Marino, Bigon e Giuntoli: perché solo tre direttori sportivi nei 19 anni di De Laurentiis

Dagli inizi in C allo scudetto, una cavalcata con pochissimi cambi nello staff

Cristiano Giuntoli
Cristiano Giuntoli
Francesco De Lucadi Francesco De Luca
Mercoledì 10 Maggio 2023, 13:00 - Ultimo agg. 11 Maggio, 10:00
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Aurelio De Laurentiis appare come un presidente irrequieto, capace in pochi minuti di cambiare umore e fare una rivoluzione. Ma, come disse un giorno, lui è monogamo nel rapporto con i suoi uomini, si tratti di registi e attori, o di allenatori e dirigenti. Si spiega così perché i direttori sportivi del suo Napoli - dal 2004 al 2019, dagli inizi in serie C allo scudetto - siano stati tre. Finora. Adesso c'è da sciogliere il nodo Giuntoli, attirato dalla proposta di rifondare la Juventus ma legato fino al 2024 al contratto milionario che fu sostanzialmente la ragione per cui De Laurentiis nella primavera di due anni fa non lo sollevò dall'incarico.

A lungo Giuntoli è stato “costretto” ad operare dietro le quinte.

Soltanto negli ultimi tempi ha preso la parola, fatto interviste e conferenze stampa, ad esempio quelle nello scorso ritiro di Dimaro in cui anticipò le strategie del Napoli dopo le partenze di alcuni importanti giocatori. Spiegò con chiarezza che la società non si sarebbe fatta influenzare dal clima negativo della piazza, che infatti nel giro di poche settimane sarebbe diventato assolutamente positivo e prezioso nel supporto alla squadra per la conquista del terzo scudetto.

De Laurentiis è un presidente, diciamo così, invasivo. Lavora a tutto campo. Ascolta i suoi collaboratori e poi decide lui. Nel calcio è partito da zero, perché non aveva conoscenze di questo mondo, per sua stessa ammissione. Nei primi anni - dal 2004 al 2009 - lo ha accompagnato e guidato Pierpaolo Marino, una vita nel pallone, inizi da segretario sportivo nell'Avellino che conquistò la storica promozione in serie A negli anni Settanta e ds del Napoli del primo scudetto. Andò via perché non voleva essere il vice di Moggi, scelto da Ferlaino come dg. In cinque anni Marino ha gestito la prima fase del rilancio del Napoli, firmando le promozioni in B e in A, creando un modello perché la scoperta dei talenti è cominciata con lui: si ricordino gli acquisti di Lavezzi, Hamsik e Gargano, accolti con scetticismo dalla piazza nel 2007. Poi la rottura con De Laurentiis, che senza consultarlo decise di licenziare Reja e di assumere inutilmente Donadoni. Marino ha ricucito il rapporto con il patron ed è stato suggestivo che il Napoli abbia vinto il terzo scudetto contro l'Udinese, sotto gli occhi del dirigente tornato da tempo a lavorare in Friuli.

A sostituire Marino arrivò dalla Reggina - autunno 2009 - il giovane Riccardo Bigon, figlio di Albertino, l'allenatore del secondo scudetto. Carattere diverso rispetto a Marino, le luci della ribalta non facevano per questo professionista scrupoloso che è stato al fianco di Mazzarri - conosciuto proprio a Reggio Calabria - e Benitez. E proprio dopo la chiusura del ciclo di Rafa si è congedato, percorrendo altre strade. Attualmente lavora nel gruppo del City, che ha il controllo di un club italiano, il Palermo. 

Otto anni fa, quasi a sorpresa, uscì il nome di Cristiano Giuntoli, ds del Carpi. Sembrò un azzardo, invece è stata la conferma della capacità di De Laurentiis di scegliere bene i suoi uomini. Il presidente sa essere fedele ed ecco perché non accetta i tradimenti.

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