Aurelio De Laurentiis ha spesso ricordato, e talvolta anche con toni aspri, dov'era finito il glorioso Napoli prima del suo arrivo. Il fallimento del 2 agosto 2004, i successivi primi allenamenti sul campo dell'Hotel Ariston di Paestum dove non vi erano né maglie né palloni, le sofferenze in C. E ha contrapposto quella fase ai suoi successi sportivi e imprenditoriali, certificati dalla tredicesima consecutiva partecipazione alle coppe europee, conquistata da Spalletti e dagli azzurri con tre giornate di anticipo.
In un istituto scolastico di Caserta ha ricordato ancora una volta che la natura del manager deve prevalere su quella del tifoso affinché non si riviva l'incubo del passato, cioè il fallimento. «E con me il Napoli non fallirà mai». È una rassicurazione per i tifosi, ai quali tuttavia non può essere negato il diritto di sognare grandi colpi di mercato e una squadra che vinca lo scudetto, anche se l'obiettivo raggiunto quest'anno - il ritorno in Champions League - è un risultato da ritenere soddisfacente perché il ciclo di Spalletti è appena iniziato e il Napoli era ancora troppo simile a quello che con Gattuso era venuto meno proprio sul più bello. La mentalità e la forza - fisica e tecnica - di una squadra non si cambia in un anno.
Il fallimento di quasi 18 anni fa è un ricordo doloroso e per fortuna lontano. L'ultima pagina di un romanzo in cui vi erano state storie di trionfi e campioni e questo non va ricordato soltanto quando si celebra Maradona. Quel Napoli pagò un prezzo altissimo dopo il secondo scudetto perché iniziarono nel 1993 - a tre anni dal tricolore - le prime pesanti cessioni per iscriversi al campionato. Ma fu sempre un Napoli amatissimo dalla sua gente.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout