Insigne ha giocato quasi per intero le 15 partite disputate con la Nazionale da quando c'è Mancini in panchina. E, nelle occasioni in cui è stato sostituito, è rimasto in campo almeno per 72'. C'è un feeling speciale tra questi due 10 - nell'Italia, infatti, Lorenzo porta sulle spalle questo numero che è stato messo in bacheca dal Napoli poco più di vent'anni fa in onore di Maradona - e lo ha ribadito lo stesso commissario tecnico in una intervista alla Gazzetta dello Sport: «Per noi Lorenzo è unico. Per il ruolo di raccordo, per come lega la squadra è il giocatore meno sostituibile». Ecco perché non solo è puntualmente convocato, ma non viene mai tirato fuori dal Mancio al contrario di quanto è spesso accaduto a Napoli, con momenti di tensione: quante volte una parte della tifoseria lo ha fischiato ingiustamente al San Paolo?
Mancini punta sempre e a occhi chiusi sul capitano del Napoli perché, esattamente come un grande 10, è imprevedibile con i suoi movimenti e i suoi tocchi. Peraltro, Insigne riesce ad essere più brillante in Nazionale perché meno pressato dal lavoro in fase difensiva, da coperture che nel Napoli a lungo andare possono affaticarlo: spesso e volentieri arretra fino alla sua area di rigore.
Prima della missione Europa e del suo trentesimo compleanno (4 giugno), Insigne e l'agente Pisacane si confronteranno con il presidente De Laurentiis e l'amministratore delegato Chiavelli sul prolungamento del contratto, che scade il 30 giugno 2022. L'idea del capitano è chiarissima: continuare e chiudere la carriera in azzurro, orgoglioso di portare quella fascia sul braccio. Ma a quali condizioni economiche? Si ragionerà su un aumento dell'attuale stipendio di 4,6 milioni che potrebbe portare Insigne ad essere l'azzurro più pagato (attualmente è Koulibaly, 6 milioni).