L'eco dei festeggiamenti per la vittoria ai Mondiali dell'Argentina di Leo Messi è ancora nell'aria, ai Quartieri Spagnoli il pellegrinaggio al mega murales di Maradona è più sentito che mai eppure la gioia partenopea per il trionfo mondiale degli argentini già deve lasciare il posto alla polemica. Da alcune ore, infatti, è diventato virale sui social - la notizia è stata rilanciata da Francesco Emilio Borrelli - il coro razzista lanciato dai tifosi dell'Udinese in occasione del match amichevole disputato sabato scorso contro l'Athletic Bilbao. Se il campo non ha detto nulla di significativo - i friulani sono stati sconfitti in casa per 1-0 dagli spagnoli -, gli spalti della Dacia Arena hanno parlato, forse fin troppo.
Per quasi tutta la partita, infatti, i tifosi bianconeri hanno gridato cori discriminatori contro Napoli ed i napoletani, una triste prassi che si registra ogni domenica su un enorme numero di campi di serie A e B e che non sembra risparmiare nemmeno le partite amichevoli, quelle che, in teoria, non contano nulla se non per gli almanacchi. E per i tifosi dell'Udinese non è nemmeno la prima volta: lo scorso anno proprio la squadra friulana fu colpita da una ammenda di 10.000 euro per i cori razzisti - la società prese immediatamente le distanze dalla stupidità di parte della tifoseria - in occasione della gara interna contro il Napoli.
La vicenda di sabato scorso, rilanciata sui social da un appassionato di origine napoletana trasferitosi in Friuli per lavoro e che aveva deciso, proprio per amore dello sport, di assistere alla gara interna dell'Udinese, rimarca un fatto singolare e tristemente noto: i cori di matrice razzista contro la squadra allenata da Spalletti e, di riflesso, contro l'intera città di Napoli, non si registrano più ormai solo in occasione delle sfide contro gli azzurri, ma sono diventati una indecorosa consuetudine figlia, con ogni probabilità, della frustrazione relativa al grande campionato disputato finora dagli uomini allenati dal tecnico toscano.
E se cori di questo genere risultano essere intollerabili in città come Milano, Roma, Torino o Firenze, in una piccola città come Udine, dove esiste da decenni una foltissima comunità partenopea, i cori di discriminazione territoriale risultano essere forse ancora più incomprensibili.
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