Quello che ci voleva per cancellare la delusione delle ultime partite del 2020: il Napoli è ripartito vincendo a Cagliari, per i sardi la sesta sconfitta interna nei confronti con gli azzurri e per il tecnico Di Francesco la settima nelle 15 giornate di questo campionato. Sono tre punti pesanti perché consentono a Gattuso di risalire al quarto posto, con un calendario che propone subito altre gare abbordabili: Spezia, Udinese e Fiorentina le prossime avversarie prima del confronto con la Juve per la Supercoppa, fissato il 20 a Reggio Emilia. È la prestazione che, al di là di qualche sbavatura (il gol del pareggio di Joao Pedro provocato dalle leggerezze di Fabian e Maksimovic, peraltro l'1-1 è durato una manciata di secondi), ha convinto. Si sono rivisti il carattere, la compattezza, l'intensità e i gol, tanti. Il tutto impreziosito dalle gemme di Zielinski, un funambolo del pallone in crescita costante grazie alle indicazioni di Gattuso che ne ha fatto l'ago della bilancia nel gioco del Napoli. L'imprevedibilità e la classe di Piotr, che a fine agosto ha rinnovato il contratto con clausola rescissoria da 110 milioni, possono aiutare a fare la differenza. Lui e Insigne, sempre più umile e sempre più determinato (e con il rigore di ieri ha agganciato Careca nella classifica dei cannonieri azzurri di tutti i tempi: 96 reti), hanno creato scompiglio nella trequarti del Cagliari, dove si erano lanciati fino a nove azzurri perché c'era la forte spinta di dare un segnale anche se in una situazione di emergenza, perché sono assenze pesanti quelle di Osimhen, Mertens e Koulibaly.
Chissà cosa ha provato davanti alla tv Milik, che ha rinunciato a indossare la maglia azzurra aprendo un braccio di ferro in estate con la dirigenza, osservando la brillante prova dell'amico e connazionale Zielinski. Il Napoli ha schiacciato il Cagliari, come confermano i dati della partita: 30 tiri, dei quali 12 nello specchio della porta, e Cragno costretto a 8 parate, la metà decisive; una pressione evidenziata anche dai 163 passaggi nella trequarti avversaria, quasi tutti palloni toccati dal capitano e dal polacco. Quella di Di Francesco è una squadra modesta e dopo il raddoppio del polacco non ha potuto abbozzare una reazione perché rimasta in inferiorità per il rosso all'esterno sinistro Lykogiannis e aggredita dagli azzurri, a cui Gattuso continua a chiedere maggiore veleno, cioè più cattiveria sotto porta: a Cagliari 12 palle gol e 4 reti, il 33 per cento.
Gattuso ha superato la fase più acuta della miastenia oculare che lo tormenta da anni e finalmente si è presentato davanti alle telecamere senza un'espressione sofferta. A Cagliari è ripreso il percorso che si era interrotto sul campo della Lazio, dove si era vista l'ombra di una squadra. Rino ha voluto mettere le cose in chiaro, chiedendo ai suoi uomini di avere la capacità di sopportare la sofferenza e di evitare errori che possono essere pagati a caro prezzo, in attesa del confronto con Osimhen, che ieri ha chiesto scusa con un comunicato diffuso sui social mentre per i compagni iniziava la partita. Lui considera il ragazzo di Lagos come un figlio e per questo la leggerezza della festa di compleanno senza alcuna precauzione lo ha fatto infuriare. L'atteggiamento irresponsabile da sanzionare con una multa non c'entra, è il rapporto umano che conta per Gattuso. Perciò si è sentito ferito e ha ricordato le parole di Lippi, il suo maestro, quando commetteva un errore: «Mi diceva che avrei dovuto bollire nel mio brodo». A Gattuso serviranno poche frasi per dare una lezione a Osimhen, che ha avuto la fortuna di trovare un buon maestro.