Insigne e il Napoli, troppi silenzi:
«Ne parliamo dopo l'Europeo»

Insigne e il Napoli, troppi silenzi: «Ne parliamo dopo l'Europeo»
di Pino Taormina
Giovedì 24 Giugno 2021, 07:00 - Ultimo agg. 18:40
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Il Napoli gioca con il fuoco. Forse, un gioco calcolato. Ma rischia davvero di restare con il cerino in mano. Le parole di Lorenzo Insigne, ieri nella conferenza dell'Italia, mettono il club azzurro sulla graticola, accendono i riflettori. «Penso solo a giocare l'Europeo, dopo c'è tempo per parlare con la società». Perché avrà pure in mente solo Wembley e l'Austria, ma tra De Laurentiis e Insigne c'è un silenzio pericoloso sul rinnovo di contratto. Appuntamenti non sono fissati. E la cosa non è un buon segnale. Il discorso è condizionato da una catena di rinvii. Il nodo principale rimane la tempistica della trattativa: quando inizieranno a parlare l'agente di Lorenzo e il club azzurro? E quanto il Napoli, con De Laurentiis che invoca austerity, può accontentare Insigne? Un motivo o un altro, il Napoli non ha mai aperto la trattativa in maniera formale per il prolungamento del contratto. Eppure, tra dodici mesi il fantasista che sta illuminando le notti magiche di Euro2020 andrà in scadenza. L'unica cosa che appare certa, in questo scenario assai nebuloso, è che Insigne non vuole iniziare la prossima stagione con un contratto in scadenza. Non gli va. Certo, ha un ingaggio importante (4,5 milioni) ma l'idea di dare il via alla stagione che poi porterà al Mondiale senza certezze contrattuali non gli va a genio. E dunque, l'estate sarà rovente: perché se non arriva l'offerta del Napoli, per la prima volta nella sua vita potrebbe anche ascoltare le sirene che arrivano da fuori. E che non erano poche prima, figurarsi adesso che ha la 10 dell'Italia e contro Turchia e Svizzera ha dimostrato il suo valore. 

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Sia chiaro, neppure Insigne attraverso Vincenzo Pisacane ha mai sollecitato un incontro per iniziare la discussione. Dunque, non si può dire certo che il dialogo sia complicato. Il dialogo sul rinnovo è a zero. Un silenzio, appunto, pericoloso. Ma, finito l'Europeo, è evidente che Insigne vuole che si inizi a parlare del suo futuro. E alla svelta. Vuole restare a Napoli. Ma non a ogni costo. Ascolterà l'offerta (se arriverà) di De Laurentiis, metterà su un piedistallo il club azzurro ma poi dovrà pure fare delle valutazioni. «Ma non è vero che vado alla Lazio, non è vero che Ciro Immobile fa da ds per portarmi lì, siamo amici e andremo pure al mare insieme ma di queste cose non parliamo», ha spiegato nella conferenza di Coverciano. I contatti tra il club azzurro e l'agente sono fermi, ma l'impressione è che possa essere il ritiro di Dimaro-Folgarida il posto dove iniziare a trattare. Intanto sul trentenne non mancano dei sondaggi convinti da parte delle big della Premier: Tottenham, Chelsea, Arsenal lo hanno seguito spesso dal vivo.

Ma nessuno ancora ha bussato alla porta del Napoli. Bisogna capire cosa farà Insigne davanti a una assai probabile offerta di prolungamento al ribasso di De Laurentiis (difficile pensare che il Napoli possa offrire altri 4,5 milioni a stagione): accetterà di restare per diventare una bandiera, visto che di fatto la nuova firma lo legherà praticamente fino alla fine della carriera al Napoli? Lui non ci pensa. Dice così, ed è difficile credere che non sia vero. In ogni caso, per il Napoli, Insigne viene sempre ritenuto incedibile. Ma se il mercato dovesse portare in dote una proposta sopra i 30 milioni di euro per il club azzurro si porrebbe una scelta molto delicata. In tal caso, De Laurentiis e Giuntoli sarebbero di fronte a un bivio: privilegiare le esigenze di Spalletti oppure ascoltare le sirene di un consistente incasso. Insigne svela anche che dopo Napoli-Verona ha scambiato dei messaggi con Gattuso: «Mi ha detto solo che ha avuto dei casini (con la Fiorentina, ndr)». Dovrà presto, il capitano del Napoli con la sua voce, spiegare ai tifosi i motivi di quella deludente prestazione. Il perché di quel calo proprio nella gara da vincere a ogni costo. Infine l'Austria. «La rispettiamo ma ovvio non ci fa paura. Corre molto anche quando perde palla. Ma noi dobbiamo pensare a fare quello che sappiamo fare. E basta. L'obiettivo è arrivare in finale, non solo superare il girone. Il calcio di Mancini è il mio habitat naturale. Viviamo una favola».

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