Agnelli contro De Laurentiis,
quei cari nemici rivali per la coppa

Agnelli contro De Laurentiis, quei cari nemici rivali per la coppa
di Pino Taormina
Mercoledì 7 Aprile 2021, 08:00 - Ultimo agg. 18:49
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Quando a settembre nella sede del Milan, al Portello, Andrea Agnelli, presidente della Juventus, incontrò i vertici di Milan (il presidente Paolo Scaroni e l'ad Ivan Gazidis) e Inter (il presidente Steven Zhang e l'ad Alessandro Antonello), sembrava che la solita alleanza del Nord era pronta a un altro scacco matto. E invece nessuno aveva fatto i conti con le capacità di Aurelio De Laurentiis che, spalleggiato da Lotito, è riuscito a stringere lui, con Agnelli, un patto di ferro che ha portato il calcio italiano a una totale rivoluzione. Altro che fondi di private equity per la media company che la Lega aveva in mente di vendere per i diritti televisivi del campionato: è passato il piano di quel visionario di De Laurentiis che già la scorsa estate, solo contro tutti (compreso il partner di sempre, Lotito) aveva espresso la sua perplessità sull'ingresso dei fondi e sulla cessione della governance. «Se i club hanno bisogno di liquidità - diceva - andassero in banca a farsi fare dei prestiti. Ma non possiamo vendere il nostro futuro». E alla l'ha spuntata il patron del Napoli. Con Agnelli che lo ha seguito passo dopo passo. E la stessa cosa per la svolta storica dei diritti tv del prossimo triennio passati a Dazn: sempre De Laurentiis ha guidato la cordata che alla fine ha fatto cedere tutti gli altri, legati anche da vincoli di riconoscenza a Sky. 

Insomma, decenni di inimicizia sono dimenticati. «Noi siamo la banda degli onesti» disse nell'estate del 2018 commentando lo scudetto finito alla Juventus. Ma mica solo questo: la Supercoppa di Pechino, lo sgarbo per l'ingaggio di Higuain e Sarri, l'arbitraggio di Orsato a San Siro nel 2018 sono pietre aguzze di una rivalità che divide, anzi spacca, ogni giorno il popolo dei tifosi. Ma non i due club. Ora uniti in ogni cosa. D'altronde, le ultime scintille risalgono a ottobre scorso quando Agnelli svelò di aver detto di no alla richiesta di De Laurentiis di spostare la sfida che andrà in scena oggi. E disse: «Noi le regole le rispettiamo».

Ma poi, in nome dell'alleanza siglata, mai la Juventus si è poi costituita in giudizio per difendere il 3-0 a tavolino del giudice sportivo. Né in appello, né al Collegio di Garanzia del Coni. Per il Napoli, insomma, come calciare un rigore a porta vuota. Napoli e Juventus hanno stretto un'alleanza con vista sulla Lega e sull'Europa. E anche la visione della nuova Champions, con più partite, è figlia dell'asse Juventus-Napoli. Gli azzurri non hanno mai fatto il tifo per la SuperLega, anche perché se fosse stata a inviti avrebbe visto difficilmente la partecipazione del Napoli. In questi ultimi mesi, i rapporti di De Laurentiis con Andrea Agnelli si sono fatti più stretti anche perché i club italiani di vertice hanno iniziato a capire che la cosa migliore è fare cartello anche in un'ottica europea, perché è con l'Europa che si compete. Alle società di vertice, quindi Napoli e Juventus, ma anche Milan, Inter, Lazio e Fiorentina, conviene avere strategie comuni e visioni condivise sul piano commerciale e politico, mica rimanere separati da rivalità antiche e ormai antiquate che servono solo a indebolirsi, a fare i capponi di Renzo. Resta la rivalità per un posto in Champions: vitale per entrambi i club, mica solo per il Napoli. E anche ieri, il tweet del patron che sposa le parole di Guardiola che due giorni fa ha attaccato Uefa e Fifa (in riferimento alle nazionali) è anche la sintesi del nuovo asse Napoli-Juve, con i bianconeri a pezzi per il focolaio Italia. «È troppo, stanno uccidendo i calciatori. Sono esseri umani, non macchine». Il pensiero di Aurelio. Che infatti ha replicato: «Non si possono non tenere nella giusta considerazione i campionati nazionali e i relativi tifosi. Finalmente una persona intelligente e responsabile». 

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