Il sogno proibito. Lorenzo Insigne con la maglia dell'Inter. Che il club neroazzurro sia sulle tracce dell'attaccante del Napoli è un po' come il segreto di Pulcinella. E non solo perché il contratto di Insigne è in scadenza e potrebbe firmare a zero già a partire da febbraio 2022, ma perché uno come il capitano del Napoli farebbe comodo un po' a tutta la serie A. D'altra parte è il numero 10 della Nazionale campione d'Europa e con la quale sogna di volare in Qatar nel 2022, e nel Napoli è uno degli uomini che sposta gli equilibri più di tutti.
L'Inter si è mossa sempre sotto traccia per Insigne. Mai un'offerta diretta al club, né un'offerta al giocatore tramite l'agente Vincenzo Pisacane che con i neroazzurri ha da sempre un rapporto di grande stima e collaborazione (D'Ambrosio è uno dei suoi assistiti ed è legato a doppio filo all'Inter). Eppure il corteggiamento c'è. È come se l'Inter fosse sempre alla finestra, in attesa che qualcosa si muova, che un segnale - seppur minimo - arrivi. Al momento nulla. Sul fronte Insigne, infatti, non c'è mai stato un vacillo o un abboccamento. Lorenzo è e resta il capitano del Napoli, senza se e senza ma. Certo, la corte di una big italiana ed europea come l'Inter è motivo di orgoglio per il napoletano che sa bene il valore di una squadra come quella neroazzurra e di una piazza come quella di Milano. Ecco perché quella di domani non potrà essere una partita come le altre per lui. Non solo dal punto di vista della classifica. Vincere (e convincere) al Meazza consentirebbe al suo Napoli di mettere l'Inter a meno 10: distanza di tutta sicurezza in vista del prosieguo di un campionato lungo e pieno di insidie. Ma non è tutto. Una prestazione convincente vorrebbe anche dire far aumentare la stima che già c'è da parte del club neroazzurro e perché no, pensare anche ad un'offerta vera e più gratificante in ottica futuro visto che al momento il Napoli non si è ancora fatto avanti per il rinnovo.
Una cosa è certa: Lorenzo ha una voglia matta di sorridere. Di ritrovare quel buon umore che in questa sosta con la Nazionale è evidentemente andato scemando. Sì, perché quella vista contro Svizzera e Irlanda del Nord non è stata l'Italia di «Ma quale dieta», non è stata l'Italia trascinante di Euro2020, non è stata l'Italia del «Tiraggir», non è stata l'Italia di Lorenzo Insigne. A Roma ha suggerito a Di Lorenzo il pallone del pari contro la Svizzera, mentre a Belfast non è riuscito con le sue giocate ad accendere la scintilla per travolgere gli irlandesi e mettere in cassaforte il pass per il Mondiale. Da qui a marzo - quando l'Italia tornerà in campo per i playoff decisivi - la testa sarà tutta rivolta al Napoli, certo, ma un pensierino, seppur minimo, non potrà non essere a quell'altra sfumatura azzurra, quella della Nazionale. È pur sempre il numero 10, l'uomo al quale Mancini ha affidato le chiavi dell'attacco dell'Italia, il jolly offensivo che da un momento all'altro può sbloccare le partite. In tutto questo c'è sempre aperto il discorso contratto.
Nessuna schiarita, ma nemmeno nessuna novità sul fronte rinnovo.