La maledetta solitudine di Giuliani,
il più vincente dei portieri azzurri

La maledetta solitudine di Giuliani, il più vincente dei portieri azzurri
Francesco De Lucadi Francesco De Luca
Mercoledì 2 Novembre 2022, 15:03
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E' stato il più vincente dei portieri del Napoli con la Coppa Uefa dell'89 e lo scudetto del '90. Ma Giuliano Giuliani, scomparso il 14 novembre del 1996 a soli 38 anni stroncato dall'Aids, è stato anche il calciatore più solo, con quello sguardo triste anche nei momenti di gioia. La sua storia breve e amara è stata raccontata da un suo tifoso, l'inviato del Corriere della Sera Paolo Tomaselli nel libro “Giuliano Giuliani, più solo di un portiere” (66ThA2ND, euro 16, pagg. 196).

Tomaselli pubblica un ricordo personalissimo: la copia della lettera che da bambino aveva inviato a Giuliano presso la sede del Verona, la squadra in cui giocava prima di trasferirsi a Napoli nel 1988. Non ebbe il tempo di incontrarlo per motivi professionali e anche per questo ha deciso di entrare nella storia di Giuliani a distanza di anni, raccogliendo da ottimo cronista tanto materiale e spunti di riflessione su un mondo che non è dorato e che, anzi, mostra spesso un lato perfido. Come il silenzio dei compagni negli ultimi anni di una tormentata vita.

Nato a Roma, Giuliano aveva vissuto da bambino ad Arezzo perché i genitori si erano separati. La madre era andata a vivere in Germania dove fu strangolata dal suo compagno squilibrato. Un dramma, il primo, profondissimo che aveva segnato questo ragazzo cresciuto nel Como di Ottavio Bianchi, che nei suoi occhi aveva saputo cogliere subito un misto di bontà e tristezza. Nello spogliatoio di campioni che lo accolse a Napoli nell'88 il portiere viveva quasi in un angolo, secondo i ricordi di Luciano Moggi, all'epoca suo dirigente.

Eppure, era un uomo vivace e dai mille interessi. Disegnava le sue maglie e quelle di illustri colleghi, ad esempio.

La sua storia prese una piega ancor più drammatica in occasione del matrimonio di Maradona a Buenos Aires nel novembre dell'89. Per i compagni scapolii c'era di tutto e di più. Mesi dopo, Giuliani fu assalito da una febbre fastidiosa. Fece i controlli: niente. Ma a distanza di tempo arrivò quella sentenza: Aids. Dove lo aveva contratto? In quei festini a Buenos Aires? Il rapporto col Napoli si chiuse due giorni dopo la conquista del secondo scudetto, il Primo maggio del '90, perché Ferlaino decise di non rinnovargli il contratto aprendo la porta a Giovanni Galli, portiere del Milan euromondiale. Le ragioni furono soltanto calcistiche?

Chiusa la carriera per un grave infortunio, Giuliani tentò di curarsi presso l'ospedale di Bologna, cercando di nascondere la malattia per rispetto verso la famiglia e perché temeva che non avrebbe trovato spazio nel mondo del calcio. Vi fu una società che gli affidò un incarico da osservatore. C'erano ex colleghi che non si avvicinavano a lui, quando lo incrociavano negi stadi, perché la voce dell'Aids circolava e questa fu la ferita più grande. Il libro di Tomaselli è l'omaggio a un uomo che ha sofferto troppo lontano dai riflettori e alla fine fu schiacciato dal dolore.

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