Napoli, Ancelotti trema:
ADL chiama Allegri e Spalletti

Napoli, Ancelotti trema: ADL chiama Allegri e Spalletti
di Pino Taormina
Lunedì 9 Dicembre 2019, 07:00 - Ultimo agg. 10:39
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Dall'alto dei suoi trionfi e dal basso della sua classifica, oggi Carlo Ancelotti, alla vigilia della gara con il Genk, ribadirà di essere convinto di poter tirare fuori dalla secche il Napoli. Magari è solo una bugia, magari ci crede sul serio di avere una ricetta per uscire dalla crisi. Ma sa anche, lo sa bene, che De Laurentiis sta vivendo una fase di grande tumulto e riflessione. E che ieri è culminata in una doppia telefonata: la prima ad Allegri e la seconda a Spalletti. Nessuno dei due ha dato la propria disponibilità. Aggiungiamo: al momento. E anche Gattuso è molto più vicino alla Fiorentina che al Napoli (con cui i contatti sono stati molto alla larga). Dunque, situazione che più ingarbugliata non c'è. Servirebbe un traghettatore, un Caronte. Ma chi? Reja, Prandelli? De Laurentiis si interroga. Se Ancelotti si dimettesse, lui accetterebbe le dimissioni. E questo è un passo non di poco conto per spiegare la delusione e l'ira del presidente del Napoli. Sono ore di fibrillazione per lui e domani sera tutto può davvero succedere. Davvero tutto. Ovviamente, inutile sottolineare che la sciagurata ipotesi del mancato passaggio agli ottavi di Champions porterebbe all'esonero immediato. Ma le dimissioni del Re di Coppe non vanno escluse del tutto, anche perché con l'Udinese il Napoli non ha mostrato segnali di riscossa. Lui dirà ancora che è una ipotesi che non prende in considerazione ma andare via è un pensiero che inizia a sfiorarlo.

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I punti che hanno fatto saltare ogni cosa sono tanti: Ancelotti punta il dito sulla mentalità che la squadra non ha, i calciatori accusano i metodi blandi degli allenamenti, invocano più durezza, un modulo diverso. Poi ci sono le multe, la questione delle sanzioni: i segnali di crisi sono precedenti l'ammutinamento della notte con il Salisburgo, ma esplodono in quelle ore. De Laurentiis ha forse sottovalutato la reazione emotiva della squadra ed è stata del tutto inutile la promessa di azzerare tutto in caso di striscia positiva fino a Natale. Non è successo nulla. I giocatori invocano un atto concreto. Lo farà? La risposta ora è no. Certo, tutti hanno le loro colpe ed è per questo che De Laurentiis tentenna sull'esonero: vero, mai come in queste ore, fa sentire la sua presenza con continue telefonate, in cui interroga i suoi collabotatori, ma sa bene che uno spogliatoio in queste condizioni è una trappola per chiunque. De Laurentiis pensa che i mali della squadra sono talmente endemici che con un altro la situazione non cambierebbe. Ed è per questo che prende tempo. Visto che Ancelotti già costa tanto, lo caccerà solo se sarà costretto, anche se è profondamente amareggiato. Il punto è che nessuno fa mea culpa: i calciatori, Ancelotti e il suo staff e lo stesso De Laurentiis e la sua gestione a distanza del club, senza avere dirigente con le deleghe a prendere decisioni. Ecco, in questa condizione, la colpa è sempre di qualcun altro. Ma l'1-1 di sabato fa precipitare ancora più giù il Napoli, sempre più giù. C'è solo aria, e un nulla cosmico. Sono quelle nove partite senza vittoria (sette in campionato) che non danno pace. Per questo, subito dopo il pari con l'Udinese, sono tornate a circolare voci di esonero di Ancelotti, o addirittura di sue dimissioni. Nulla di tutto ciò, per ora. Ma non è escluso che mercoledì De Laurentiis e Ancelotti si parlino, che abbiano un faccia a faccia e non solo una chiacchiera al telefono. Magari per decidere insieme cosa sia più giusto fare. Domani il presidente potrebbe essere al San Paolo per la festa di Hamsik (c'è anche Eddy Reja). Una presenza non ancora confermata: in Questura, dicono che farà sapere oggi se andrà al San Paolo per la gara di Champions. La Digos vuole essere informata in anticipo, visto il clima di contestazione del tifo organizzato per i numerosi daspo ai tifosi delle curve.

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Ancelotti sente il rumore dei nemici: le voci di addio avvelenano questi giorni di passione, di panchina sbullonata. Ora gli tocca essere incudine. Un ruolo inedito, che non conosce. Il ds Giuntoli sta nel mezzo, tra De Laurentiis e Ancelotti. Di sicuro arrivare a gennaio con Ancelotti e provare a sistemare le cose con il mercato non è un'opzione che il patron azzurro gradisce. L'ideale, per lui, è che arrivino segnali di riscossa per poter chiudere questa assurda stagione con Ancelotti e poi liquidarlo (questa è l'unica certezza di questa situazione) a maggio. Per poter poi iniziare un nuovo ciclo. Ma in queste ore la situazione appare precipitare: o i giocatori fanno quadrato attorno ad Ancelotti o l'avventura azzurra del leader calmo sarà al capolinea. Resterebbe solo da definire la formula del divorzio.
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