Il nuovo De Laurentiis e la rivincita
silenziosa del patron del Napoli

Il nuovo De Laurentiis e la rivincita silenziosa del patron del Napoli
di Pino Taormina
Martedì 25 Ottobre 2022, 08:15 - Ultimo agg. 17:02
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È sceso dal ring, Aurelio De Laurentiis. Si gode ogni momento di questo suo capolavoro costruito pezzo dopo pezzo, mettendo da parte i guantoni, avversari, punching ball. Con un low profile quasi innaturale, conoscendo il suo modo di interpretare il ruolo di presidente all'antica. È un nuovo mondo, fatto di pochi tweet e zero parole in pubblico. Dove, comunque, gli piace farsi vedere. E dove non nasconde la sua gioia per questa meravigliosa creatura che porta la sua firma: e allora eccolo sorridente all'Olimpico con Paolo Graziano, Costanzo Jannotti Pecci, Amedeo Acquaviva, e Giancarlo Carriero, i suoi ospiti, dopo la vittoria contro la Roma. E chissà se ha ripensato agli insulti al club per il mancato ingaggio di Dybala (che mai il Napoli ha cercato).

Eccolo che saluta il nuovo ministro della cultura Gennaro Sangiuliano come se lo stadio di Roma fosse il Maradona. De Laurentiis è cambiato, proprio come è cambiato il Napoli. Lo ha fatto sulla sua pelle, dopo aver sentito le bruciature per le offese che gli sono piombate addosso questa estate in maniera ancor più pesante rispetto al passato. Questo primo posto è la sua rivincita. Che lui si gode in silenzio, senza togliersi sassolini nelle scarpe, aspettando chissà quale momento. Piombando di tanto in tanto negli spogliatoi per salutare e complimentarsi con la squadra.



Non ha sbagliato una mossa, De Laurentiis. Ha iniziato con la scelta di Lorenzo Casini alla guida della Lega Calcio. Era lui (con Lotito) e nessun altro a spingere per la causa del capo di gabinetto del ministero della Cultura (il rivale era Abodi, ora ministro dello sport). E alla fine, uno alla volta, ha convinto i presidenti della serie A. Era da solo, due estati fa, a dire di no all'ingresso dei fondi nel calcio italiano, per non cedere governance a società esterne. Ha alzato un muro e alla fine i fondi hanno fatto retromarcia. Almeno per il momento. C'è lui dietro l'interessamento di Apple Tv alla serie A, dopo l'incontro con Tim Cook e quelli del suo entourage: magari non se ne farà nulla, ma non è un caso che il colosso Usa stia guardando all'Italia per entrare nella partita dei diritti tv della Serie A in vista del triennio 2024-2027. Non vince solo sul campo con questo Napoli che ha creato pezzo dopo pezzo, dopo averlo smantellato pezzo dopo pezzo, esattamente come lo ha costruito. E allora eccolo che stringe la mano a Gabriele Gravina, dopo che per mesi lo scontro con i vertici della Figc è stato acido, cruento. Poi la Federcalcio ha capito: meglio concedere a De Laurentiis più tempo per risolvere la questione della multiproprietà. E la pace è stata suggellata a Castel di Sangro, quando Gravina è stato ospite del patron azzurro nel ritiro del Napoli e poi allo stadio abruzzese per assistere a un'amichevole.

Aveva detto che si sarebbe spostato a Castel Volturno per far sentire di più la sua presenza. Ma ha capito che non c'è bisogno: c'è Edoardo, il figlio, a ricoprire il ruolo di suo referente nel quartier generale sul litorale domizio. C'è Giuntoli, il suo autorevole braccio armato sul mercato, che non è semplicemente un direttore sportivo. E allora non c'è bisogno di mettere in pratica quello che pensava di dover fare alla fine dell'ultimo campionato, ovvero spostarsi per più tempo nel quartier generale azzurro. Non va più in ritiro la sera prima, se vuole parlare con Spalletti lo chiama e basta. Un estate vissuta solo al lavoro, per trovare la quadratura a questo anno zero, alla prima stagione del post-Covid. Non ha perso tempo: non si è concesso deroghe a chi era in scadenza.

Quando ha ricevuto la mail degli avvocati di Mertens (la richiesta da 8 milioni di euro) ha capito che non c'erano margini. E ha voltato pagina senza sussulti del cuore. Per ogni pezzo che veniva meno, ha pensato a un sostituto. In linea con il Napoli. Ora sul carro che in estate era praticamente vuoto, salgono un po' tutti. Lui se la gode, in silenzio. Distante da tutti. Tranne ai pochi amici che lo seguono all'Olimpico e nella gare al Maradona.

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