Napoli, prove di normalità:
fronte comune per la Champions

Napoli, prove di normalità: fronte comune per la Champions
di Pino Taormina
Venerdì 12 Marzo 2021, 08:30
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Un'ombra di disgelo dopo il grande freddo calato all'improvviso. Ma era il messaggio che prima ancora che a Gattuso, De Laurentiis doveva mandare alla squadra. Anzi, era quasi obbligato a farlo per evitare che una serie di evitabili equivoci mettesse piede all'interno di uno spogliatoio che negli anni ha sempre mostrato di avere una certa facilità ad aprire delle crepe al suo interno. E alla vigilia delle tre gare che possono decidere il destino di questa stagione, è importante che la squadra abbia capito - vedendolo - che allenatore e presidente sono uniti dallo stesso obiettivo. E non è solo apparenza, al di là di quello che succederà a maggio: ma il patron e l'allenatore vogliono centrare la qualificazione Champions. Poi alla fine della stagione, potrà anche esserci il divorzio (al momento ipotesi assai concreta) perché uno dei due (o entrambi) non avrà intenzione di sedersi a discutere il rinnovo. Ma poco importa: anche Mazzarri (nel 2013) e Benitez (nel 2015) erano in scadenza e non avevano lasciato intendere con largo anticipo che non avevano voglia di rinnovare ma questo non ha impedito a Walter di conquistare l'accesso in Champions e a Rafone di arrivare in semifinale di Europa League e a un passo dal quarto posto. 

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Il 12 gennaio, dopo una lunga gestazione iniziata a Castel Volturno un mese e mezzo prima con tanto di stretta di mano formale e una serie di foglietti firmati con cifre, bonus e durata dell'accordo (anche per i collaboratori), il contratto vero e proprio che avrebbe legato Gattuso al Napoli fino al 2023 era stato definitivamente compilato e inviato dai legali del Napoli a quelli di Gattuso (c'era anche il parere dello studio che cura i diritti di immagine che Gattuso cedeva al 50 per cento). Il 24 gennaio sera, dopo il ko con il Verona, tutto questo lavoro era carta straccia: perché da quel momento De Laurentiis non ne ha più parlato lasciando intendere che di questo argomento non ne voleva più sapere. In verità, più che i nomi di potenziali sostituti (Gattuso e il Napoli non hanno mai pensato a un esonero in questo campionato e i fatti lo hanno ampiamente dimostrato), Ringhio è rimasto colpito dal silenzio improvviso calato sull'argomento del rinnovo nei giorni in cui, invece, tutto era stato definito nei dettagli. Ed è l'unica cosa che ha pesato nel far abbattere il gelo tra i due: Gattuso si aspettava più trasparenza da parte del club. Tutto qui. Perché i ripensamenti fanno parte del gioco. Non un tweet di fiducia, ma un tweet che annunciava, nel caso, il rinnovo, di fatto stipulato in ogni dettaglio.

Da allora qualche giorno di incomprensione c'è stata, senza dubbio, e il ruolo di precario non ha aiutato certo Gattuso nella gestione di una parte della squadra in un momento delicato della stagione. Eppure, da aziendalista quale è, neppure per distrazione il tecnico aveva osato chiedere un rinforzo nel mercato di gennaio né di fermare l'addio di Milik e soprattutto Llorente (nonostante i prolungati ko di Osismhen e Mertens). Perché contano i conti e il bilancio. E il tecnico calabrese lo sapeva che inizia da questo gennaio una operazione di taglio dei costi di ingaggio d'altronde, ha sempre condiviso i progetti del patron azzurro. Poi la commedia è un po' rientrata, ma mica tanto. Ed è qualcosa che fa tenerezza, ma fa anche un po' sorridere. De Laurentiis è tornato a farsi vedere in ritiro e in trasferta, cosa che neppure ai tempi di Sarri faceva così tanto e che solo per un po' aveva fatto con Ancelotti, prima di capire che anche con Carlo sarebbe arrivato al doloroso divorzio. 

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Non c'è bisogno di siglare patti per questo finale di stagione. Gattuso vuole conquistare almeno il quarto posto che due anni fa perse per un solo punto quando era al Milan. E per De Laurentiis il ritorno in Champions sarà determinante per definire l'entità del taglio degli ingaggi: che sarà epocale. Una riduzione drastica, forse dagli attuali 105 milioni a meno di 80 milioni. Tradotto, sarà una estate in cui più di un big dirà addio. E per il ds Giuntoli, legato al Napoli fino al giugno del 2024, ci saranno molte tessere da incastrare. Motivo per cui il presidente ha definito la sua strategia di queste settimane: magari stare ancora in silenzio (lo stesso che ha imposto ai suoi tesserati) ma continuare a parlare con immagini simboliche come farsi vedere con la squadra e con l'allenatore, in una sorta di prove tecniche di normalità. D'altronde, è l'allenatore della sua squadra. Quindi, più lo agevola nel lavoro quotidiano, è meglio è per tutto l'ambiente. In ogni caso, sono ore serene queste che portano alla gara di Milano. Cosa che si fa fatica a trovare in questa società. Ma che è il modo migliore per affrontare Milan, Juventus e Roma. Secondo i piani di De Laurentiis, sarà presente a tutte e tre le partite, tenendo conto degli impegni in Lega Calcio dove ancora una volta sembra lontana l'intesa sia per i diritti televisivi che per l'ingresso dei Fondi nella governance. 

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