Mertens e il Napoli, un amore
che vale 19 milioni: no al bonus

Mertens e il Napoli, un amore che vale 19 milioni: no al bonus
di Pino Taormina
Giovedì 27 Febbraio 2020, 06:55
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L’uomo dei 121 gol non fa neppure in tempo a far festa con i compagni. Ieri mattina, a Castel Volturno, se ne è stato per conto suo a fare i conti con la distorsione alla caviglia che lo terrà fermo per almeno 7 giorni. Con una chiamata dalla Spagna, dove è in ritiro con il Dalian in attesa che vi sia una schiarita sull’inizio del campionato cinese, Marek Hamsik si è voluto complimentare. «Era meglio se te ne andavi prima», gli dice scherzando ma non nascondendo che a quel record tiene anche lui. Eccome. 121 gol per l’uomo che ha fatto breccia nel cuore di ogni allenatore. Anche con Gattuso non è stato semplice: perché all’inizio il belga era una specie di aventiniano, l’uomo che era stato tra i leader della rivolto del 5 novembre. Ma Rino è riuscito a redimere anche lui, riportare il sorriso, come riuscì a fare anche Sarri dopo averlo relegato per una stagione intera in panchina, a recitare la parte del vice-Insigne. 

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IL RINNOVO
Seguire il denaro, come suggeriva la gola profonda del Watergate. E allora, l’offerta del Napoli e di De Laurentiis non è poi così da buttare via: altri 3,5 milioni di euro all’anno, fino al 2022. Ora ne guadagna 4. Non male. L’uomo dei 121 gol non è un tipo così semplice come appare: nella sua scelta deve valutare il peso dell’orgoglio ferito, dell’egolatria. Il discorso delle «marchette» cinesi fatto da De Laurentiis mica gli è piaciuto, anche se in questi mesi i due hanno parlato almeno due volte, faccia a faccia, chiarendosi. Lo scenario di Mertens è cambiato: lui al Napoli vuole restare. Ma pone delle condizioni: la più importante prevede che al momento della firma del prolungamento (eventuale) incassi a titolo di bonus 5,5 milioni di euro. D’altronde, come ha fatto Haaland poche settimane fa prima di firmare con il Borussia Dortmund (e lì i milioni erano 15). Insomma, lo scenario è un po’ più definito. Con una minaccia vera. Che si chiama l’Inter. Mertens vuole restare in Italia ed è affascinato dalla corte fatta da Marotta. Un corteggiamento ancora in punta di piedi, nessun vero affondo: ma una certezza, ovvero Mertens aspetterà il Napoli ancora un po’. Diciamo un mese. Poi si sentirà libero di andare altrove.

PASSI AVANTI
Sì, Mertens ha fatto sapere al ds Giuntoli che è pronto ad abbassare il suo ingaggio (nella parte fissa) e anche ridurre la richiesta dei 5,5 milioni di bonus che De Laurentiis considera inaccettabile. E Giuntoli ha anche lui fatto un’apertura, nel senso che ha dato una disponibilità del Napoli ad alzare la propria offerta. Insomma, distanze ridotte ma sempre distanze. Certo, farebbe effetto vedere perdere a parametro zero un calciatore che, nonostante i 33 anni, ha una valutazione di almeno 25 milioni. Vista la situazione in campionato, De Laurentiis non aveva particolare fretta. Ma ora occorre gettare le basi per la prossima stagione. Mertens può far parte del progetto? Diciamo che l’idea è di una rivoluzione che deve partire proprio dai senatori (oltre al belga, Allan e Callejon) ma forse l’unico per cui c’è una pausa di riflessione, forse un ripensamento, è proprio per Dries. Insomma, il Napoli riflette. Perché di questi tempi perdere uno come lui non è certo semplice. Il gol al Barcellona, il record a braccetto con Hamsik. Centoventuno volte Mertens. L’uomo amato da tutti gli allenatori: 3 gol (in 8 gare) con Gattuso; 28 gol (in 67 partite) con Ancelotti; 67 gol (in 135 match) con Sarri; 23 reti in 98 gare con Benitez. Nessuno ce ne voglia, ma la verità è che il Dries di Sarri e di Gattuso, quello riveduto e corretto, è uno dei centravanti più bravi al mondo. Un finalizzatore come nessun altro. Finalizzatore, e non solo trascinatore. Magari nell’anno e mezzo di Ancelotti, De Laurentiis ha pensato di poter fare a meno di un Mertens così. Ma se nel futuro c’è il 4-3-3 e ancora Gattuso, impossibile farsi sfuggire uno che segna e incide come il belga. Ed è il momento di decidere. Per non rischiare di restare con il cerino in mano. 
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