Insigne tuttofare dell'attacco
e il contratto non è un peso

Insigne tuttofare dell'attacco e il contratto non è un peso
di Pino Taormina
Martedì 31 Agosto 2021, 08:00 - Ultimo agg. 18:08
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Mancini sa che Insigne è fondamentale per qualsiasi Italia ha in mente. Così come lo sa Luciano Spalletti. Il campionato, ma anche il Mondiale in Qatar che sarà, probabilmente, l'ultima grande occasione per lui e quelli della sua generazione - per giocare da protagonista la coppa del mondo perché nell'edizione del 2026 avrà più di 35 anni. Dunque, Lorenzo c'è: altro che condizionato dal contratto che De Laurentiis ancora non ha deciso di discutere. A Coverciano si è ritrovato con gli azzurri campioni d'Europa: con Immobile e tanti altri non si sono mai persi di vista in queste settimane. Ma ieri è stato un bel ritrovarsi, perché la festa di Wembley e poi quella di Roma unirà per sempre questi ragazzi. Col Genoa è stato tutto: finte, galoppate, passaggi, assist, sorrisi, recuperi, sacrificio. A momenti scaricatore di porto, altre volte mago con la bacchetta magica. Spalletti non ha mai pensato che perdesse la sua allegria a causa del fatto che stia giocando con il contratto in scadenza. Novità non ce ne sono, su quel fronte che comunque è bollente. Bisogna avere pazienza: De Laurentiis non ne fa una questione di valore del suo capitano, ma adesso non può impegnare il bilancio del Napoli con un contratto pluriennale milionario. Insigne e il suo agente Pisacane sa che presto arriverà il momento del faccia a faccia, dell'incontro in cui si comincerà a discutere di qualcosa. Una sorta di primo round. Magari anche in cui si possa decidere di dirsi addio a fine stagione. Perché tutto è possibile, anche se l'idea può sembrare irreale: quel che conta è che ancora una volta Insigne ha però dato la prova della sua duttilità, pronto a moltiplicarsi e sempre al massimo. 

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A Genova il Napoli in attacco è stato quasi tutto Insigne. C'è poco da fare. È ancora protagonista, falso nove o sull'esterno dell'attacco. Leader di questo Napoli anche nei gesti. Solo nei gesti, visto che è dall'Europeo che non parla. Dopo aver sofferto con il Genoa il capitano e i suoi hanno inteso dimostrare di essere anche più squadra di prima. In caso di emergenza, Lorenzo si è reso sempre disponibile, ma a patto che questa non sia la regola. Anche con Mancini sarà la stessa cosa: occupa quel posto di centravanti solo quando c'è da dare una mano, perché quella non è la sua zona prediletta. La bellezza delle sue giocate, in ogni caso, conferma che certe qualità non si smarriscono, semmai si perfezionano, indipendentemente da dove si viene messi in campo. Il contratto non è una ferita, tanto sa che entro pochi mesi si farà luce sulla sua vicenda, in una maniera o un'altra. Ma Insigne farà di tutto, e con lui Pisacane, per trovare un punto di incontro tra due rette che ora appaiono parallele ma che non è detto che lo siano ancora a lungo. Le cose cambiano, soprattutto quelle del calcio. Intanto, Insigne ora si lancia nell'altra sua scommessa: la maglia numero 10 dell'Italia.

Da campione d'Europa. Fa impressione la sua duttilità e la sua disponibilità. Per Mancini e per Spalletti, come lo è stato anche per Gattuso. E un Insigne così, a parametro zero, troverà la fila ad attenderlo. Ma la partita con il Napoli non è ancora terminata. 

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