Benevento-Napoli, non è solo derby:
sfida Inzaghi-Gattuso da batticuore

Benevento-Napoli, non è solo derby: sfida Inzaghi-Gattuso da batticuore
di Pino Taormina
Domenica 25 Ottobre 2020, 09:31
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Una vita da mediano. A recuper palloni. Per undici anni con lo scopo di far fare gol a Pippo Inzaghi. Al Milan e in Nazionale. Ma dopo che per anni è toccato a Gattuso guardare le spalle allo spietato killer dell'area, ora Inzaghi farebbe bene a guardarsele da solo le spalle. È vero che oggi c'è a due passi da lui il vecchio e caro Ringhio (324 partite vissute insieme in carriera) ma stavolta Gattuso è lì per colpirlo e affondarlo. Magari non una pugnalata alle spalle, ma in ogni caso ognuno deve pensare a se stesso in questo derby che torna dopo due stagioni tra Benevento e Napoli. Si gioca alle 15 (entrano in mille, tutti residenti nel Sannio) e i sentimenti sono una cosa che nel mondo del calcio non esistono. Figurarsi di questi tempi. «Sarà bello rivederlo, siamo stati tanti anni insieme e abbiamo vinto tanto. So come affrontare il Napoli, ma ci vuole coraggio. Giocare come l'Az giovedì? Se la rigioca altre cento volte così, la squadra olandese la perde per 99 volte...», dice Inzaghi riempiendo di elogi il suo vecchio compagno di avventura. C'è rispetto, forse non amicizia vera. Di sicuro i due non si sono mai incontrati in questi mesi, da quando Rino si è trasferito a Napoli a vivere.

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AL ROVESCIO
Insomma, oggi l'ex attaccante giocherà in difesa e l'ex ruvido centrocampista, giocherà all'attacco. Perché è la cosa che sa fare meglio da quando ha preso in mano le redini del Napoli. È il mondo che va così. E allora Gattuso vuole rivedere la stessa squadra che ha stracciato l'Atalanta e vuole tornare a fare festa. Ai suoi non ha riempito la testa di rimproveri in questi giorni tra la caduta europea e il derby di questo pomeriggio. Bisogna dimenticare la prova in Europa League. E alla svelta. In cuor suo ha un rimpianto, Gattuso: gli pesa il gol subito dall'Az. Ed è una lezione che vuole che i suoi tengano presente: quando non si può vincere, quando si sbatte la testa contro il muro, quel che conta è non prendere il gol. Come è invece successo. E può servire anche oggi con il Benevento. Non si aspetta, Rino, un catenaccio da parte di quel marpione del suo vecchio compagno di notti magiche, da Manchester ad Atene passando per Berlino. Ma sa bene che se i padroni di casa giocassero a viso aperto, farebbe scatenare la furia offensiva dei quattro attaccanti azzurri. Ritorna Lorenzo Insigne e si riprende il suo posto oltre che la fascia da capitano.

Il sacrificato là davanti è Politano. La vera sorpresa è Meret in porta che quindi ne gioca due di seguito, frenando sul concetto di alternanza a ogni costo con Ospina (che a questo punto giocherà a San Sebastian). La formazione del Napoli è quella di domenica scorsa mentre Inzaghi sembra voler rinunciare al piccolo Insigne almeno all'inizio, preferendogli Ionita nel 4-3-2-1 con cui pensa di rovinare la giornata a Gattuso.

LA STRATEGIA
La fionda di Davide cercherà di abbattere Golia. Gattuso qui a Benevento ha subito una delle delusioni più grandi della sua carriera di allenatore. Ha confidato: «Se mi davano una pugnalata, avrei sentito meno dolore». Il gol del portiere Brignoli al 95' della sua prima gara sulla panchina del Milan. Sarà il primi ricordo che avrà quando metterà piede sul terreno di gioco. A Superpippo, invece, chissà se tornerà alle mente quel novembre del 1995 quando Tanzi lo aveva ceduto al Napoli e con le valigie già fatte giocò in Coppa delle Coppe contro l'Halmstads. Fece gol e alla fine non lasciò più il Parma. Quando di dice, il destino. E oggi? Serve dimentica l'umanissima notte di stanchezza (anche mentale) dopo questo inizio di stagione molto positivo. Per vincere il derby bisognerà stringere i denti, lottare con il coltello tra i denti. E non servirà a molto, né a Superpippo né a Ringhio ricordare il passato fatto di scudetti, due Champions League, un Mondiale per Club e tanto altro. In aggiunta a tutto ciò pure un Mondiale con l'Italia nel 2006. Quello che c'è nella testa di entrambi, oggi, sono i tre punti da strappare all'altro. E che forse valgono più di ogni cosa del loro passato.

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