Napoli-Atalanta, nel catenaccione
sono tornate le scivolate di Kalidou

Napoli-Atalanta, nel catenaccione sono tornate le scivolate di Kalidou
di Marco Ciriello
Giovedì 4 Febbraio 2021, 08:02
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A ricercare la sostanza di una partita brutta non si può che salvare solo Kalidou Koulibaly. L'unico a uscire dal pantano, a giocare a tutto campo, provando anche a pensare. È tornato a fare le scivolate in cui un tempo tutta Napoli credeva, come a Milano anni fa ci si specchiava in quelle di Paolo Maldini. Ha tenuto sostanzialmente le discese dell'inglesissima Atalanta di Gasperini: molta foga, tanta corsa e pochi pensieri soprattutto sotto porta, merito anche di Ospina, l'altro salvabile, che si trovava con una difesa a tre, e ha continuato ad essere il padrone dell'area e della porta. Il resto è Koulibaly, la sua volontà, la sua forza, la sua testardaggine, dopo partite brutte, altre belle a metà, altre con tante ombre e qualche salvataggio provvidenziale, invece, contro l'Atalanta ha dominato, imponendosi, per tutto il campo, spalmandosi, complice anche una squadra lunghissima che aveva una piscina olimpionica tra un reparto e l'altro.

Il soldato Koulibaly ha tenuto il forte, e pure la partita di ritorno. Non prendere gol in casa è importante, certo meglio sarebbe stato cercare di farne. Ma il Napoli c'ha provato poco e male. Sembrava avere una visione nichilista, con il solo Koulibaly a provare a portare il positivismo africano, col sole e la speranza, non è bastato. È riuscito, però, ad essere la coscienza difensiva della squadra di Gattuso, e a conservare la porta senza reti, ha persino provato a far ripartire la squadra, che per un tempo aveva lo schema palla a Insigne e lancio a Lozano, poi uscito Insigne sono anche finiti i vecchi lanci a Lozano.

 

Ma Koulibaly che non poteva lanciare, almeno ha spazzato, si è opposto, ha murato, mostrando di poter essere straripante ancora una volta, come qualche stagione fa.

Una lenta risalita verso il passato, quando imperava e sembrava dover lasciare Napoli, invece è rimasto, s'è perso, e ora, vive di lenta ri-costruzione. Ha cominciato segnando di tacco, e ora impedendo che gli altri segnassero. Era un capitale economico, ora è un capitale morale che deve ritornare anche economico. 

Ha ritrovato il suo istinto per il momento in cui l'attaccante prova la giocata, riuscendo di nuovo ad impedirla o non farla nascere, ha rimesso in mostra la sua calma imperiosa, certo se avesse anche avuto occasione di segnare sarebbe stata una grande sera. Ma non si può avere tutto. Nel gioco al ribasso si finisce per apprezzare le piccole giocate, i tocchi, i filari di pioppi che paiono giocatori e viceversa. In partite così chiuse, con le squadre a specchio, è difficile uscirne, ma Koulibaly ha pesato perché l'Atalanta ha tirato di più in porta e nel secondo tempo il Napoli non c'ha pensato proprio, così il difensore senegalese è stato chiamato agli straordinari, ma senza doversi spendere a spaccamilza. Però è servita molto questa partita alla sua autostima. Lo ha visto sempre in anticipo, sempre presente, non lasciando spazio, tappando i buchi che pure si creavano, e resistendo agli assalti tutto fisico e poca classe dell'Atalanta.

Insomma, almeno uno contento in campo c'è, ed è Koulibaly. Che spesso ha guardato dall'alto gli avversari, con un alone di leggenda, perché era l'unico che sapeva che cosa fare dopo la solita girandola di sostituzioni. S'è frapposto all'eccentrico Josip Ilicic e prima al pragmatico Muriel in associazione con l'irruento Pessina, quando questi cercavano di entrare in area. Da figura tellurica gli ha smosso terreno e pallone, arrestandone le iniziative, mentre Gattuso si sbracciava angosciato. Di questo zero a zero vanno salvati solo i tacchetti degli scarpini di KK. 

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