Gattuso, che ama i detti antichi e i proverbi della saggezza popolare i quali, come è noto, non sbagliano mai, conoscerà sicuramente quello napoletano secondo cui «'a cammisa ca nun vo' sta cu ttè, stracciala!». Quando una cosa non va bene, insomma, non bisogna accanirsi per farla andare bene a tutti i costi. Bisogna accettare che essa non si accomoda perfettamente al nostro corpo e lasciarla andar via per indossare qualcosa di più comodo, che non ci faccia sembrare dei calamari mbuttunati. Questo, probabilmente, deve applicarsi anche al suo Napoli. Che, per la proprietà transitiva, diventa pure il nostro Napoli. Il Napoli di tutti. Ciò che non va bene, probabilmente, però, a questo punto non è né il modulo né gli schemi.
Quello che non va bene è la mentalità. Non si può andare a Genova e regalare due gol agli avversari. Non si può andare a Genova e prendere gol a difesa schierata. Non si può andare a Genova e prendere un palo e una traversa. Non si può andare a Genova e sbagliare due volte sotto porta. Non si può andare a Genova e cambiare bell'e buono mezza formazione. Non si può andare a Genova e prendersela con la sfortuna, il destino avverso, il veleno, il Var. Sì. Decisamente su Mario Rui c'era un rigore e probabilmente se l'arbitro lo avesse concesso (e il Napoli lo avesse capitalizzato) adesso staremmo festeggiando un pareggio. Ma questo è il Napoli! Questa è una squadra che non può ridursi a festeggiare di aver agguantato un punto in trasferta. La mentalità, diceva Rafa Benitez, non si compra al mercato. Bisogna averla. E se non ci sta bisogna formarla. A qualsiasi costo. Perché è vero che Gattuso non è Padre Pio ma nemmeno noi siamo tanti Santi Lazzari...