E ora Ancelotti non delega più:
«ridimensionato» il figlio vice

E ora Ancelotti non delega più: «ridimensionato» il figlio vice
di Pino Taormina
Sabato 7 Dicembre 2019, 08:00 - Ultimo agg. 08:01
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Una lunga settimana. Iniziata con il faccia a faccia voluto da Ancelotti, le sue accuse alla squadra di non avere una mentalità vincente, le risposte crude dei calciatori che hanno puntato l'indice sugli allenamenti troppo blandi e sulla mancanza di sedute tattiche. In questi tre giorni di clausura, non ci sono stati più confronti tra il tecnico e quel gruppo che un mese fa si è ammutinato contro la decisione del club di andare in ritiro. Ancelotti, già quella notte del 5 novembre, prese coscienza di come il gruppo remasse in un'altra direzione: perché il tecnico provò inutilmente a convincere Insigne e gli altri a salire sul bus che li avrebbe portati a Castel Volturno, assieme a Cristiano Giuntoli e a Edoardo De Laurentiis. Anche il suo intervento non fece cambiare idea alla squadra. «Una insubordinazione», per dirla secondo il termine usato dal Napoli nella richiesta di multe che pesa ancora nel clima di questa squadra.

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Tre giorni di lavoro diverso rispetto alla tradizione: una doppia seduta giovedì, una lunga riunione anche per visionare in maniera più approfondita i rivali di oggi. Ma con Ancelotti al centro di ogni cosa. Già, perché questa è stata la settimana in cui Carlo si è piazzato nel mezzo e ha preso tutto in mano. Senza delegare più nulla. Neppure al figlio Davide, suo braccio destro che difende a spada tratta da ogni allusione che arriva dall'esterno. Ma stavolta Re Carlo ha capito che contro un gruppo che invoca una guida sicura e dura non c'è spazio per altri che non sia lui. Ancelotti junior, in queste ore, si è un po' messo da parte, limitando i suoi interventi anche nel corso dell'allenamento. Il re di Coppe, il tecnico italiano in attività che ha vinto più di chiunque altro, ha deciso di prendere il sopravvento su ogni cosa. Ecco, difficile confrontarsi con il suo curriculum (anche da calciatore): e allora Ancelotti prende in pugno anche le cose più semplici, quelle che lasciava agli altri del suo staff che difende da tutto e tutti. Esclude categoricamente la possibilità che ci possano essere innesti di altri professionisti (si insiste per un ritorno del vecchio preparatore atletico Francesco Sinatti e magari anche l'inserimento nello staff di Francesco Calzona). Ancelotti non accetta che venga messa in discussione la sua leadership: quello avvenuto lunedì è un duro colpo per il tecnico. Che ne ha preso atto: subito ha imposto quel ritiro che i giocatori rifiutarono, poi ha cambiato il ritmo degli allenamenti (ma si resta al 4-4-2), infine ha messo al riparo Davide e i suoi collaboratori. Esattamente come fece quel 5 novembre, quando salì sul bus assieme a loro portandoli al centro tecnico. Lontano dalle sanzioni. Ma non dalle polemiche.
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