Cannavaro fa le carte al Napoli:
«Ma adesso è alle spalle delle big»

Cannavaro fa le carte al Napoli: «Ma adesso è alle spalle delle big»
di Pino Taormina
Lunedì 8 Agosto 2022, 08:16 - Ultimo agg. 16:42
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Fabio Cannavaro è il capitano dei capitani. Campione del mondo e Pallone d'Oro, ora alla fine del suo anno sabbatico e pronto a tuffarsi in una nuova avventura. Il campionato è alle porte e lui, la stella del nostro calcio, parla dell'anno zero del Napoli e fa le carte alla serie A.

Cannavaro, un coreano nella difesa del Napoli: se lo sarebbe mai immaginato?
«Non mi sorprende affatto. La scuola coreana è in crescita gigantesca e Kim giocava in Cina quando allenavo io lì: lo conosco bene, gli ho parlato spesso perché con me c'era un suo connazionale Ji-soo Park».

Infatti, ha detto che lei è uno dei suoi idoli?
«È rapido, alto, punta molto sulla sua fisicità. In certi versi, qualcosa di me ce l'ha pure. Come tutti i coreani è strutturato e disciplinato, perché lì sanno come educare le giovani promesse».

E pensare che vent'anni fa, la Corea del Sud ci eliminò dal Mondiale.
«Beh, come no? L'arbitraggio di Moreno è indimenticabile anche se andammo a casa per i gol che sbagliammo non certo per i suoi errori... Allora era impensabile poter credere che la nostra scuola di difensori sarebbe quasi sparita di scena. La colpa? Abbiamo iniziato a copiare gli altri, a pensare che quello che fanno altrove è meglio di quello che abbiamo sempre fatto in Italia».

Da capitano, dia un suggerimento a Di Lorenzo capitano?
«Io ho sempre creduto che conti l'esempio in campo. È lì che devi essere serio, carismatico, consapevole sempre di quello che fai. Quello che conta è il rispetto: che devi pretendere da tutti e che per avere devi dare a tutti. Ed è per questo che Di Lorenzo è il capitano perfetto».

Perché le prime sette della scorsa stagione non hanno cambiato allenatore?
«No, ha pesato la crisi economica. Ora le società prima di mandare via un tecnico ci pensano 5-10 volte, nessuno vuole due allenatori in busta paga. E poi quest'anno hanno la finestra di novembre per poterlo fare, nel caso...».

A proposito, Klopp dice che è una follia questo Mondiale in pieno inverno.
«Come tutte le cose nuove, spaventano. Ovvio, interrompere i campionati porterà a grandi sorprese. Ma io dico che è giusto adattarsi, è doveroso che la Fifa porti il campionato del mondo in giro e giocare in Qatar a giugno è impossibile».

Lei al posto di Mancini, le partite della Coppa del Mondo le guarderebbe?
«Io da italiano farei fatica a sedermi davanti alla tv. L'eliminazione è una ferita che mi porto ancora dentro da tifoso».

Tra 7 giorni prende il via il campionato. Da chi partiamo?
«Il Milan. Ha lo scudetto sul petto che dà entusiasmo e una euforia che può farlo volare. Poi l'Inter è forte, c'è Lukaku.

Anche se i cavalli di ritorno sono sempre una grande incognita. E io ne so qualcosa».

La Juventus si affida a Di Maria?
«È un genio, vede cose che gli altri non vedono. E attendo curioso Pogba».

Mourinho sembra scatenato.
«Ha esperienza con Dybala. Quando va alla guerra, non lo fa mai in maniera improvvisata. Prepara ogni cosa nei dettagli».

Ecco, il Napoli. Le è mai capitato di non sapere chi era il portiere a sette giorni dal via?
«No, e non è facile. Trovare portieri all'altezza è difficile. Vanno fatte prima delle scelte, è evidente che la società si è trovata spiazzata».

Che pensiero si è fatto di questa rifondazione in corso?
«Respiro l'insofferenza dei tifosi, non voglio neppure immaginare cosa succederà se il Napoli non dovesse partire con il piede giusto. Mancano un po' di gol... Lorenzo ne garantiva e Mertens pure dava un contributo che adesso non vedo. Kvara è un acquisto mirato. Devono avere forza e coraggio per far dimenticare il passato. Il Maradona ha bisogno di calciatori che sappiano accendere, infiammare i cuori. Come Osimhen».

Spalletti ha un solo anno di contratto, un handicap per chi è all'anno zero?
«Può esserlo un handicap, ma magari è uno stimolo perché deve far bene per dimostrare che è giusto che continui nel progetto».

Come vede il Napoli?
«Ora? Dietro alle altre, chiaramente. Il mercato è ancora lungo, però».

Ha preferito il saluto quasi in punta di piedi di Insigne o il video pieno di malinconia di Insigne?
«Lorenzo è andato via da bandiera vera, un esempio di come si lascia una squadra dopo tanti anni spettacolari. Per mia indole, preferisco l'addio di Lorenzo».

40 milioni per Raspadori, non è troppo?
«No, è il mercato. È il prezzo giusto».

Perché non allena?
«Mi dovevo rilassare dopo cinque anni difficili, la voglia c'è e ora ho una voglia matta di tornare in panchina. In Europa o ovunque mi chiamino».

Come vede la Salernitana del suo amico Iervolino?
«Ha entusiasmo, ma deve mettere a segno un colpo grosso...».

Cannavaro, le sarebbe piaciuto avere un arbitro donna?
«Quando giochi non vedi il sesso di chi ti arbitra. Vuoi solo che abbia personalità e sia bravo. È l'unica cosa che conta».

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