Coronavirus, il calcio nel pallone:
«Stop allenamenti fino al 4 aprile»

Coronavirus, il calcio nel pallone: «Stop allenamenti fino al 4 aprile»
di Pino Taormina
Venerdì 20 Marzo 2020, 08:00
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Oggi arriva lo stop agli allenamenti dei club di serie A. Fino al 4 aprile. Non è facile fare i conti dei danni che la serie A avrà da questo stop e dalla ripartenza, se tutto andrà bene, a porte chiuse. Diciamo circa 190 milioni di euro se si riuscirà a chiudere la stagione. Il minimo, per intenderci. 800 milioni se tutto andasse per l'aria. Nulla a confronto del collasso del Paese e dell'angoscia di non vedere ancora una via d'uscita. «Noi speriamo che sia il 3 maggio la data per tornare a giocare, ma chi può dirlo con certezza?», ha ribadito ieri il numero uno della Figc Gabriele Gravina. I club voteranno la sospensione dell'attività sportiva e quindi l'interruzione degli allenamenti fino a una certa data (il 4 aprile) anche se è probabile che qualche club possa anticipare di qualche giorno, ma non tanti, con allenamenti individuali o a gruppi come è possibile che facciano la Lazio, il Cagliari e anche il Napoli (il raduno a Castel Volturno fissato per lunedì, dopo un primo slittamento, è saltato).

Non c'è una intesa collettiva per la sospensione ma la Lega Calcio e il suo presidente Dal Pino spingono perché si prenda una decisione che valga per tutti. Nel senso, impensabile che il Napoli o la Lazio riprendano ad allenarsi, come vorrebbero De Laurentiis e Lotito - sia pure tra mille e più misure di prevenzione sanitaria - e le altre no. Serve un accordo che impegni tutti. Oggi troveranno la sofferta intesa. La Premier ieri non ha avuto problemi a prolungare la sospensione fino al 30 aprile. Di certo, nessun giocatore del Napoli e neppure Gattuso avrebbe fatto i salti di gioia all'idea, lunedì, di spostarsi al centro tecnico di Castel Volturno con una pandemia in corso e con le misure restrittive chieste a tutti i cittadini.
 

Sotto il profilo contrattuale, allenandosi a casa secondo i piani personali predisposti dallo staff tecnico, va capito se questo periodo va considerato di ferie oppure no. D'altronde, prima di luglio, se si tornerà in campo il 3 maggio, come auspicano la Federazione e la Lega, non ci sarà vacanza per nessuno. Ed è il sogno di tutti. Come fare per i contratti e gli stipendi dopo il 30 giugno? Mattia Grassani, legale del Napoli, ha spiegato a Radio Punto Nuovo: «Al 30 giugno c'è una scadenza di contratti e noi ad un tavolo di lavoro chiederemo la proroga di quei contratti, i giocatori giocherebbero senza prendere i soldi di quella frazione. Sono settimane in cui in Italia nessuno si allena, nessuno gioca e quindi arriveremo a circa un mese che non è stato adempiuto per esigenze eccezionali. Ecco che questo periodo verrebbe spalmato in quei giorni di luglio». 

La confindustria del pallone sa bene che non potrà chiedere molto allo Stato. Forse nulla, vista la situazione economica che ci attende alla fine dell'emergenza sanitaria. Ma hanno una serie di idee da sostenere, consapevole di essere la terza industria del Paese e che solo di scommesse calcistiche l'Erario incassa circa 250 milioni di gettito fiscale. Dunque, la Lega chiederà per prima cosa che venga meno il divieto di sponsorizzazione delle imprese di betting (all'estero le società di scommesse non sono messe al bando come da noi) che produce, è la stima della Lega, una perdita in Italia di circa 100 milioni di euro. Dunque, i presidenti non chiederanno sgravi o agevolazioni fiscali ma un intervento netto per modificare la Legge Melandri a proposito della ripartizione dei diritti tv - molti presidenti considerano un cappio questa legge - della costruzione di nuovi stadi senza i vincoli attuali delle amministrazioni locali. Un piano Marshall del calcio italiano, insomma. 
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