Quando a settembre nella sede del Milan, al Portello, Andrea Agnelli, presidente della Juventus, incontrò i vertici di Milan (il presidente Paolo Scaroni e l'ad Ivan Gazidis) e Inter (il presidente Steven Zhang e l'ad Alessandro Antonello), sembrava che la solita alleanza del Nord era pronta a un altro scacco matto. E invece nessuno aveva fatto i conti con le capacità di Aurelio De Laurentiis che, spalleggiato da Lotito, è riuscito a stringere lui, con Agnelli, un patto di ferro che ha portato il calcio italiano a una totale rivoluzione. Altro che fondi di private equity per la media company che la Lega aveva in mente di vendere per i diritti televisivi del campionato: è passato il piano di quel visionario di De Laurentiis che già la scorsa estate, solo contro tutti (compreso il partner di sempre, Lotito) aveva espresso la sua perplessità sull'ingresso dei fondi e sulla cessione della governance. «Se i club hanno bisogno di liquidità - diceva - andassero in banca a farsi fare dei prestiti. Ma non possiamo vendere il nostro futuro». E alla l'ha spuntata il patron del Napoli. Con Agnelli che lo ha seguito passo dopo passo. E la stessa cosa per la svolta storica dei diritti tv del prossimo triennio passati a Dazn: sempre De Laurentiis ha guidato la cordata che alla fine ha fatto cedere tutti gli altri, legati anche da vincoli di riconoscenza a Sky.
Insomma, decenni di inimicizia sono dimenticati. «Noi siamo la banda degli onesti» disse nell'estate del 2018 commentando lo scudetto finito alla Juventus. Ma mica solo questo: la Supercoppa di Pechino, lo sgarbo per l'ingaggio di Higuain e Sarri, l'arbitraggio di Orsato a San Siro nel 2018 sono pietre aguzze di una rivalità che divide, anzi spacca, ogni giorno il popolo dei tifosi. Ma non i due club. Ora uniti in ogni cosa. D'altronde, le ultime scintille risalgono a ottobre scorso quando Agnelli svelò di aver detto di no alla richiesta di De Laurentiis di spostare la sfida che andrà in scena oggi. E disse: «Noi le regole le rispettiamo».