De Laurentiis al Palazzo Reale:
«Sistema calcio da rifondare»

De Laurentiis al Palazzo Reale: «Sistema calcio da rifondare»
di Bruno Majorano
Giovedì 26 Maggio 2022, 07:00 - Ultimo agg. 13:05
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«Il calcio da cambiare», questo il titolo dell'incontro dedicato allo sport. Sul palco tre eccellenze del calcio italiano: il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, il presidente della Salernitana Danilo Iervolino e l'amministratore delegato dell'Inter Giuseppe Marotta. I due patron e il manager si sono passati la palla in maniera precisa, coordinati da Francesco De Luca.

«I ruoli istituzionali del mondo del calcio italiano sono ricoperti da persone che raramente hanno avuto a che fare con questo settore», attacca subito forte De Laurentiis. «Per questo non conoscono i problemi di una società di calcio, o fanno finta di conoscerli. Per loro ciò che conta è mettersi una medaglia istituzionale con la quale governare. Gravina in 3 anni e mezzo non ha fatto nulla, non possiamo aspettarci che faccia delle cose. Prima dell'arrivo della Vezzali, tutti i ministri dello sport hanno combinato solo disastri e guai. Lei, invece, è una campionessa che sa tirare di fioretto anche in un ambiente nel quale è entrata da poco e ci sta dando una mano. E poi fortunatamente abbiamo il presidente della Lega calcio Casini che è una persona capace di capire dove si deve intervenire dal punto di vista legislativo e avere rapporti con chi deve fare le modiche». Ma non solo. «C'è una posizione dominante assoluta della Uefa che condiziona tutto il movimento calcistico affinché possa crescere. L'Europa si mette la medaglia: fa tornei perché più ne fai, più ti allarghi alle nazioni, ed ogni nazione vale un voto. Allargando il giro accontentano tutti e noi stiamo a fare i pulcinella di questi signori». Alle parole di De Laurentiis ha replicato il presidente della Figc Gabriele Gravina: «A differenza di quanto afferma De Laurentiis, mi concentro sulle cose da fare per il bene del calcio italiano. In qualità di presidente federale non posso accettare che si inveisca in maniera irrispettosa verso istituzioni quali Governo, Uefa e Figc. Lo invito a proporre qualcosa di serio e concreto per contribuire anche lui allo sviluppo del nostro mondo. Ma d'altronde, come diceva Totò ognuno ha la faccia che ha, ma qualche volta si esagera».

Tornando al palco, ancora più pratico è l'ad dell'Inter Giuseppe Marotta, che va subito al punto del problema legato ad un calcio italiano che fatica terribilmente ad emergere in ambito internazionale. «Fino alla prima metà degli anni 2000 la serie A era l'Eldorado del calcio mondiale.

Oggi il nostro è un campionato di transizione. Noi all'Inter abbiamo avuto i casi di Lukaku e Hakimi che dopo un anno sono andati via. Questo perché non siamo stati pronti al cambiamento del sistema calcio. Dal modello del mecenatismo, quello con i grandi imprenditori cittadini che investivano nei club, non siamo passati al modello del business ovvero quello che valorizza i diritti dei media. In Inghilterra lo hanno capito prima e sono partiti prima con un prodotto altrettanto attraente grazie alla lungimiranza dei loro manager».

E a proposito di calcio inglese, di modello Premier e di esempi, è De Laurentiis a prendere la palla e rilanciare. «Il calcio inglese ha fatto dell'industria e dell'impresa la sua filosofia. Questo perché ha capito che il nostro referente è il tifoso. I nostri impianti non sono sicuri e non ci consentono di accogliere le famiglie e soprattutto i bambini. In Premier, dopo l'intervento con il pugno duro di Margaret Thatcher, la situazione è stata risolta e adesso loro sono il punto di riferimento». Su questo punto anche il presidente della Salernitana Danilo Iervolino si è accodato. «Dobbiamo assolutamente stigmatizzare ogni forma di violenza. Non ho la formula magica, ma se vogliamo continuare ad avere questo spettacolo c'è bisogno di un clima in cui famiglie e bambini vadano tranquillamente allo stadio. Educhiamo i tifosi a una sana competizione. Io sono sicuro che qui si gioca il calcio più competitivo e affascinante». 

 

Poi ancora. «Il calcio italiano è più bello e autentico d'Europa», dice il presidente della Salernitana Iervolino, che rilancia in ottica futura. «Ma ci sono anomalie. Siamo una sorta di media company nella quale la maggior parte de fatturato non dipende da noi ma dalla Lega che tratta per i diritti. Le squadre stanno convergendo sulla necessità di dare maggiore visione intenzionale. Le fortune delle piccole squadre dipendono dalla capacità di attrarre delle big». E per concludere una speranza per la prossima stagione della sua Salernitana. «Spero di arrivare e maggio 2023 con le coronarie meno consumate. Ci auguriamo un campionato più tranquillo: lo meritano la città e i tifosi». 

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