Piove e si prendono tre gol, con un Napoli d'emergenza dignitosissimo e coraggioso, ma Dries Mertens dimostra che anche se acciaccato, invecchiato, consumato segna e fa segnare, ed è tornato padrone assoluto dell'attacco. Il resto era prevedibile fin dall'inizio, e quando si cade nel fango tocca guardare chi cade senza farsi male, e quello che cade senza farsi male è l'attaccante belga.
Anche se probabilmente non regge a ritmi altissimi fino alla fine, prima di uscire gioca a tutto campo, torna a toccare e la tocca di tacco non capito più volte da Elmas, si inventa un appoggio meraviglioso per Zielinski e poi se ne va come se avesse vent'anni in volata e buca Juan Musso. Mertens è il collegamento tra il vecchio e il nuovo, il grande e il piccolo, quello che tiene vive le speranze, che lotta, inventa, tira, segna, e non gli si può chiedere di più. Perché quando appare sul cross di Malcuit è una epifania per tutta la difesa dell'Atalanta, diventa un muro che non c'era, una sponda di fiume, una mossa da sciamano, tanto che neppure Zielinski principe degli indolenti se la sente di deluderlo, né di buttare via un gesto di così alta generosità calcistica, e al secondo tentativo la mette in porta. È il momentaneo pareggio, l'illusione che porta al ribaltamento. Che poi avviene, ovviamente sempre con Mertens. Un lancio improvviso di Malcuit che è andato in crescendo, recuperando i tempi di gioco, il dribbling e i cross, per i tiri in porta poi se ne parla tra un po' che libera il belga nella metà campo dell'Atalanta, lunga corsa, giocandosi Demiral e pure Musso in diagonale. Implacabile.
L'ennesima prova che lui e la porta sono in connessione, che lui e i gol sono annodati, e anche se passa il tempo, cambiano le squadre e le gambe diventano pesanti, pioggia o sole, Mertens lanciato a porta segna, c'è poco da fare. È il padrone nell'area di rigore, ed è al limite dell'infallibilità quando deve punire il portiere, nell'uno contro uno. Purtroppo gli altri nonostante la generosità e le occasioni non sono come lui.
L'impegno non basta ai gol, serve il blink, come scriveva Malcolm Gladwell: la capacità di riconoscere o fare cose in un attimo. È l'istinto, la predisposizione, come quando fecero vedere una statua del VI secolo a.
Il Napoli ha perso con dignità, arrampicandosi, resistendo e persino andando in vantaggio. Mertens che sembrava il passato, è di nuovo il presente ed anche il futuro prossimo. È un calciatore ottimista, non un entusiasta, gli entusiasti sono quasi sempre falsi, almeno agli occhi di chi ha il blink.