Luciano Spalletti al premio Andrea Fortunato: «Con noi c'è sempre Maradona»

«Ho allenato grandi calciatori, Kvaratskhelia mi ricorda Salah»

Luciano Spalletti a Roma con Franco Baresi
Luciano Spalletti a Roma con Franco Baresi
di Bruno Majorano
Martedì 14 Febbraio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 18:30
4 Minuti di Lettura

Il suo Napoli guarda tutto il resto della serie A dall'alto in basso. La vittoria di domenica sera contro la Cremonese ha ulteriormente consolidato il primato degli azzurri e di Luciano Spalletti che ieri mattina di buon'ora si è mosso alla volta di Roma per ritirare il premio Andrea Fortunato nel Salone d'onore del Coni. Durante la cerimonia, il presidente del Coni Giovanni Malagò si è alzato per andare a salutare Spalletti e i due hanno amichevolmente parlato per un po'. Qualche abbraccio, una pacca sulle spalle e una bella risata prima di salutarsi, anche perché in questo momento l'umore dell'allenatore del Napoli è alle stelle. Anche se Spalletti è il primo a non voler cantare vittoria in anticipo. «Non so se so gestire tutta questa passione e tutto questo amore che ricevo», ha detto commentando le sensazioni che si provano in questo momento storico da allenatore del Napoli. «Ma sta di fatto che noi abbiamo il dovere di restituire tutto l'amore per questo sport e la disponibilità per i nostri tifosi. E non parlo solo dei tifosi del Napoli. Ma ci vuole molta calma: abbiamo ancora del lavoro da fare da qui alla fine c'è ancora un numero di partite tale che non ci consente di avere distrazioni. E sono contento che la squadra abbia tutta questa voglia. Dobbiamo essere preparati al fatto che non sempre riusciremo a essere così leggeri e creativi da qui alla fine». Già dopo la vittoria sulla Cremonese aveva fatto capire che al Napoli servirà stare sempre sulla corda. «Se non diamo il massimo non riusciamo a essere una squadra forte. Se entriamo in campo con un atteggiamento un po' presuntuoso e convinti che ci sia data d'ufficio la vittoria, pagheremo i nostri errori. Ecco perché dobbiamo essere immersi nella sfida. Lo ripeto ancora una volta: dobbiamo distruggerci per il risultato. E da questo punto di vista porto l'esempio dell'azione del raddoppio contro la Cremonese. Kim ha messo la testa su quella palla che stava uscendo». Dal palco provano a provocarlo sulla questione scudetto chiedendogli come si fa ad arricchire il suo palmares e Spalletti si libera della marcatura con una battuta. «Se voglio arricchire il palmares su questo palco basta che chiamiamo anche Franco Baresi che qualcosina l'ha vinta anche lui».

Ma questo Napoli oltre a essere vincente è anche bello, motivo per il quale ha incantato tutta Europa.

E allora è proprio Spalletti a svelare un piccolo segreto della sua squadra. «Maradona ce l'abbiamo dentro. Sempre. Innanzitutto quando usciamo dallo spogliatoio del nostro stadio, perché c'è la statua e tutti andiamo lì a toccarla. Perché lo vogliamo portare nella qualità della nostra squadra. Maradona ha vinto facendo un gioco bello e di qualità, un tipo di gioco che piace agli sportivi e noi vogliamo cercare di assomigliargli il più possibile».

Video

A proposito di bellezza e di obiettivi, il Napoli di Spalletti è ancora in corsa anche in Champions League dove la prossima settimana sarà impegnato nella gara di andata degli ottavi in casa dell'Eintracht Francoforte. I tedeschi sono stati travolti domenica pomeriggio in campionato dal Colonia (3-0), ma Spalletti non ha alcuna intenzione di abbassare la guardia. «L'Eintracht è forte tanto quanto noi», replica secco. «Lo abbiamo studiato molto bene e sappiamo che sarà una sfida difficilissima». Quindi, mettendo ordine: Champions League, ma anche campionato, perché lo scudetto resta l'obiettivo principale del Napoli. E se Spalletti si guarda indietro non si rimprovera nulla. «Ho allenato tante squadre forti e ho avuto una carriera esaltantissima. Lo dico perché per me è sempre un'emozione fare l'allenatore, sentire gli odori dell'erba e dello spogliatoio. Ecco perché non ho rimorsi e vivrò bene perché ho dedicato una vita a questo sport e continuerò a farlo. Quando si fa così diventa più facile accettare gli eventi futuri». A proposito di passato. «Ho allenato grandissimi calciatori e devo ammettere che Kvaratskhelia ha una sensibilità nell'accarezzare la palla che raramente si ritrova altrove. Se dovessi fare un paragone, direi che Salah aveva questa qualità nello stretto e nel pungere la porta». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA