Se la prima volta non si scorda mai, l’ultima è quella che forse si ricorderà di meno. Perché il vortice d’amore ed emozioni che ha circondato Lorenzo Insigne prima del match contro il Genoa oggi allo stadio Maradona è stato troppo forte per non essere trascinati altrove. Il capitano azzurro è stato festeggiato da uno stadio strapieno: 50 mila tifosi presenti a Fuorigrotta per l’ultimo saluto al numero 24, quello che ha allacciato per la prima volta le scarpe in prima squadra più di dieci anni fa e che dal prossimo luglio vestirà la maglia del Toronto, in Canada, per cambiare vita e concludere altrove la sua carriera. Insigne entra sul terreno di gioco tra il boato dei tifosi e la folla festante, saluta quasi timido, prova a concentrarsi nel riscaldamento, ma i boati del Maradona sono più forti della sua concentrazione. Poi la grande festa azzurra: calciatori e staff si dispongono in campo per un pasillo più che meritato, Lorenzo lo attraversa salutando tutti. Al suo fianco Luciano Spalletti e Aurelio De Laurentiis, un passo più indietro per la moglie Jenny e i due figli Carmine e Christian.
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— Official SSC Napoli (@sscnapoli) May 15, 2022
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C’è chi piange, chi applaude, chi saluta col sorriso. C’è Lorenzo che tira via dalla tasca un foglietto in cui da settimane prova a trascrivere l’ultimo saluto. «Scusate, con le parole non sono bravo» esordisce Insigne, che poi si lascia andare «La sola cosa da dire è grazie a una città che mi ha dato tutto. Sono nato e cresciuto insieme a voi. Abbiamo gioito e sofferto, anche litigato, ma sempre insieme come una enorme famiglia. Ogni addio lascia l’amaro in bocca, anche se frutto di una scelta, ma questo un po’ di più: lascio casa con la consapevolezza che mi mancherete sempre. Grazie a tutti: ai miei compagni di squadra che hanno reso tutto più semplice e sono stati veri amici anche fuori dal campo, all’intero staff e al mister.
Come quello con i tifosi, che anche oggi a Fuorigrotta si sono fatti sentire. Entrambe le Curve hanno voluto omaggiare Insigne: «La tua maglia più di tutte pesava perché era di chi veramente l’amava. Tu l’hai indossata con estro, orgoglio e identità, da fiero figlio di questa città» si legge dal messaggio lanciato in Curva B. Non si è fatta attendere la risposta dai dirimpettai della Curva A: «Hai conquistato meno di quanto tu abbia sognato, spesso offeso e poco considerato, da questa Curva con affetto sarai sempre ricordato». Sul campo, una processione di memorie: una maglia azzurra in ricordo, un quadro futuristico, una Coppa celebrativa dei suoi dieci anni vissuti a Napoli. Alle sue spalle, i maxischermo provano a proiettare i 121 gol che hanno fatto urlare il cielo di Napoli nelle ultime stagioni e che lo consegneranno sempre alla memoria del club.