Maradona, quel sorriso triste
nel compleanno di un anno fa

Maradona, quel sorriso triste nel compleanno di un anno fa
di Francesco De Luca
Venerdì 29 Ottobre 2021, 21:55 - Ultimo agg. 30 Ottobre, 08:52
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Il suo ultimo sorriso triste su un campo di calcio, quello del Gimnasia La Plata, la squadra che allenava. Era il 30 ottobre 2020, il giorno dei sessant'anni di Diego Armando Maradona. Una festa che non fu una festa perché si presentò con lo sguardo assente e camminando a fatica davanti ai suoi dirigenti e ai suoi tifosi per ricevere una targa, assistere all'accensione dei fuochi artificiali e al taglio di una torta. Lui che aveva dato felicità al mondo era triste perché - ha raccontato Maxi Pomargo, suo assistente personale, ai magistrati titolari dell'inchiesta sulla morte del Pibe - «avrebbe voluto organizzare un pranzo con tutti i suoi figli». Soffriva perché era curato male e assistito peggio, nella sua casa circolavano alcol e marijuana come hanno accertato i pm della procura di San Isidro. 

Maradona, quel giorno, ci colpì al cuore. La mascherina gli copriva il viso deformato dall'abuso di alcol e psicofarmarci, da una vita che continuava ad essere dissoluta anche se viveva chiuso in un appartamento per la paura del Covid. Si fece coraggio ed abbracciò El Chiqui Tapia, presidente della Federcalcio argentina, e lo showman Marcelo Tinelli, presidente della Lega professionistica. Ringraziò il presidente del Gimnasia, Gabriel Pellegrino, che aveva deciso di rinnovargli il contratto fino al 2021 perché «così voleva la tifoseria».

Ma lui sapeva che quel rapporto non poteva continuare. Non c'entravano i risultati. «Diego non aveva più allegria», avrebbe spiegato Pellegrino. 

 

Tornato a casa, dopo la cerimonia sul campo del Gimnasia, scattò qualche foto, un brindisi dedicato a tutto il mondo, il mondo dei suoi tifosi. Il cellullare squillava a vuoto perché nascosto da chi frequentava quell'appartamento a La Plata: chi coordinava l'entorno, l'ennesimo clan che accompagnava Maradona, non voleva che familiari e amici avessero contatti. Nessuno doveva sentire la sua voce affaticata, coglierne anche se da lontano la grave realtà della situazione di salute. Tutti comunque seppero a distanza di pochi giorni da quel 30 ottobre, quando si ricoverò nella clinica Olivos per essere operato alla testa. Sarebbe morto il 25 novembre. Da solo in una stanza dello spoglio appartamento di Tigre dove lo portarono le figlie Dalma e Gianinna dopo l'intervento. Da solo lui che aveva riempito gli stadi e le piazze.

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