Il timbro del dominio azzurro è profondo, indelebile, probabilmente inscalfibile. Osimhen è tutto. Per 80 minuti è uno spettacolo. Poi scatta la grande paura, perché la supponenza e la superficialità non sono alleate della squadre come il Napoli. Kim sbaglia ed fa sensazione come lo sbarco sulla Luna.
Però, arriva lo stesso la vittoria con gli azzurri che vincono col fiatone facendo gol in contropiede, perché sa fare anche questo la squadre delle meraviglia che si prende il record delle 11 vittorie consecutive in un campionato (Sarri nel 2018 ne fece 13 ma a cavallo di due stagioni). La cosa davvero sorprendente è che il Napoli non sta dando l’idea di far qualcosa d’eccezionale, bensì di procedere beatamente al ritmo della loro implacabile normalità. Sia pure con qualche affanno.
6,5 Meret
Uscita coi piedi al 6’ e poi reattivo come un felino su Deulofeu sempre all’alba della gara. Decisivo. Legge momenti e situazioni e non si fa sorprendere dai lunghi rinvii friulani, appare maturato anche quando c’è da usare i piedi. Nei due gol che fa l’Udinese nel finale del match può davvero fare poco, anzi nulla.
6,5 Di Lorenzo
Sa che ha un osso duro Pereyra e quindi se ne sta decisamente più a mollo. Prende un calcione da sfinimento dal suo rivale (ammonito) senza batter ciglio. Anche lui patisce lo sbandamento delle battute finali, ma è anche il primo che si rialza quando capisce che c’è da fare sostanza per portare a casa i tre punti.
5,5 Kim Min-Jae
Fa un disastro su Samardzic, roba da libro di fantascienza visto quello che ha fatto vedere fino ad adesso. Ma davvero è stato lui a perdere quel pallone da dilettanti allo sbaraglio? Non ha mai bisogno di fare chissà che gesti eclatanti, non lavora sull’uomo ma sulla palla: è una sbandata incomprensibile. Per fortuna senza danni.
6 Juan Jesus
Non è facile leggere i movimenti dei vari Beto e Deulofeu che danno pochi riferimenti, però davvero si addormenta sul 10 friulano all’8’. Poi la partita per lui si spacchetta, perché è chiaro che quando esce Deulofeu tutto ciò che prima lo metteva ansia, quasi svanisce nel nulla. Può pure tirare il fiato dopo un tempo.
5,5 Olivera
Ehizibue va a caccia dell’uruguaiano ovunque può. Lui spinge spesso anche perché al centro le zone sono paralizzate dal traffico e quindi la strategia prevede proprio che tocchi agli esterni costruire le occasioni e gli spunti: l’esterno ha poca predisposizione al sacrificio, motivo per cui viene cambiato.
6,5 Anguissa
Quale sia il suo ruolo in attacco è una domanda da 1 milione di dollari. Nel dubbio Arslan lo insegue ovunque ma in ogni caso lui anche se proprio non pare illuminante col pallone tra i piedi, diventa essenziale quando c’è da controllare. Poi la luce si accende in contropiede, apertura super per Elmas ma spreca occasioni d’oro.
6 Lobotka
Deulofeu è spesso dalle sue parti per provarlo a tubarlo, inizio col motore inceppato. Walace lo scherma ed è costretto ad abbassarsi quasi sulla linea di Kim e Jesus; con l’ingresso di Success va in affanno perché spazi ne sono di meno. In ogni caso, sempre utile alla causa, perché pure se non brilla tutto passa da lui.
7 Zielinski
Un destro a giro che è una specie di cometa di Halley è la cosa più luminosa che fa nel primo tempo, dove spesso è in balia della folla che c’è a centrocampo e che lui non pare gradire particolarmente. Velocità, tecnica raffinata, spirito di sacrificio non mancano mai. Ma in certi pomeriggi serva anche la logica. E lui ce l’ha.
6 Lozano
Peyrera stringe e spinge e quindi un po’ gli tocca inseguirlo per dare una mano a Di Lorenzo. Il messicano prova a dare sostegno a Osimhen spesso isolato avvicinandosi il più possibile. Vellutato e lucido il passaggio per Zielinski mentre mezzo stadio era certo che l’avrebbe ridata a Osimhen. Meglio quando subentra.
7,5 Osimhen
Dove volano le aquile? Bijol ha la follia di sfidarlo nell’uno contro uno e lui lo affonda di testa. Ce ne sono due, compreso Perez, spesso anche tre in una vera gabbia costruita da Sottil ma col tacco libera Lozano nel manuale del perfetto contropiedista che da il là al 2-0. Nella ripresa fa reparto da solo: impressionante.
7 Elmas
Perez prova a limitarlo, ma basta il primo momento in cui pensa che il pomeriggio sia facile che confeziona il cross per Osimhen. Il suo capolavoro è sul gol, quando Osimhen si porta via mezza difesa e lui sterza a destra, manda in tilt i difensori. La sua collocazione ideale è esterno nel tridente. Fisicamente fa meno le due fasi.
6,5 Mario Rui
Ha il compito di tenere un po’ più il pallone e di mandare fuori giri Ehizibue: fa partire un paio di giocate da piedino d’oro poi lotta, stringe i denti, in pieno recupero perde tempo neppure fosse su un campetto di provincia e ogni cosa che fa serve per far capire al resto della squadra che i denti vanno stretti fino all’ultimo secondo.
6 Ostigard
Meglio di Jesus anche perché, a dirla tutta e subito, la pressione dell’Udinese si è praticamente annacquata nella ripresa. Eppure si fa spostare da Success che fa da sponda per Nestorovski davvero in maniera imbarazzante. E da quel momento è un continuo andare a vuoto.
6,5 Politano
Fa un recupero di 50 metri sul 3-0 per andare a togliere un pallone al limite della sua area di rigore. È il senso di questa squadra: poi è uno di quelli che più di tutti mantiene la lucidità e si mette a giocare col tempo piuttosto che con gli avversari. Cosa giusta in certi frangenti e segnale anche per tutti gli altri.
6 Ndombele
Sembra che piano piano sia davvero il ruolo di vice Zielinski quello che Spalletti pensa sia più idoneo per lui però non è un caso che il suo ingresso coincide con la crescita di fiducia del centrocampo bianconero: non sempre preciso, certi ritmi non li regge e gli hanno ruggito addosso mettendolo in imbarazzo.
9 Spalletti
Fare gol di testa a quella difesa di marcantoni che è l’Udinese mica è cosa semplice. Per la sofferenza finale merita 6,5 ma il voto è la sintesi di questo storico, maestoso cammino di un campionato che ora va in letargo e che consegna una classifica da brividi, una striscia da record e un modo di conquistare vittorie che va al di là del bel gioco: c’è essenzialità, sostanza e la sua leadership.
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