Insigne, Di Canio rivela il segreto:
«Senza tifosi gioca meglio»

Insigne, Di Canio rivela il segreto: «Senza tifosi gioca meglio»
di Francesco De Luca
Lunedì 17 Maggio 2021, 19:10
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Dietro alla straordinaria stagione di Insigne, che ha trascinato il Napoli a un passo dalla zona Champions con 19 reti (e ha colpito sette pali), c'è il sostegno di Gattuso, che già dall'inverno 2019 ha riabilitato il capitano, diventato quasi un peso per il suo predecessore Ancelotti. Ma non c'è solo questo. Il rapporto tra Lorenzo e una parte della tifoseria del San Paolo - quella che negli anni ha spesso messo nel mirino i calciatori napoletani - è stato difficile, con gesti di insofferenza del ragazzo di Frattamaggiore.

Il San Paolo, oggi Stadio Maradona, senza pubblico per la pandemia ha aiutato Insigne a giocare con maggiore tranquillità e a non avvertire il peso di un errore, che lui avverte di più perché capitano e napoletano. Ha potuto concentrarsi così esclusivamente sulla partita, sulla giocata più giusta, sulla perfezione di un tiro. Fondamentale il supporto di Gattuso e dei compagni. Le vittorie, poi, fanno tutto il resto: aiutano a superare anche le frizioni che inevitabilmente si creano in uno spogliatoio. L'“aiuto” dello stadio vuoto per Insigne è un elemento sottolineato da Paolo Di Canio, che il San Paolo pieno lo ha vissuto da azzurro per una stagione, quella '93-'94, chiusa con la qualificazione in Coppa Uefa grazie al suo gol all'ultima giornata a Foggia. Nel salotto di Sky Calcio Club l'ex attaccante ha detto: «Paradossalmente credo che a Insigne abbia fatto bene il Maradona vuoto perché ha un rapporto conflittuale con la sua città.

Profeta in patria è impossibile esserlo, lui fa grandi prestazioni ma appena ne fa una un po' così arriva qualche fischio. Devo dire che dopo il lockdown e soprattutto quest'anno gioca sereno, calcia in una maniera incredibile, non si dispera se sbaglia un rigore. Con il pubblico sarebbe stato diverso. Per questo in futuro l'amore sarà riversato in maniera diversa anche quando sbaglierà qualcosa». Già, il futuro. Ma sarà ancora qui il futuro di Lorenzo?

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