Insigne e Gattuso, cuori azzurri:
Lorenzo eguaglia il record di Sarri

Insigne e Gattuso, cuori azzurri: Lorenzo eguaglia il record di Sarri
di Pino Taormina
Mercoledì 12 Maggio 2021, 08:00 - Ultimo agg. 19:51
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È stato uno spettacolo d'arte varia, con momenti di totale appagamento per gli occhi e per l'anima. Come quando ti trovi ad aspettare come un bambino il giorno di Natale che diano la palla a Osimhen o a Insigne o a chiunque là davanti perché qualcosa succederà. «Napoli: 100 gol! Napoli, grande squadra». Nel silenzio (stampa) ci pensa De Laurentiis a dire il suo pensiero appena scocca il 90'. La manita all'Udinese dà gioia anche a lui, è al settimo cielo. È arrivato di corsa da Milano pur di salutare la squadra prima dell'inizio del match. È piombato nello spogliatoio, ha ripetuto come un mantra le parole magiche: «Champions, Champions, Champions, dobbiamo andare in Champions» è il suo grido di battaglia. E poi il patron ha preso parte a quella specie di rito che è la ola con cui Insigne e company lo coinvolgono e trasformano il presidente in una sorta di ragazzino. E a cui non si sottrae. 

 

Stavolta non dice bravo Gattuso nel suo tweet. Non c'è bisogno. È sottintenso: dietro ogni complimento c'è il lavoro di Rino. Ha visto le immagini di quell'abbraccio speciale tra lui e Insigne dopo il gol di Lorenzo. Un abbraccio in solitudine, in cui c'è tutto. Non ha ancora la sembianza di un saluto finale, non sembra il modo per rendere omaggio al tecnico che lo ha portato (per adesso) a eguagliare il suo primato di gol stagionali. C'è l'amicizia, la stima, l'affetto che solo il lavoro di ogni giorno può far nascere. Il riconoscimento di una leadership totale che ha del gruppo Napoli. Forse andrà via, chissà se questo è il destino o dietro quella gioia immensa che sta dando il suo Napoli, De Laurentiis non si convinca che è il caso di provarci, di tentate di colmare il solco che c'è tra lui e Ringhio.

Ma intanto mancano due partite, le ultime due. Gattuso commenta con i suoi, a bassa voce. C'è Giuntoli, il ds, il suo vice Pompilio e lo staff del tecnico calabrese in un clima di euforia. Forse è la prima volta che si lasciano andare un po' tutti così: «Ora la pressione è su chi dovrà vincere per forza». È una squadra che vola, che dà spettacolo, che vince e che non si ferma più. E che sta bene anche fisicamente. Ed era per questo che Gattuso non capiva perché c'era tutta quella tensione, tutte quelle anime in fermento. Vorrebbe parlare ma sa che non è neppure il caso di chiedere: il silenzio stampa è confermato. Per De Laurentiis è stata una giornata frenetica, prima a Milano dove ha incontrato gli altri 19 club della serie A per parlare di Fondi, diritti tv, stipendi da pagare e soprattutto della eventuale sanzione alla Juventus. «Aria buonissima, arcobaleno», stronca con ironia chi prova a strappargli un parere sulla riunione informale in un hotel di Milano. Aurelio De Laurentiis ci teneva tanto a prendere parte a questa discussione, motivo per cui ha disertato l'abituale presenza nelle ore precedenti la gara del Napoli. Di solito va in hotel a salutare la squadra in ritiro già la sera prima, ma stavolta no. È arrivato al Maradona appena in tempo per l'inizio del match, poco prima delle 20,30 con volo privato da Milano. Perché voleva sentire di persona il clima che c'è tra i club, spaccati su tutto. Da un lato il fronte delle sette sorelle che hanno chiesto la testa del presidente della Lega Dal Pino, dall'altro le società che invocano la riapertura del tavolo sui Fondi (e pare che in autunno se ne tornerà a parlare). Il clima è teso, in molti non hanno soldi per pagare gli stipendi, il Napoli è in regola ma entro il 31 maggio deve saldare due mensilità. Ma ieri al centro di tutto c'era la posizione della Juventus e della Superlega. È Cairo, patron del Torino, a fare la sintesi migliore. «La Juventus non mi sembra che abbia fatto ancora passi indietro». Con il Napoli che segue l'evoluzione. 

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