Maradona junior argentino come papà:
«E adesso sogno di allenare a Baires»

Maradona junior argentino come papà: «E adesso sogno di allenare a Baires»
di Bruno Majorano
Giovedì 25 Marzo 2021, 08:02 - Ultimo agg. 18:39
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A settembre compirà 35 anni, ma oggi Diego Maradona Junior è pronto per un passo molto importante nella sua vita: diventare a tutti gli effetti un cittadino argentino. Giurerà presso il consolato a Roma e da quel momento avrà a tutti gli effetti la doppia cittadinanza: italiana (come la mamma) e argentina, come il papà che ci ha lasciato lo scorso 25 novembre.

 

Cosa rappresenta per lei questo momento?
«Un sogno che si avvera. Perché da sempre cullavo il desiderio di poter recuperare questa parte della mia identità. Sono sempre stato consapevole di essere napoletano al 50% e argentino all'altro 50. Ho radici lì, mio padre era argentino e ho parte della famiglia in quella nazione. Ecco perché desidero completare il mio percorso di identità».

Oggi, quindi, è il grande giorno...
«Andrò a Roma con mia moglie e i miei due bambini. Sono felice. Nella vita sono sempre stato testardo e ho centrato tutti gli obiettivo che mi sono posto, proprio come in questo caso».

In famiglia come è stata presa questa decisione?
«Mia moglie è molto contenta. È sempre stata al mio fianco in maniera esemplare in tutte le battaglie che ho intrapreso da quando la conosco. È una persona molto importante nella mia vita e mi appoggia».

E sua mamma, Cristiana Sinagra?
«Anche lei mi ha molto appoggiato e spronato fin dall'inizio».

La parte argentina della famiglia, invece?
«Sono sincero: la morte di papà ha segnato nel profondo tutti noi. È per questo un periodo nel quale parlo poco con i miei parenti argentini.

Ho parlato con zia Lilly qualche settimana fa, ma con gli altri poco. Ecco perché non ho ancora avuto il modo di farglielo sapere, ma sono certo che quando lo apprenderanno dalla stampa farà piacere a tutti. Come immagino a tutti gli argentini, visto che in questi mesi ho ricevuto tantissime manifestazioni di affetto».

A questo punto ha fatto anche qualche programma per il futuro?
«Di sicuro voglio continuare a fare quello che mi piace, ovvero lo speaker radiofonico come già sto facendo a Radio Crc, ma allo stesso tempo non accantono il mio sogno nel cassetto».

Che sarebbe?
«Fare l'allenatore di calcio. Ecco perché continuo ad aggiornarmi e a studiare per essere pronto un domani a prendere questa responsabilità di allenare una squadra».

Il dubbio è lecito: anche se la chiamata arrivasse dall'Argentina?
«Magari. Ne sarei più che orgoglioso. E poi in quel caso non avrei il cuore pensante».

Perché?
«In Argentina sono tifoso del River, ma accetterei di allenare anche altre squadre, cosa che in Italia mi sarebbe impossibile. Mi farebbe troppo male indossare una felpa diversa da quella del Napoli. Certo, mi rendo conto che il lavoro è lavoro, ma ad esempio alla Juve non ci andrei manco morto e lo ribadisco. Poi ovviamente rispetto il lavoro e so che va onorato chi ripone in me la sua fiducia».

Ma un domani lei con la sua famiglia si vede più a Napoli o in Argentina?
«Non ho mai pensato di andare via da Napoli per scelta personale, se mai dovesse essere sarà sempre e solo per motivi lavorativi». 

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