Napoli, il mercato estivo è (quasi)
un flop: brilla solo Di Lorenzo

Napoli, il mercato estivo è (quasi) un flop: brilla solo Di Lorenzo
di Francesco De Luca
Lunedì 11 Novembre 2019, 11:48
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A poche ore dall'inizio di questa stagione, che avrebbe dovuto proporre il Napoli come rivale della Juve per lo scudetto alla pari dell'Inter, Ancelotti aveva dato «10» al mercato firmato da De Laurentiis e Giuntoli. È stato in effetti il mercato più dispendioso, con 132 milioni investiti e il picco per Hirving Lozano, 42, il top nella storia del club. E poi Manolas (36), Elmas (16), Di Lorenzo (8) e Meret (22: formalmente il portiere era stato ceduto dall'Udinese in prestito nell'estate 2018 con riscatto fissato un anno dopo). Le operazioni erano terminate con l'ingresso dello svincolato Llorente, 34enne ex campione del mondo partito benissimo (3 gol a metà settembre) e poi mai più incisivo, anche perché impiegato con il contagocce non avendo effettuato una regolare preparazione precampionato. I risultati, a un terzo della stagione, dicono che il mercato non era da 10. Dei giocatori arrivati nella scorsa estate soltanto uno ha giocato sempre, Di Lorenzo, mentre gli altri sono stati utilizzati a sprazzi per problemi fisici o scelte tecniche. Vi è stato un miglioramento appunto solo sulla fascia destra con l'ex Empoli. E allora, o al Napoli serviva altro (e in questo caso c'è da chiedersi come sia stato pianificato il mercato) o Ancelotti non è riuscito a valorizzare ancora in pieno i nuovi acquisti.
 
 


«UNA GRANDE SORPRESA»
Il più brillante dei nuovi è stato quello meno costoso: l'esterno destro Di Lorenzo, che non ha pagato il salto della provincia, è diventato subito titolare e adesso, dopo la prima convocazione in Nazionale, aspira a far parte dei 23 convocati per gli Europei. Ancelotti lo ha provato in tutti i ruoli, a causa dell'emergenza che si era verificata al centro e sul lato sinistro, e con successo. «Di Lorenzo è uno dei pochi giocatori a cui non devi tanto spiegare le cose: una grande sorpresa», spiegò il tecnico dopo la sofferta vittoria sul Brescia. E vi sono ulteriori margini di crescita. Dunque, 8 milioni spesi benissimo, risolvendo un problema che si era creato nella prima stagione di Ancelotti, quando è sfiorito Hysaj, uno dei giocatori a più alto rendimento nel triennio di Sarri, e Malcuit - adesso fermo per un grave infortunio - non era riuscito a prendersi la scena. Di Lorenzo ha forza fisica e i tempi giusti, brilla in entrambe le fasi. Nel Napoli vi sono tre italiani titolari, la squadra non si sottrae a una «prassi» che ha indebolito le fondamenta delle nazionali, però è stato un bel segnale culturale prendere un giocatore appena retrocesso con l'Empoli in serie B e farne il titolare di una squadra impegnata in Champions. In questa complicata fase Di Lorenzo dovrebbe trovarsi meno in difficoltà rispetto ai compagni con un migliore curriculum perché abituato a lottare e a sporcarsi le mani.

LE TROPPE OMBRE
Per molte settimane Ancelotti è rimasto in attesa di un segnale del Real Madrid e dello staff di James Rodriguez, che è invece non si è mosso dalla Spagna, così come vi sono stati contatti con Wanda Nara per Icardi e con gli agenti di Pépé, poi volato in Premier. Il crac del mercato azzurro è stato un altro, Lozano, caratteristiche differenti dal colombiano, impiegato in 12 partite tra campionato e Champions. Due gol (alla Juve e al Salisburgo) e un assist per Milik il modesto bottino. Il direttore sportivo Giuntoli ha chiesto pazienza per questo talento: «Ha fatto con noi solo 13 allenamenti». Lozano ha qualità, ma è opportuno chiedersi se fosse l'uomo che serviva ad Ancelotti o se è stato acquistato nella prospettiva di congedare Callejon nella prossima estate, o addirittura tra poche settimane. Manolas, altro giocatore della scuderia Raiola, è stato scelto come sostituto di Albiol. Lo hanno frenato problemi fisici e tattici perché non è riuscito ancora a formare con Koulibaly quella che doveva essere una coppia centrale d'acciaio. Pesa l'inizio opaco di KK, che peraltro anche nella seconda parte della scorsa stagione era calato, dopo l'infortunio di Albiol, l'ultimo leader di una squadra che ha un grave deficit di personalità. È anche da un giocatore come Manolas, al sesto campionato di serie A, che si attende lo scatto di personalità per risollevare una difesa insufficiente, spesso salvata dall'ottimo Meret.

COSA SERVIVA
Un mercato da «10», inferiore soltanto a quelli della Juve e dell'Inter, doveva dare grandi risultati sul campo. Questo ancora non è. Il team dirigenziale, elogiato da Ancelotti, non si è concentrato su due caselle da coprire: un'alternativa a Mario Rui per la fascia sinistra e un'altra per Allan. Ghoulam ha collezionato cinque presenze per complessivi 300 minuti, ha perso brillantezza e forza, peraltro con Ancelotti non c'è sintonia. E così, quando si è fermato il portoghese (peraltro in lista di sbarco fino a metà luglio), è stato necessario spostare Hysaj, Di Lorenzo, Luperto su quella fascia: insomma, arrangiarsi. Per il centrocampo è arrivato Elmas, giovane macedone che non rappresenta un'alternativa ad Allan: ha caratteristiche offensive, come Fabian e Zielinski, e se non c'è il brasiliano - costretto a fermarsi per infortunio - viene meno il supporto per la difesa. Sarà possibile coprire queste carenze in gennaio? De Laurentiis ha sempre operato poco nella seconda sessione, però è possibile che tra due mesi vi siano giocatori in uscita anche per eliminare scorie dallo spogliatoio dopo la ribellione di martedì scorso e che questa rosa sia integrata, anche perché il trend di risultati è preoccupante per una squadra che voleva puntare allo scudetto.

I CONTI
È stato un mercato impegnativo sul piano economico quello della scorsa estate, con due ottime cessioni: Diawara (progetto di play mai sbocciato) alla Roma per 21 milioni e Vinicius (attaccante brasiliano mai visto in maglia azzurra) al Benfica per 17. Soltanto nel primo di Benitez, estate 2013, De Laurentiis si era spinto oltre la soglia dei cento milioni prendendo quei giocatori che avrebbero fatto compiere al Napoli un ulteriore salto di qualità dopo gli anni di Cavani e Lavezzi (e del primo Hamsik): Mertens, i tre ex Real - Albiol, Callejon e Higuain - e Reina. Nel primo anno di Ancelotti il mercato era stato di fatto finanziato attraverso la maxi-cessione di Jorginho per 65 milioni al Chelsea.
 
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