Giampiero Boniperti è stato la Bandiera, esempio di assoluta fedeltà da calciatore e dirigente a un club, l'amatissima Juve dalla quale si era progressivamente distaccato negli anni '90 e non per una questione di età. Non condivideva - non poteva condividerli - gli atteggiamenti della Triade Giraudo-Moggi-Bettega, che sarebbe stata messa sotto inchiesta dalla magistratura napoletana per Calciopoli. E' stato un avversario leale del Napoli, come l'Avvocato Gianni Agnelli che si presentò negli spogliatoi del Comunale di Torino il 9 novembre dell'86 per fare i complimenti a Diego Armando Maradona, capitano della squadra che aveva appena battuto i bianconeri per 3-1. Sussurrò: «Penso che quest'anno lo scudetto lo vincerete voi».
Già, Maradona. Il grande cruccio di Agnelli. Nel 1979 era arrivata al presidente Boniperti una segnalazione su quel ragazzo, peraltro già scoperto da Gianni Di Marzio, allenatore del Napoli, un anno prima ma non era stato possibile tesserarlo perché le frontiere erano chiuse.
Sbarcato a Napoli, Maradona scoprì quanto forte fosse la rivalità tra gli azzurri e i bianconeri. «I tifosi non mi chiesero di vincere lo scudetto ma di battere la Juve». E una vittoria sulla Juve, con la conquista della Supercoppa italiana il 1° settembre del '90, sancì l'ultimo trionfo di Diego da capitano del Napoli. Anni dopo, quando Higuain firmò per la Juve, lo criticò: «Io non sarei mai andato alla Juve. Io non ho mai tradito». Certo, se Boniperti non lo avesse “bocciato” la storia sarebbe stata diversa. Per la Juve e, soprattutto, il Napoli.