Non l'ha scampata, il Napoli. Non ha evitato il peggio. Il giudice sportivo ha dato ragione a chi diceva ad alta voce (la Juventus e il ministro Spadafora) e chi invece solo sussurrandolo (Dal Pino e Gravina) che la squadra azzurra non aveva rispettato il protocollo e che quindi avrebbe dovuto prendere le carte che le due Asl napoletane le avevano inviato intimando il divieto di prendere quel volo per Torino e buttarle nella spazzatura. Esatto, il Napoli doveva ignorare le disposizione dell'autorità sanitaria, magari cercare di imbarcarsi evitando i controlli ai gate di Capodichino e di Caselle e presentarsi allo Stadium, forse fischiettando, ignorando il rischio potenziale di un focolaio in corso. Insomma, 3-0 per la Juventus e palla al centro. Con il punto di penalizzazione, perché c'è stata una vera e propria rinuncia. Partiamo da un aspetto: il Napoli si aspettava la sconfitta in primo grado. E si attende un altro ko anche in sede di Corte sportiva d'appello (tempi brevissimi, sentenza entro un mese), dove il calcio proverà ancora una volta ad alzare il muro alle ingerenze delle Asl. La svolta che De Laurentiis si aspetta è al Coni, al Collegio di Garanzia, dove il presidente del Napoli confida in un ribaltamento di tutto, con le nuove indicazioni per il protocollo sanitario della Figc. C'è poi ancora il Tar. «Il Napoli da sempre rispetta le regole e la legge. Attende con fiducia l'esito dell'appello credendo fermamente nella Giustizia», il commento del club affidato a un tweet.
Una sentenza diversa avrebbe minato il sistema calcio. Il Napoli sottovoce lascia intendere che nelle motivazioni del giudice sportivo ci sono le premesse per la vittoria. Alcuni passaggi sono indicativi. La comunicazione della Asl Napoli 2 delle 14,13 del 4 ottobre, infatti, viene ritenuta di indubbio rilievo dal giudice. È quella in cui l'ufficio di prevenzione vieta, senza se e senza ma, che i calciatori possano lasciare l'isolamento domiciliare. Eppure il giudice considera che la partenza del Napoli, a quel punto era divenuta oggettivamente impossibile. Ma come? Se è di indubbio rilievo perché non la prende in considerazione nel suo giudizio? E cosa fa credere al giudice sportivo che il Napoli non aveva alcuna intenzione di partire per Torino, visto che il volo dura non più di un'ora e quindici minuti? Il giudice sottolinea come la società fin dalla sera precedente aveva proceduto a disdire il viaggio aereo programmato con apposito charter e che pertanto era oggettivamente divenuto impossibile sotto il profilo logistico-organizzativo arrivare in tempo. Ma De Laurentiis potrà dimostrare che il charter era a disposizione della società dopo che la Lega aveva confermato lo svolgimento del match.
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Il giudice Mastrandrea spiega che lui è chiamato a valutare «ai soli fini dell'applicazione delle normative federali».
La mannaia di Mastrandrea si abbatte pesante: «Quelli ricevuti dal Napoli sono chiarimenti e non ordinanze specifiche che appaiono compatibili con l'applicazione del protocollo Figc». E aggiunge: «Mentre i primi segnali che giungevano dalle autorità apparivano non ostativi alla effettuazione della trasferta, pur con tutte le precauzioni previste dal protocollo, solo successivamente nella nota delle 14,13 di domenica della Asl Na2 l'ordine dell'autorità assumeva valenza incidente». Ma non basta per avere la forza maggiore. Dunque, non c'è «una causa esterna oggettiva di impossibilità alla prestazione», ovvero l'ordine dell'autorità, perché la prestazione a dire del giudice era «da tempo unilateralmente rinunziata». Da qui l'inammissibilità del reclamo del Napoli. Che se le dovrà anche vedere con la Procura federale. È solo il primo round. E il Napoli non crede di essere finito all'angolo.