Demme fuori almeno due mesi:
è una distorsione di terzo grado

Demme fuori almeno due mesi: è una distorsione di terzo grado
di Pino Taormina
Domenica 25 Luglio 2021, 10:30 - Ultimo agg. 26 Luglio, 08:30
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Inviato a Dimaro Folgarida 

Rivediamolo in altri tempi, questo Napoli. Tanto gli assenti sono talmente tanti che ci vuole poco per cambiare le cose. Vincono a malapena gli azzurri, con il gol di Osimhen (meno male che c'è sempre lui che già ne aveva già fatti quattro con la Bassa Aunania) mostrando qualche stento di troppo nella seconda amichevole in Val di Sole con la Pro Vercelli. Imprecisione, movimenti imperfetti qua e là in mezzo al campo e in ogni caso l'unica cosa che veramente deve preoccupare è l'infortunio di Demme: i primi accertamenti hanno diagnosticato un trauma distorsivo-contusivo al ginocchio. Diciamo che se fosse così servono almeno 40 giorni per tornare a giocare. Come minimo. Ma i timori sono altri, preoccupa il legamento, si teme la lesione. Ma solo oggi se ne saprà di più perché il centrocampista è atteso a Villa Stuart per un consulto d'urgenza con il professor Mariani, ortopedico di fiducia del club azzurro. Sono, insomma, ore di apprensione, proprio nell'ultimo giorno del ritiro di Dimaro Folgarida, prima fase della preparazione precampionato. 

 

L'amichevole è amichevole. Elmas ha un risentimento muscolare, quindi l'esperimento da sottopunta va rivisto. Spalletti piazza lì dietro a Osimhen il ritrovato Ounas che sembra quello tra gli azzurri a prendere più sul serio la partita. In realtà, ce ne sta pure un altro che non ha confuso le Dolomiti che circondano il campo con gli spalti di Wembley: ed è Comi che pensa bene di entrare tipo trattore su Demme e di mandarlo al tappeto. Vero, che nessuno ha voglia di fare la parte del capriolo, ma pure così è una discreta esagerazione. L'arbitro, che è il figlio dell'ex ministro Delrio, lo rimprovera e basta. La cosa che più interessava era limare il feeling tra Demme e Lobotka ma così già dopo 18 minuti pure questo test se ne va dritto in soffitta. Koulibaly è molto presente anche in fase di costruzione anche perché là davanti la Pro Vercelli è davvero a lungo quasi latitante, anche perché il suo carico di sette scudetti se lo porta addosso da quasi un secolo. Il Napoli trova il gol con Osimhen sugli sviluppi di un calcio d'angolo: anche perché la manovra degli azzurri non è che scivoli con chissà con quale limpidezza.

Inutile peraltro attendesi chissà cosa, in pomeriggi così: dunque, guai a battersi il petto. Ma guai pure a non prenderne atto. D'altronde, senza Insigne a sinistra (c'è il volenteroso Zedadka) la manovra è monotona nel senso che alternative alle verticalizzazioni per Osimhen non ce ne sono. 

 

Ci mette un po' di tempo prima di apportare qualche modifica Spalletti. Big Luciano resta quasi sempre in piedi davanti la sua panchina: urla quasi mai, ogni tanto si sbraccia ma i suoi suggerimenti e le sue indicazioni sono costanti per tutti. Certo, non una grande gioia per i suoi occhi. Il secondo tempo è a un ritmo ancora più basso, roba da parolacce in serie. Anche Osimhen col passare dei minuti diventa sempre più svogliato, anche se si infiamma (è attaccante dentro, c'è poco da fare) quando c'è la possibilità di far ancora gol (al 56' se ne divora uno su assist di Politano). Qualche cosa in più si vede nelle combinazioni tra Ounas e proprio Politano ma niente di stellare. A mezzora dalla fine, Big Luciano ne mette cinque in un colpo solo. Con Ciciretti che si ritrova, per questo, a fare la prima punta. Non succede molto, nel senso che qualche pericolo ancora lo crea il Napoli ai piemontesi. Zielinski appare in campo solo al 30'. 

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