tu non condividi in campo? Nulla. E su questo aspetto fare il presidente è decisamente una cosa più frustrante».

Nel 2006 quando il Napoli salì in B lei era al fianco di suo padre.
«Mi ero appena laureato quando la mia famiglia rilevò il Napoli: nella stessa mattinata in Svizzera conobbi Danny De Vito e Pierpaolo Marino. Lo ammetto, io conoscevo solo l'attore che avrebbe dovuto interpretare il mio primo film, Christmas in Love. Poi piano piano, lavorando nel marketing del club e al fianco di mio padre, ho imparato e compreso tanto».

La cosa che le è tornata più utile negli insegnamenti di suo padre in questi quattro anni al Bari?
«La gestione della piazza, comprendere le esigenze dei tifosi. Non è semplice. Perché una piazza non si accontenta mai. È la natura umana, anche noi siamo così. L'altra notte erano in duemila alle 2 del mattino a farci festa di ritorno da Latina ed erano lì a urlare: Presidente vogliamo la serie A. Ecco, piano piano... Godiamoci questo trionfo che non era per nulla scontato anche se voluto e meritato».

In cosa il Bari somiglia al Napoli?
«In tantissime cose. In una gestione del club molto snella e nel controllo rigoroso dei conti. Anche se magari in serie B le cose gireranno diversamente, ma è evidente che fino ad adesso i ricavi sono stati minimi, perché non ci sono i diritti tv e i ritorni sono davvero limitati. Tutto è stato fatto a fondo perduto. Ma un fondo pieno di felicità per questa promozione».

Quale la decisione di cui va più orgoglioso?
«Devo dire che la scelta del direttore sportivo, Polito, è stata la cosa migliore che potevo fare. Ne ho incontrati sei o sette prima di fare la mia scelta: mi ha colpito il suo essere motivato ma anche la reputazione che aveva nell'ambiente: nessuno che ne parlava male.

E così mi sono affidato a lui: lui ha scelto l'allenatore e poi ha scelto i giocatori che erano congeniali al disegno tattico del nostro tecnico. E ne è uscita fuori questa cavalcata straordinaria».

Il Sud riporta in alto una piazza storica.
«Ne sono fiero, orgoglioso. Quando ho visto che Bari-Andria è stata l'ottava partita più vista d'Italia allo stadio ho capito cosa significa avere a disposizione un patrimonio così importante di tifosi. Ed è evidente che questo bacino d'utenza sarà una forza anche nella prossima stagione in serie B».

Il calcio italiano è a pezzi dopo l'eliminazione dal Mondiale. Che idea si è fatto?
«Come in un Cda di un'azienda bisognerebbe azzerare tutto e ripartire da zero. È evidente che il modello attuale è fallito, che tutto debba essere rivisto ripartendo dall'alto, però. E non dal basso».

Perché è difficile vincere al Sud?
«Al Sud c'è una tasca inferiore e quindi meno presenze allo stadio (basta vedere le presenze e i prezzi del Milan e Inter) ma comunque c'è un grandissimo entusiasmo che è impagabile. Il Nord ha degli hub economici più allettanti che sono in grado di attrarre a volte più fondi di interesse. Comunque ad oggi il Sud ha dimostrato di valere tanto con traguardi importanti e vincenti. A Bari stiamo portando entusiasmo e proprio questa settimana arriverà uno sponsor locale che ci affiancherà nella prossima stagione. Una partnership che mi rende molto felice».

Tra lei e suo padre è una gara a chi fa più maglie?
«Questa tentacolare della Bari è andata sold out in tre giorni. Ricorda il polpo del simbolo, però l'ha disegnata Leonardo Colacicco con la mia supervisione. Abbiamo in mente tante iniziative da realizzare».

Magari anche un derby amichevole Bari-Napoli questa estate?
«Sarebbe divertente. Anche per vedere se mio padre dopo un gol degli azzurri ha il coraggio di gioire con me al suo fianco».

Le multiproprietà sono un tema che ora dovrete affrontare.
«Lo stiamo già facendo con gli avvocati. Ma sono giorni belli, sono momenti che inseguivo da quattro anni in cui abbiamo vissuto tante difficoltà e ingoiato anche molte delusioni. C'è tempo per affrontare questa vicenda».

Lo ha già detto a suo padre che ora tocca a lui vincere?
«E chi è che non vuole vincere lo scudetto al Napoli? Sarebbe lo scudetto di tutto il Sud. La squadra è lassù, a lottare con Inter e Milan. È bello vederla così competitiva giocare alla pari contro tutti. Sono anni che il club è leader in Italia e in Europa».

Cosa le ha insegnato il presidente del Napoli?
«Adesso ho capito tante cose che ha fatto lui in questi anni nel Napoli che prima, magari, mi erano meno chiare. Bisogna anche saper essere psicologi quando si guida un club e poi devi essere pronto a prendere ogni tipo di insulto, senza reagire. In ogni stadio dove sono andato sono stato sommerso di parolacce: bisogna avere le spalle larghe. Come lui le ha nel Napoli. Un autentico maestro». 

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