Fiorentina-Napoli nel segno di KK,
l'asso disarmante e mai disarmato

Fiorentina-Napoli nel segno di KK, l'asso disarmante e mai disarmato
di Marco Ciriello
Lunedì 4 Ottobre 2021, 07:00
3 Minuti di Lettura

Mai disarmato, sempre disarmante. Ecco la partita di Kalidou Koulibaly a Firenze. È l'uomo decisivo, soprattutto, in due frazioni di partita, quando la Fiorentina spinge, con i suoi bei numeri tattici e tecnici, trovando, però, la sua fermezza. Vlahovic diventa uno sciagurato che prova e riprova, Sottil viene portato alla disperazione, gli altri che provano ad affacciarsi dalle sue parti, o ci passano maledicendo quello spazio chiuso Bonaventura, González, Torreira battono il muso, calcisticamente e fisicamente. Quando Koulibaly ha questo tipo di concentrazione che si annoda alla perfetta forma fisica, i rapporti tra insidiante e insidiato non hanno storia, meglio dimenticarsi, slittare, scaricare il pallone, che provare a superarlo. Che sia a terra e allunghi il piedone, che sia in ripiegamento e scenda in scivolata, o che resti fermo a non farsi bere dalle finte e contro finte, a prescindere dal ritmo, Koulibaly vince i duelli, conquista il pallone e annulla i tentativi di ingresso in area, con una semplicità che è indigeribile e sanguinosa per gli avversari. La sua fermezza trasmette precarietà agli avversari che devono dribblarlo, per quanti tentativi faccia la Fiorentina trova sempre Koulibaly sulla strada, ed è una impresa eccezionale segnare, infatti accade una volta sola, su calcio d'angolo, e senza colpe per il difensore senegalese. Ha trent'anni, è maturo, sembrava che fosse il pezzo pregiato da cedere per il ripiegamento economico del Napoli, e invece è ancora una volta il calciatore che fa sospirare e credere, che illumina la fase difensiva e si permette anche dei lanci da centrocampista, il rompiscatole che interrompe le azioni d'accatto della squadra di Italiano, e l'uomo che pone rimedio quando un lato della linea difensiva traballa, quando uno spazio viene perduto, o un compagno cede di fiato o abbocca a una finta, un vero e proprio uomo in più, che amministra l'ultima parte di campo prima della porta di Ospina. È l'uomo delle certezze, con l'istinto del gol come abbiamo visto nelle gare passate e la capacità di rassicurare agendo, di spargere sicurezza anche solo camminando.

 

La vittoria è sua, perché difesa con intelligenza e conquistata dal reparto che dirige, con un altro difensore Rrahmani, Koulibaly è il vero insostituibile nel Napoli, e il solo pensiero della Coppa d'Africa mette i brividi, rispetto a questo andamento e a queste prestazioni.

Vederlo all'opera, in attesa, studio e poi azione fa pensare a un entomologo che infilza i suoi insetti, con una nonchalance che denuncia abitudine, al limite della noia. Eppure davanti aveva un attacco non conforme, che osava, che fino all'ultimo ha provato a pareggiare la partita, ma davanti alle sue entrate, alla sua facilità difensiva, all'elasticità raddrizzante nessuna delle punte fiorentine è riuscita a scompaginare gli equilibri che Koulibaly crea, dirige e gestisce. Freddezza, sorriso, entrata netta, i suoi falli sono sempre dovuti a situazioni estreme o involontari, la sua interpretazione dell'avversario è da samurai che cerca il pallone, che prova a passare tra due gocce d'acqua senza bagnarsi, e quando ci riesce è uno spettacolo anche per chi perde il pallone, perché oltre l'estetica ha l'uniformità d'azione e pensiero, una sublimazione fisica con il pallone al seguito, trofeo di caccia, conquistato a ripetizione, sottratto e allontanato, coccolato e poi regalato a una ala, a un centrocampista o addirittura a un altro attaccante. Di difensori atletici ce ne sono tanti, ma di difensori atletici con la sua precisione d'intervento, calma interiore e forza di testa: se ne contano su una mano sola.

© RIPRODUZIONE RISERVATA