Scudetto Napoli, rientro da campioni: applausi e lacrime all'aeroporto di Grazzanise

Niente abbraccio coi tifosi: i campioni hanno voglia di famiglia e di casa

Il ritorno del Napoli a Castel Volturno
Il ritorno del Napoli a Castel Volturno
Paolo Barbutodi Paolo Barbuto
Sabato 6 Maggio 2023, 09:00 - Ultimo agg. 19:31
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L'aereo tutto bianco che riporta il Napoli a casa si scorge all'orizzonte quando manca qualche minuto alle 16, il piccolo avamposto del popolo azzurro radunato nella campagna casertana, si volta in silenzio ad osservare gli ultimi metri della discesa. Quando il carrello fuma sulla pista per l'impatto delle gomme, esplode un applauso che sembra quello del Maradona dopo un gol, anche se qui ci sono solo trecento persone. Succede anche qualcosa di strano, l'entusiasmo si trasforma d'improvviso in commozione, sgorgano tante lacrime in mezzo alla bandiere, come quando si completa un percorso duro e, finalmente, è possibile lasciarsi andare, sono soprattutto i papà a piangere, abbracciati a figli imbarazzati, ricoperti d'azzurro e sorridenti per l'emozione.

I campioni d'Italia non si concedono alla folla: quando il velivolo termina le procedure d'atterraggio, s'avvicinano minivan e taxi che prelevano i giocatori direttamente alla scaletta e lasciano Grazzanise in tutta fretta da uno dei tanti accessi laterali alla pista.

Incontro con i campioni riservato solo a un manipolo di fortunati, addetti della struttura e autorità locali, sindaco di Grazzanise in testa.

I giocatori hanno voglia di famiglia, di casa, il popolo azzurro radunato a Grazzanise resta un po' deluso ma, in fondo, comprende. E poi, del resto, quella di ieri è stata un'altra bella giornata trascorsa tutti insieme sventolando bandiere sotto un sole che pareva agosto dopo aver trascorso una notte a sventolare bandiere sotto un cielo che sembrava capodanno.

Il segreto sul volo di rientro degli azzurri è sfumato subito, tutti sapevano che l'aereo dei campioni d'Italia avrebbe toccato terra a Grazzanise, sicché le forze dell'ordine si sono messe all'opera con molte ore d'anticipo sul decollo: strade dirette allo scalo militare blindate già dalle 12,30. Accesso veicolare proibito a chiunque, così a decine si sono messi in marcia, a piedi, percorrendo gli ultimi chilometri sventolando senza sosta le loro bandiere.

C'è stato un momento iniziale in cui i carabinieri hanno cercato di tenere libero il varco che conduce all'aeroporto. Erano i minuti a cavallo dell'ora di pranzo in cui c'erano pochissime persone ad aspettare gli azzurri e pareva che fosse ancora possibile tenerle distanti. In assoluto la prima tifosa corsa ad accogliere i suoi beniamini è stata una bambina, Assunta, dieci anni e mezzo, iscritta alla quinta elementare: appena finita la scuola è corsa all'aeroporto indossando la sua maglia con il volto di Osimhen stampato, non ha mollato il posto in prima fila tra i tifosi nemmeno quando s'è manifestata la calca, è rimasta un po' delusa quando ha capito che non avrebbe visto i giocatori, ma non s'è intristita, ché la giornata da tifosa le è piaciuta tantissimo.

 

In attesa dell'aereo dei campioni d'Italia c'erano, soprattutto, famiglie, quasi tutte di Grazzanise. I tifosi partiti da Napoli si sono fermati a Castelvolturno, così la passione all'aeroporto è stata gestita interamente dalla solida comunità locale: volti puliti, tanti bambini, decine di mamme indaffarate a tenere a bada i piccoli stanchi dopo ore d'attesa.

Non erano ancora passate le due del pomeriggio che già il raduno ha iniziato a diventare calca, nemmeno un'ora dopo l'ingresso dell'aeroporto era diventato invalicabile per la pressione della gente vestita d'azzurro.

Il mare di bandiere e cappellini azzurri s'è «aperto» in un momento che a tutti è sembrato iconico: scortato da un paio di volanti è arrivato il bus azzurro pronto ad accogliere i giocatori. In quel momento è partito un altro applauso imprevisto, strano: ma perché applaudite un bus vuoto? «Perché lì dentro, tra poco, ci saranno le persone che hanno trasformato i nostri sogni in realtà», parole di Andrea, quindici anni, passione azzurra trasmessa geneticamente da papà e nonno.

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All'atterraggio l'entusiasmo, poi, pian piano la delusione per l'appuntamento mancato con i campioni d'Italia. La piccola Mariagrazia, sette mesi e una minuscola maglia di Hamsik addosso, s'era già addormentata mezz'ora prima tra le braccia del papà; la piccola Antonia, tre anni e una bandiera tre volte più alta di lei, invece, non s'è data per vinta. Ha continuato a sventolare il suo drappo azzurro anche quando tutti erano andati via: «Tra poco passano mamma, non ti preoccupare». 

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