Napoli allo sbando, risposte sbagliate
dopo una settimana di veleni

Napoli allo sbando, risposte sbagliate dopo una settimana di veleni
di Francesco De Luca
Sabato 9 Novembre 2019, 23:18 - Ultimo agg. 10 Novembre, 16:02
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La domanda adesso è questa: una squadra così fuori di testa, priva di personalità e di gioco, come può arrivare alla fine della stagione? Per il Napoli il rischio di compromettere qualsiasi obiettivo, anche il minimo, è altissimo. 
Il clan che aveva ispirato la rivolta anti-De Laurentiis, tradendo il patto con Ancelotti, avrebbe dovuto reagire in tutt’altro modo ai fischi e agli striscioni di contestazione, a quel San Paolo vuoto eppure gonfio di amarezza per quanto era accaduto negli spogliatoi di Fuorigrotta pochi giorni prima, con quella fuga collettiva lontano dal ritiro di Castel Volturno.

Invece gli azzurri si sono piegati su se stessi, rischiando la sconfitta contro il Genoa, quart’ultima in classifica. Un solo tiro nello specchio della porta nel primo tempo, quello di Zielinski. Fiacchissimi Insigne, il più bersagliato dal pubblico, e gli altri attaccanti Callejon, Mertens (tonico solo nel finale) e Lozano, irriconoscibile rispetto a quello della Champions; nullo anche il contributo di Llorente mentre la più bella palla gol l’ha avuta Elmas, sostituto di Insigne, però Radu l’ha respinta a quattro minuti dalla fine. La difesa ha sbandato spesso, soprattutto dal lato sinistro dove era stato piazzato Hysaj: Pandev (applausi dai suoi ex tifosi) e Pinamonti hanno attaccato e sbagliato tanto.

Conseguenza non soltanto dell’assenza di Allan, unico mediano di ruolo, ma soprattutto di un atteggiamento completamente sbagliato. La squadra non ha la statura per far fronte ai problemi che essa stessa provoca: i giocatori di maggiore esperienza non hanno saputo assicurare la corretta guida in una serata che era difficile da gestire. In questa fase non basta neanche l’esperienza di Ancelotti e il Napoli sprofonda sempre di più. Lo aiuterà la sosta? Lo riaccenderanno le trasferte sui campi di Milan e Liverpool?
 

 

C’è da essere sempre più preoccupati perché non si vedono neanche carattere e orgoglio: le tracce del gioco sono state perse da tempo. La vigilia della partita era stata turbata dal tentativo di furto in casa di Allan, a pochi giorni da quanto era accaduto negli spogliatoi del San Paolo dopo la partita con il Salisburgo. Gli inquirenti valutano tutte le piste, compresa quella di un’azione dimostrativa di estremisti del tifo, anche alla luce di quanto ha scritto la moglie del centrocampista brasiliano sui social. Bisogna evitare di lanciare sospetti se non vi sono riscontri, tuttavia è evidente che un calciatore deve vivere sereno con i suoi familiari a Napoli e non solo perché le contestazioni, o episodi strani, potrebbero spingerlo a cambiare città. È doveroso tutelare la tranquillità dei giocatori, tentando di attenuare i toni di una vicenda che lascerà un segno sul futuro di molti calciatori azzurri (Allan compreso), ma non si cerchino ombre se non vi sono, in attesa degli esiti del lavoro della Procura napoletana, la prima a istituire la sezione per «reati da stadio», quando cominciarono a verificarsi episodi di violenza al San Paolo, al vecchio campo di allenamento a Soccavo, per le strade della città. 
 


L’aria era diventata a un certo punto irrespirabile negli anni della depressione calcistica, quando si lottava per evitare la retrocessione (perfino dalla B alla C), con agguati e incidenti che inquinarono l’ambiente. Ma in queste ultime stagioni (e sono ormai tante) - grazie alla forza di De Laurentiis, alla professionalità dei tesserati e ai risultati - era stato tutto tranquillo, almeno fino a martedì scorso, quando è riemersa SpaccaNapoli ed è tornato il penoso tutti contro tutti, sport in voga dalle nostre parti. Eppure, questa doveva essere la stagione della massima compattezza - l’aveva sollecitata Ancelotti a inizio ritiro - tra club, squadra e tifoseria per lanciare la sfida alla Juve, di fatto persa prima ancora che cominciasse. Dopo aver scacciato il pensiero di esonerarlo per la sceneggiata (dei giocatori, non di Carlo) a Fuorigrotta e prima di volare negli Stati Uniti, De Laurentiis ha assegnato all’allenatore non solo il potere di convocare i ritiri ma anche quello della totale gestione dell’area tecnica. Tuttavia questa mossa non ha dato una scossa né ad Ancelotti né alla squadra che sta legittimando il settimo posto in classifica. Comunque vada, il progetto è finito. Come si arriverà, dunque, al 24 maggio?

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