I gol di Osimhen. Gli assist di Kvara. Le geometrie di Lobotka. Il muro che alzano Kim e Rrahmani. Ma dietro ai successi del Napoli c'è anzitutto il rapporto tra la squadra e la città, il feeling che finalmente si è (ri)creato con la tifoseria dopo un'estate difficile, con i fischi nella piazza di Dimaro in occasione della presentazione degli azzurri e con il presidente De Laurentiis obbligato a restare in albergo durante i due ritiri per evitare le contestazioni.
Il senso di questo rapporto è stato spiegato nel modo più giusto da Matteo Politano dopo la vittoria della Nazionale a Malta, alla fine di quella partita giocata bene dall'esterno preferito dal ct Mancini a Berardi. «Di Napoli ti innamori ed è difficile staccartene». Certo, i giocatori sono professionisti, vanno e vengono, proprio come gli allenatori. Ma giocatori e allenatori riescono ad andare oltre la rigidità del rapporto contrattuale ed entrano nell'anima di una città. Così come è accaduto a Spalletti e, evidentemente, anche a Politano, che un'estate fa aveva pensato di chiudere il rapporto perché insoddisfatto del minutaggio concesso dall'allenatore. Il ballottaggio con Lozano prosegue, tuttavia deve essere cambiata la visione di Matteo. Grazie a Napoli e a questa straordinaria stagione che ha coinvolto tutti gli azzurri. Spalletti è stato bravo appunto a far sentire protagonista anche un calciatore che gioca venti minuti.
Chi arriva a Napoli per fare un racconto della lunga e felice attesa per lo scudetto - sembra quasi l'emozione che precede la nascita di un figlio e ormai siamo arrivati alle ultime settimane - deve osservare gli striscioni, i drappi e i cartonati dei giocatori in tutte le piazze. Ma deve soprattutto partire da quella considerazione di Politano: «Di Napoli ti innamori». Ed ecco perché vincere qui è sempre più bello.
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