De Laurentiis: «La mia sfida
con Osimhen, solista straordinario»

De Laurentiis: «La mia sfida con Osimhen, solista straordinario»
di PIno Taormina
Sabato 1 Agosto 2020, 09:18 - Ultimo agg. 14:11
7 Minuti di Lettura
Inviato a Capri

Aurelio De Laurentiis ha battuto se stesso. 80 milioni per un calciatore non li aveva mai pagati il Napoli nella sua storia. Un investimento che tradisce la sua voglia di tornare in alto, dopo una stagione dove la sfida al Barcellona può regalare, dopo la Coppa Italia, un'altra grande gioia. Sono appena passate le ore 16 quando annuncia l'acquisto di Osimhen dalla sua villa di Capri.
De Laurentiis, che giocatore ha preso il Napoli?
«Un ragazzo che è un solista straordinario, ma capace come pochi di mettersi al servizio della squadra. È giovane e quindi non bisogna mettergli fretta. Ma è un attaccante moderno, che mi ha colpito per le sue domande non calcistiche».
Una operazione da record.
«Dico le cifre, lo abbiamo pagato 80 milioni, 70 milioni in cinque anni e poi un bonus di 10 milioni. Guadagnerà 4 milioni netti, quindi è un affare da circa 100 milioni di euro. È stata una intuizione di Giuntoli e Gattuso che ne sono rimasti stregati. Io mi fido di loro, li ho seguiti. Il bello che Giuntoli non ha fatto altro che ripetermi: questa estate prima vendiamo e poi compriamo...».
È stata una trattativa lunghissima.
«Noi seguivamo anche Azmoun e Jovic, tant'è che qui era venuto giorni fa anche Ramadani per parlare. Due giorni dopo l'incontro con Osimhen qui da me a Capri, mi chiama Giuntoli e mi fa c'è un problema, i due agenti belgi che hanno chiuso con noi non ci sono più, il fratello di Victor li ha mandati via. E abbiamo ricominciato da capo, però convinti che non avremmo perso il calciatore, anche perché con Gerard (Lopez, il patron del Lille ndr) i rapporti sono buonissimi. Ma compilare contratti del genere richiede tempo e pazienza».
Le ricorda un colpo del passato?
«Nessuno. Ogni acquisto è diverso. I più belli sono stati quelli di Cavani e Higuain, condotti in prima persona. Gli altri più collegiali: questo è stato voluto da Gattuso. Vedremo se nella nostra rosa di attaccanti bisognerà fare altro tenendo conto che arriva Petagna».
Ma c'è stato un momento in cui ha pensato a Immobile?
«Mi piace molto. Sono due punte diverse, ai tempi del Pescara volevo prendere lui e Verratti assieme a Insigne. Per prendere lui dovrei vendere due terzi dei big anche perché con il monte ingaggi siamo arrivati a 150 milioni».
È contento se batte il record di gol di Higuian stasera al San Paolo?
«Certo, anche perché è di Torre Annunziata. Ma sempre a patto che sia il Napoli a vincere la partita».
A proposito di attaccanti, Milik può andare alla Juventus?
«Certo. Io vendo a chiunque, anche alla Juventus. Non ho problemi. Aspetto le offerte per lui. Da quando lo conosco gli dico di allungare il contratto, mi guarda e non favella e allora bisogna prendere atto che andrà via. Senza fare sconti a nessuno, però. Altrimenti resta qui e si dovrà guadagnare la considerazione di Gattuso».
Sarri il suo scudetto lo ha vinto alla Juventus.
«Lui è nel mio cuore e sono contento per Agnelli. Sarri ha fatto tre anni belli a Napoli, ha stupito l'Europa. Dal punto di vista della gestione della sua professionalità, avrei ragionato in diverso modo. Restando con me avrebbe rischiato meno che altrove: al Chelsea non è rimasto e alla Juve non si sa cosa succederà. Gli dico sempre grazie: ognuno di noi fa degli errori, lui ne ha fatti due o tre, ma è un problema suo. Peccato, fosse rimasto con noi ci avrebbe aiutato a vincere lo scudetto, ma lui non se l'è sentita. Si sarà ha detto: Me ne vado e resto nella storia del Napoli, chi me lo fa fare di rischiare?. È andato altrove, ma non credo che sia trovato bene come a Napoli».
E come si trova con Gattuso?
«Rino è un uomo straordinario, in un momento di emergenza complicata come quella che abbiamo vissuto ha dato massimo. La squadra si è stretta attorno a lui, perché ha autorevolezza e personalità, ma sa accarezzare fuori dal campo chi, tra i calciatori, ha bisogno di una parola amica. E mi colpisce con la sua umiltà. Mi dice: Sai, Aurelio, solo quando fai l'allenatore capisci cose che da calciatore non avresti mai capito. Ed è una lezione vera: perché nella vita non si smette mai di imparare».
 
 

I playoff per la serie A?
«Gravina ci sta pensando, forse i motivi sono determinati da ragioni di restringimento delle giornate alla luce degli Europei».
Il rinnovo di Gattuso è una priorità?
«Se si troverà bene il nostro matrimonio sarà lungo. Se non si sentirà garantito, non capisco perché dovrei trattenerlo. Per me è lui l'uomo che deve aprire questo ciclo. Un ciclo che sarà vincente. Poi decida lui fino a quando. Ma resterà fino al giorno in cui sentirà di avere aspirazioni e determinazione».
È arrivata l'estate dell'addio a Koulibaly?
«Mi dispiacerebbe se andasse via. Ma arriva un momento in cui bisogna per forza di cose separarsi. Ma i 90 milioni sul tavolo non ci sono ancora e bisogna anche capire quanto vogliono offrire anche al giocatore».
Tra sette giorni si giocherà a quanto pare a Barcellona?
«Alla Uefa fanno il gioco delle tre scimmie. Mi auguro per il bene che voglio alla Uefa che non succeda nulla, perché sennò si scatenerà l'inferno. Mi dà fastidio la superficialità con cui si lascia al destino qualcosa di importante come la salute. Le rose valgono miliardi. La Uefa si comporta come se fosse padrona di tutto. Se chiedo una risposta sulla situazione di Barcellona, loro sono evasivi. A marzo, prima dello stop la Uefa mi disse di prendere un aereo fino in Francia e da lì avrei poi dovuto proseguire in torpedone fino a Barcellona. Non avevano capito la gravità della situazione. Dopo due giorni chiusero tutto».
Cosa fare?
«Hanno organizzato le fasi finali in Portogallo e Germania, ma che ci vuole a spostare tutto lì? Ma con loro sbatti contro un muro, sono organizzati come quei collegi dell'Ottocento».
Partendo dall'1-1 ci sono buone possibilità di passare il turno?
«Sarà partita bellissima, non arriveranno spompati, la stanchezza di aver giocato ogni tre giorni spero non condizioni, spero che ci sia la forza dei nervi per supportare la forza fisica, hanno alcuni giorni per arrivare con la mente fresca. Il Barcellona ha dei fuoriclasse, è la partita con la P maiuscola, è come una sfida alla Juventus, eccitante, prendiamoci questa serata e giochiamocela a tutta. Andare lì per divertirsi e se si va con questa testa possiamo passare il turno».
 

Per il prossimo anno quale è l'obiettivo?
«Tornare in Champions. Per i tifosi soprattutto ma anche per i nostri conti, perché finiremo il bilancio in rosso. Questa volta però non prenderemo sotto gamba l'Europa League, è cambiata molto rispetto al passato e l'affronteremo con maggiore rispetto. Anche se io sono sempre per allargare la Champions».
Presidente, è molto impegnato in queste settimane nel progetto di autonomia del calcio italiano: è davvero convinto che una media company è meglio farla da soli?
«Quando Dal Pino ha voluto coinvolgere i famosi fondi ho pensato che fosse una bella idea così potevamo vedere il valore vero della nostra serie A. Sono cinque anni che i broadcaster dicono che costiamo troppo. A Milano giovedì ci sono state sette proposte: alcune mandate indietro come quelle di Mediapro e Wanda mentre poi ci sono stati tre fondi che si sono proposti come soci con private equity».
Lei quale pensa che sia la strada da seguire?
«Conoscendo i mercati uno per uno, 192 veri mercati nel mondo, sono andato a vedere le indagini fatte fino ad adesso e c'è una base di 144 milioni di appassionati tra Juve, Milan, Inter, Roma e Napoli. E tra questi sono sicuro che almeno 3 milioni sono pronti a comprare i nostri prodotti. Per me, non ha senso rivolgersi a un'agenzia perché questo non mi consente di avere rapporti diretti coi singoli Paesi. Abbiamo preso 360 milioni negli ultimi anni, se noi riusciamo a raggiungere questi ipotetici 3 milioni di tifosi all'estero allo stesso prezzo dell'Italia, ovvero 29,90 euro, siamo a già a 900 milioni ed è quello che ho spiegato agli altri. E cosa faccio? Lo faccio dall'Italia, attraverso l'uso delle piattaforme a cui do il prodotto calcio, col prezzo della Lega. La piattaforma tiene il 10 per cento e il resto lo dà alla Lega calcio. Io ho non solo il campionato ma anche la Coppa Italia, che viene pagata poco ma vale almeno 60 milioni. Penso a una raccolta pubblicitaria magari durante il Var, le voci di entrata sono tante. Prevedo 18 miliardi in 6 anni per il calcio italiano».
E gli altri presidenti?
«Tutti quanti inseguono una sola preoccupazione: come facciamo ad avere i soldi come anticipazione? Perché ci servono. Se il progetto è valido, poiché facciamo impresa, qualunque banca anticiperebbe».
Quale la reazione al progetto di autonomia?
«Alcuni hanno capito, altri pensano ad altre iniziative. La Lega non si è mai data una vera governance. La battaglia è una operazione di maturità».
Si è chiarito dopo la lite con la signora Fabri in Lega calcio?
«Mi spiace di aver risposto in maniera impropria e poco educata. Era una giornata di tensione per altre motivazioni. Conosco il suo valore e mi spiace che si sia sentita offesa. Mi scuso sinceramente».
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA