«Quella qualificazione Champions
cambiò 10 anni fa la storia azzurra»

«Quella qualificazione Champions cambiò 10 anni fa la storia azzurra»
di Bruno Majorano
Domenica 26 Settembre 2021, 09:00 - Ultimo agg. 19:57
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Nella filastrocca dei titolarissimi di Walter Mazzarri a Napoli c'era anche il suo nome. Totò Aronica, infatti, è stato uno dei protagonisti assoluti dell'era Mazzarri (dal 2009 al 2013), conquistando non solo la Coppa Italia del 2012, ma anche la prima storica qualificazione in Champions League nella stagione precedente.

Che effetto le fa rivedere Mazzarri a Napoli su una panchina differente?
«Per lui sarà sicuramente un bel tuffo nel passato. Innanzitutto mi fa piacere che sia tornato in pista. Conoscendo la sua grande attenzione sul lavoro, sono sicuro che abbia preparato la partita nel migliore dei modi, nonostante i pochi giorni tra il turno infrasettimanale e la sfida del week-end».

Se le diciamo Napoli e Mazzarri, quale immagine le viene in mente per prima?
«Ne metto due: la vittoria della Coppa Italia in finale contro la Juventus e poi le notti di Champions».

Insomma, invece di una foto ha fatto un album, ma va bene lo stesso.
«Ma prima ancora della Champions stessa, credo che la cavalcata verso quel traguardo sia stata indimenticabile».

Perché?
«Abbiamo messo insieme un mattoncino alla volta fino ad arrivare a quella partita chiave in casa contro l'Inter».

Cosa rappresentò per voi?
«Sapevamo che ci sarebbe bastato un punto per avere l'aritmetica certezza del posto in Champions e ricordo ancora quelle notti di avvicinamento».

Ovvero?
«Sapevamo dell'importanza della gara e i giorni prima furono molto intensi. Un mix di paura sportiva e tensione perché eravamo consapevoli di quello che ci stavamo giocando».

Poi la gioia e la festa.
«Che serata, che notte. Anzi, che notti.

Perché quelle di Champions non si possono dimenticare mai. Un qualcosa di unico».

Come unica fu l'amarezza dell'eliminazione agli ottavi.
«Nella partita chiave vennero fuori la nostra inesperienza e la maggiore attitudine del Chelsea a giocare e vincere sfide così delicate».

Perché?
«Dopo la vittoria dell'andata per 3-1 eravamo convinti di aver già archiviato la pratica qualificazione, ma una volta in campo a Londra ci rendemmo conto che in campo c'era un'altra squadra rispetto a quella che avevamo battuto agilmente all'andata. Loro avevano una voglia matta di ribaltare e noi ci facemmo prendere dal braccino. Così non riuscimmo a chiudere i conti. Peccato, perché all'andata avevamo vinto una partita strepitosa».

E oggi che impressione ha del Napoli?
«Sta dimostrando tutto quello che ha costruito in questi anni. Da Mazzarri, Aronica e Cannavaro si è passati a Osimhen, Albiol e Koulibaly. Insomma, un bel salto in avanti».

E Spalletti?
«Tanti dei meriti della posizione in classifica del Napoli sono suoi. È stato bravissimo a riportare entusiasmo in una piazza che sembrava distrutta dopo quel pareggio col Verona. Ora il Napoli deve continuare su questa scia positiva e penso che Spalletti farà di tutto per vincere e allungare la striscia di succcessi».

Ma questo Napoli dove può arrivare?
«Fare previsioni diventa difficile dopo appena 5 partite, ma credo che il Napoli possa fare bene su tutti i fronti. Sarà importante rimanere con i piedi per terra e avere la consapevolezza dei propri mezzi. Il Napoli è una corazzata che può impensierire tutti».

In questa corazzata c'è anche Koulibaly: da ex difensore, come valuta l'avvio di stagione del senegalese?
«Avere Kalidou in squadra vuol dire avere un leader e un top player. È uno che ti può fare la differenza in ogni momento. Speravo che in estate non andasse via e sono stato felicissimo che sia rimasto». 

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